Disoccupazione Infermieristica in Liguria,Ferrero (NurSind): “bisogna trovare il coraggio di cambiare”

Nelle numerose giornate dedicate al ricordo di qualcosa di importante, il camice bianco stetoscopio xG0012 maggio ricorre la Giornata Internazionale dell’Infermiere, una di quei momenti ove viene toccata la sensibilità verso chi ci dà una mano e che rapidamente viene messa nel dimenticatoio.

NurSind – il Sindacato degli Infermieri – quest’anno dedica questa giornata a sensibilizzare l’opinione pubblica al fenomeno della Disoccupazione Infermieristica in un settore dove sempre più si denota una carenza di assistenza sia nei luoghi deputati alla diagnosi e cura e ancor di più nell’assistenza di malati anziani e cronici che necessiterebbero sempre più di attenzioni al proprio domicilio.

«Il blocco del turn over nel settore pubblico, la chiusura di ospedali e reparti ospedalieri nel nome del risparmio hanno messo negli ultimi anni in ginocchio la categoria infermieristica che dall’emergenza della mancanza di professionisti con l’importazione di numerosi colleghi dall’estero si è ritrovata ad avere 30,000 infermieri disoccupati. I dati sono allarmanti l’età media è superiore ai 48 anni e l’usura fisica della professione comporta una inabilità di circa il 15-20% dei colleghi e la mancanza di ricambi pone gran parte del personale ad effettuare moltissimi turni supplementari per sopperire ai bisogni assistenziali all’interno delle strutture sia ospedaliere che nel privato addossandosi carichi di lavoro oberanti e ai limiti della sicurezza verso i malati», spiega il sindacato.

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Occorre ribaltare questa situazione, esorta il segretario regionale, Mauro Ferrero: «il nostro appello va ai Cittadini che ne subiscono direttamente le conseguenze e ai Responsabili Regionali e delle Asl liguri, bisogna trovare il coraggio di cambiare, di capire finalmente che la domanda di bisogno di salute è cambiata che sempre più si deve qualificare la prima emergenza per poter gestire anche a livello di ricovero le vere acuzie, di dotare le Province di Ospedali con reparti sia medici che chirurgici ove l’eccellenza sia l’ordinario, anche diminuendone il numero, ma aumentando la gestione domiciliare e di prossimità dei numerosi pazienti che per motivi logistico-sociali non si riesce a trattare al di fuori di una istituzionalizzazione».

«Per questo da tempo sia a livello nazionale che nelle regioni chiediamo che venga attivata la figura dell’infermiere di famiglia e gli ospedali o reparti di comunità a gestione infermieristica oltre che al ricambio generazionale del personale, ricordando che la gestione del malato a domicilio aumenta da studi effettuati del 30% le possibilità di riuscita delle cure e per rispondere in una regione orograficamente frastagliata ai bisogni dei cittadini dei centri non serviti dagli ospedali. Anche se sempre più anziani e stanchi gli Infermieri vogliono mantenere le promesse di assistenza verso i propri assistiti che hanno siglato con il Patto Infermiere Cittadino nel lontano 1996 ed in questo momento di difficoltà nella Giornata a loro dedicata chiedono di non essere dimenticati perché dimenticando NOI si dimenticherebbe la solidarietà verso chi è più sfortunato», conclude Ferrero.