Liguria, Rixi: “Dopo lo stralcio dalle Zone franche urbane, Ventimiglia si spegne e la Regione non si oppone”

«Trovo scandaloso lo scarso impegno dimostrato in questi anni da parte Edoardo Rixi 1G00della Regione Liguria per rendere effettiva la nascita della Zona franca urbana di Ventimiglia, inserita nella lista delle 22 città che avrebbero avuto diritto a benefici di tipo fiscale nel 2009 dal ministro all’Economia Tremonti e poi, nel caso della Liguria, rimaste lettera morta. Preso atto dello stralcio dell’unica città del Nord dalla lista delle città con benefici fiscali, almeno si lavori per la conversione del Parco ferroviario Roja e per l’attrazione di nuovi investitori nell’estremo ponente ligure, oggi gravemente penalizzato dalla vicina concorrenza francese e dai pesanti gap infrastrutturali resi ancora più acuti dall’interruzione della linea ferroviaria ad Andora».


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Così interviene Edoardo Rixi, consigliere regionale della Lega Nord, in merito alle politiche di agevolazione fiscale e de-burocratizzazione in una delle zone, quella della città di Ventimiglia, che era stata nel 2008 riconosciuta come “depressa” a livello nazionale e pertanto inclusa tra le aree soggette a particolari condizioni fiscali e burocratiche per il rilancio dell’economia del territorio.

«Ventimiglia ha la lecita aspettativa di diventare finalmente una zona appetibile per gli investimenti privati e quindi per l’insediamento di nuove aziende che diano lavoro ai giovani e non solo – commenta Rixi – I benefici previsti per le imprese della Zfu avrebbero rappresentato un autentico “toccasana” per tutta l’economia del territorio: un parziale risarcimento per la progressiva desertificazione economica subita da questo territorio di confine che patisce gravemente il gap fiscale e di burocrazia con la vicina Francia, dove le tasse e gli adempimenti burocratici per un’impresa sono 5 volte inferiori e rendono la concorrenza, a parità di servizio e di prodotto, decisamente a favore di mercato per i competitors oltralpe. Sempre più spesso gli artigiani liguri scelgono la vicina Francia per aprire una nuova attività o per trasferire parte della propria azienda che in Italia non riescono più a tenere aperta per i troppi vincoli burocratici. Questo è un fenomeno che rischia di privare la nostra regione di quelle micro imprese che costituiscono l’ossatura del nostro tessuto produttivo, con conseguenze disastrose anche sull’occupazione».

«Confrontando il gap fiscale e burocratico per le imprese nelle province di confine esposte alla concorrenza fiscale, emerge che, per quanto riguarda la Liguria, un’impresa in Francia impiega 137 ore in meno per pagare le imposte rispetto a quanto succeda da noi. Il quadro, infine, è reso ancora più svantaggioso per le nostre imprese di confine se aggiungiamo l’isolamento di queste settimane per frane e smottamenti che, oltre a bloccare la ferrovia ad Andora, rendono un’autentica odissea spostarsi sulle strade dell’estremo Ponente ligure».

«È indispensabile – conclude Rixi – invertire questa tendenza e individuare politiche, almeno a livello regionale, di attrazione di investimenti sul nostro territorio che oggi più che mai ha estrema necessità di essere rivitalizzato anche attraverso interventi di semplificazione normativa e burocratica che rendano più snelle le procedure per le pmi, specialmente quelle dell’entroterra, ultimo baluardo contro lo sboom demografico del nostro Appennino».