LA NONNA DEL CORSARO NERO – Intervista a Eleonora Molineris, “I miei primi 40 anni”

di Sandra Berriolo – (Albenga). Eleonora Molineris (Consigliere con Eleonora Molineris SB01delega al Settore Sportello Europa e Finanziamenti Europei e Informatizzazione). Allora è iniziata l’avventura. Cosa hai provato al primo Consiglio? «Una fortissima emozione e anche un grande senso di responsabilità per quello che dicevo. Io so di essere emotiva in certi momenti ma mi ha fatto piacere constatare che anche altri, più esperti di me e non alla prima esperienza, erano altrettanto emozionati. E comunque penso che se ci si emoziona vuol dire che ci si mette passione, impegno, anima, quindi la partenza è fatta col cuore e qualcosa di buono rimarrà. Se fai le cose tanto per farle alla fine non arrivi da nessuna parte».


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E come è cominciata questa tua nuova “sfida”? «A gennaio con un bel “no” alla proposta di candidarmi. Poi mi sono convinta un po’ alla volta superando la mia ritrosia a mettermi in mostra. In fondo in fondo il mio primo pensiero è spesso quello di non essere all’altezza; e poi ho sempre presente una frase di mio padre “bisogna somigliare a quello che si dice” che ho fatta mia: in effetti non son capace di far diversamente».

Quindi in campagna elettorale niente promesse esagerate: «No, anzi, e le preferenze che ho ottenuto credo siano il risultato dei miei primi 40 anni di vita e non per due mesi di parole elettorali; per la coerenza, per il fatto che chi mi conosce sa che si può fidare, che quello che dico è quello che penso. E ancora adesso qualcuno mi ringrazia perché come davo il saluto prima lo do anche ora».

Insomma adesso bisogna cominciare a lavorare però…: «È come se fosse mattina e abbiamo davanti tutto il giorno per fare. Mi piace la mattina perché mi da l’idea della speranza e che durante il giorno succederà qualcosa di bello; anche se la mattina il mio primo pensiero è “che sonno!” e per qualche minuto sono un po’ rimbambita in realtà sono anche positiva e penso che le cose possono andare sempre bene».

Allora una donna senza paure? «No, c’è anche un po’ di paura adesso perché continuo a domandarmi se sono all’altezza; inoltre quello che mi fa paura in genere è dovermi scontrare con realtà che non riesco a capire e soprattutto a gestire».

E qual è la tua ricetta contro la paura? «Faccio sport e gioco col mio cane. Lo sport è una forza aggiunta, non è una cosa superficiale. E si impara molto dallo sport: la disciplina, la sopportazione, il senso del limite, il miglioramento per gradi, la fatica per raggiungere un risultato. Nei momenti difficili mi sfogo correndo o in bici e torno a casa più lucida. E poi c’è sempre stata la famiglia che mi dà supporto psicologico e forza».

Ma preferisci lavorare sola o in gruppo? «In gruppo sicuramente. Cerco la solitudine quando ho la luna storta; allora tendo a chiudermi ed allontanare le persone che magari mi vorrebbero sorreggere; insomma divento insopportabile».

E cos’è che ti fa girare storta? «Forse quando cedo al mio perfezionismo, al desiderio di fare sempre di più e meglio, di cercar di capire come una cosa potrebbe andare a finire, di avere le cose sotto controllo. E pensare che invece gli altri spesso mi dicono che trasmetto serenità!».

Da piccola, cosa volevi fare… da grande? «Mica tanto da piccola! Da sempre, fino alla fine dell’Università ho pensato che volevo fare la maestra elementare. Per carità son contentissima del mio lavoro, però questa idea di aver a che fare con anime pure mi ha sempre affascinato. In tutti e due i lavori comunque c’è una progettualità che mi piace».

In effetti siamo sommersi da avvocati prestati alla politica o all’Amministrazione. Come mai? «I nostri studi ci permettono una apertura mentale per la cosa pubblica, una certa facilità a leggere le normative tecniche. E anche la mentalità dell’amministratore è simile a quella dell’avvocato: prima mi informo sulla norma cui mi devo riferire per capire come mi posso muovere e fin dove, poi sto anche attento alle parole con cui esprimo un decreto. Trovo utile in ambedue i casi il senso critico. E infine se è vero che praticando l’avvocatura vedi molte cose brutte del mondo è anche vero che le persone hanno anche bisogno di un sostegno psicologico quando espongono i loro problemi. Quindi ci vuole altruismo ma anche un certo equilibrio. È una ricerca quotidiana quella dell’equilibrio».

E allora adesso ‘sti avvocati come aiuteranno gli ingauni? «Vorrei che riuscissimo a coinvolgerli di più, creando maggior senso civico in tutte le cose; e gli amministratori devono essere i primi a dare l’esempio con atteggiamenti e comportamenti rispettosi degli altri. Vorrei anche che i cittadini partecipassero di più ai Consigli comunali in modo da essere più consapevoli dei meccanismi e delle intenzioni dell’Amministrazione; si sentissero più partecipi e coinvolti in prima persona e non solo per voci sentite in giro».

Se dovessi consigliare un libro ai nostri concittadini? «Sicuramente “Spingendo la notte più in là” di Mario Calabresi. Tutti lo dovrebbero leggere».

rubricasandrahome1Le donne: ti viene in mente qualche esempio per te importante, a parte quelle di famiglia? «Margherita Hack e Audrey Hapburn. La prima perché era pragmatica, cosa che io vorrei essere di più, ma vera; la seconda perché univa bellezza e fascino ad una ancor più grande bellezza interiore, oltre che un notevole impegno sociale».

La bellezza è importante per far carriera? «Un aspetto gradevole è utile all’inizio perché è il primo impatto; la gente è sempre predisposta a guardarti ma non sempre ad ascoltarti. Ma quello che è poi importante è portare avanti ciò in cui si crede. In campagna elettorale ho incontrato donne di rilievo politico regionale e nazionale che dimostrano un gran carattere e ottima preparazione e riescono a farsi sentire. Vedo che adesso le donne riescono a essere preparate senza disdegnare l’abito e il trucco».

Ecco, l’abito e il trucco; ma la cucina? «Mi piace molto mangiare e mi piace tutto; certo in certi periodi in casa mia si evidenziano solo le tazze da colazione ma appena posso cucino anche molto volentieri. Il mio must sono i risotti, ma anche i dolci».

Se ti dovessi definire con un dolce, quale saresti? «La crostata con la marmellata fatta in casa. È semplice e antico, di famiglia, rasserenante!».

Una parte croccante e una parte morbida: un po’ l’essenza di questa donna.

* Nella foto (SB): Eleonora Molineris col succo di mirtillo

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo

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