Quest’estate, profumo di ‘Tosca’ al Priamàr di Savona: un’anticipazione che farà felici tutti i melomani

di Laura Sergi – La lirica savonese s’incentra in due stagioni: quella estiva La Tosca Puccinie quella autunnale. Nel resto dei mesi… la sottoscritta va in apnea. Così mi posso trovare a navigare nel web, alla ricerca di qualche anticipazione, e ultimamente sono stata fortunata. Sul sito dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta (orchestra che ha sempre al suo attivo qualche collaborazione con l’Opera Giocosa), fra gli appuntamenti a venire spicca, per il 20 giugno 2014, ore 21.15, un evento in trasferta per la ‘Tosca’, a Savona, sotto la direzione del Maestro Fabio Mastrangelo. La ‘Tosca’! E Tosca sia…


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Non sono una patita per gli scoop e confesso di essere stata indecisa se dare questa anticipazione. Però, contrariamente a quanto si faceva un tempo, ora la cartellonista dell’Opera Giocosa anticipa abbondantemente la Conferenza stampa di presentazione della stagione per cui, in quest’ottica, anche un breve scritto può servire per solleticare l’interesse dei melomani. In attesa di conoscere interpreti e regia, possiamo cominciare ad immergerci nell’atmosfera pucciniana di questo titolo, che certamente sarà la prima opera in cartellone.

‘Tosca’ è l’opera più drammatica di Giacomo Puccini, tre atti tratti dall’omonimo dramma di Victorien Sardou, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. La prima rappresentazione si tenne agli inizi del 1900, al teatro Costanzi di Roma, e non fu un grande successo.

Tutto ha inizio nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma (siamo nel 1800). Il rivoluzionario bonapartista Cesare Angelotti è evaso dalle carceri di Castel Sant’Angelo e si nasconde nella cappella della marchesa Attavanti, sua sorella. Qui reincontra il pittore Mario Cavaradossi (che ne condivide i principi): sta dipingendo l’immagine di Maria Maddalena con il viso della marchesa. Sopraggiunge Floria Tosca, celebre cantante amante del pittore: mentre l’evaso si nasconde, Cavaradossi si dimostra impacciato, e la cosa accende la gelosia di Tosca, che cerca in ogni luogo quella donna con cui pensa che l’amato si stesse intrattenendo. Sarà mica la marchesa la rivale, visto che il volto disegnato è il suo? Per placarla, il pittore le dà appuntamento nella sua villa, la notte stessa. Ora può far uscire l’amico e accordargli il suo aiuto.

Rientra in chiesa il sagrestano, con gli allievi della Cappella e i confratelli, ed egli informa tutti della sconfitta di Napoleone; perciò, festa grande a Palazzo Farnese, dove canterà Floria Tosca. Intanto possono intonare il ‘Te Deum’.

In quel momento il barone Scarpia, capo della polizia, sta cercando di riacciuffare l’evaso. Ode la confusione e si dirige in chiesa con i suoi uomini, rimproverando al sagrestano il chiasso e confessandogli di aver il sospetto che lì si sia rifugiato un prigioniero. La cappella socchiusa, un paniere pieno di cibo ora vuoto: troppe sono le conferme per Scarpia, ma il sagrestano non può dirgli nulla perché nulla sa. Entra nuovamente in chiesa Tosca, e Scarpia le insinua dubbi sulla fedeltà del pittore. Inoltre dà ordine a Spoletta di pedinarla, nella speranza che li conduca ad Angelotti.

Ora Scarpia sta cenando nella sua stanza. Giunge Spoletta: non ha rintracciato l’evaso ma ha trovato Cavaradossi e l’ha condotto con sé. Lui nega di aver visto il prigioniero e non ne rivelerà il nascondiglio, anche sotto tortura. Non così Tosca che, sentendo le urla del pittore, confessa, cosicché Mario la maledirà. Quando viene riportato in carcere, condannato a morte per alto tradimento, Scarpia offre uno scambio a Tosca: la vita del pittore amato in cambio dell’amore di una notte. La poverina accetta mentre si viene a scoprire che Angelotti si è suicidato. Tosca si vede con Scarpia ma, anziché concludere l’accordo, lo ammazza con un coltello, e si appropria del lasciapassare.

Intanto, a Castel Sant’Angelo, Cavaradossi attende d’essere fucilato, pensando all’amata. Quando lei giunge gli racconta tutto sull’omicidio di Scarpia, gli indica il lasciapassare e gli spiega i dettagli di una ‘finta’ fucilazione… ma ben presto si accorge che il pittore è stato ammazzato per davvero. Le guardie ora hanno scoperto l’assassinio di Scarpia e a Tosca non rimane che lanciarsi nel vuoto dal castello, pregando per il giusto castigo al traditore.