Dal Coordinamento Portualità Ligure-Toscana critiche ai progetti di riforma

La riforma portuale, vede sul tavolo un articolato in discussione al Senato Fabbriche Aperte - studenti Porto 01(AS 370), un documento informale del Ministro dei Trasporti e da ultimo un documento elaborato dal Partito Democratico, che ha riacceso il dibattito. Il “Coordinamento Portualità Ligure-Toscana” – costituito dalle Confindustrie dei Porti di Savona, Genova, La Spezia, Carrara, Livorno e Piombino – ha espresso forti preoccupazioni riferite ai temi in discussione, che non risultano coerenti con le esigenze dei porti, dei traffici e delle imprese.

Nei documenti in circolazione, sostengono, “Manca chiarezza nella suddivisione delle competenze tra Autorità Marittima e Autorità Portuale; Emerge una riduzione incomprensibile ed ingiustificata del ruolo dell’Impresa (a favore di un incremento della governance di carattere politico), insieme ad un irrigidimento dell’organizzazione del lavoro portuale”. E non solo, perché risaltano anche “gravi lacune per la gestione della problematica concernente le Concessioni e la garanzia di corretta concorrenza tra gli operatori e manca una qualsiasi previsione relativa alla pianificazione nazionale del sistema portuale italiano”.

I documenti più recenti, inoltre, “sembrano concentrati quasi esclusivamente sull’unico aspetto della riduzione del numero delle Autorità, finendo di fatto per spostare la Governance dei porti dalla loro sede naturale.

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Secondo il “Coordinamento Portualità Ligure-Toscana” una riforma “vera” deve invece “consolidare il ruolo fondamentale svolto dagli operatori portuali e concessionari (Terminalisti, Imprese portuali, ecc.), incentivandone piuttosto gli investimenti; non comprimere la rappresentanza dell’imprenditoria operante in porto e Semplificare le procedure, gli adempimenti burocratici ed evitare sovrapposizioni di competenze”.

Tra i punti sollecitati, la riforma dovrebbe anche “Stimolare il dialogo tra gli enti di gestione dei porti; Prevedere la rendicontazione dei risultati dell’operatività dei Porti e dell’utilizzo delle risorse pubbliche; Garantire gli strumenti necessari per una gestione efficacie delle Concessioni e del loro rinnovo; Non sovrapporre le competenze del pubblico con le prerogative dell’iniziativa privata”.

Solo in questo modo, conclude il Coordinamento, “la Portualità italiana potrà effettivamente diventare un ‘sistema’ e tornare ad essere uno dei principali motori di sviluppo del nostro Paese. A queste riflessioni, si aggiungono quelle relative alle preoccupanti conseguenze della neonata Autorità di regolazione dei Trasporti, con la richiesta agli operatori di un ennesimo ed iniquo ‘balzello'”.