Silvio Orlando gran Mattatore al teatro Ambra di Albenga

di Alfredo Sgarlato – Inizia ad Albenga la stagione di Ingaunia Teatro Silvio Orlando nipote Rameaucon “Il Nipote di Rameau”, classico del filosofo del ‘700 Denis Diderot che vede nel ruolo principale il grande Silvio Orlando, uno degli attori più bravi e simpatici della sua generazione, che il pubblico ha imparato a conoscere soprattutto come alter ego o antagonista dei migliori registi italiani, da Nanni Moretti al troppo presto scomparso Mazzacurati. Che occasione quindi per noi appassionati poterlo vedere da vicino sul palco.


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La scena riproduce un caffè. Qui nell’angolo è seduto il filosofo Diderot, Amerigo Fontani, che ci introduce una strana figura, il nipote del famoso musicista Rameau. Costui è un gran chiacchierone e ha scelto il filosofo come interlocutore privilegiato. A poco a poco la scena si illumina mostrando dapprima un clavicembalista e poi, al centro della scena, il personaggio che dà il titolo. Inizia una lunga schermaglia dialettica tra i due, mentre una graziosa cameriera, Maria Laura Rondanini (anche nel cast de “La Grande bellezza”) serve da bere e interagisce con loro.

Rameau è uno scroccone, un uomo mediocre che si vanta dei propri difetti. Non ha talento, o meglio, non l’ha saputo usare. Sogna di essere un grand’uomo, ma solo per divertirsi a spalle degli inferiori, cosa che peraltro già fa. Orlando non poteva scegliere un personaggio più attuale: quanti Nipoti di Rameau affollano le cronache mondane.

Noi, come il narratore Diderot, non sappiamo se essere ammirati o disgustati dal personaggio. Silvio Orlando, con orribile parrucca, non fa nulla per renderlo simpatico; interpreta il personaggio con grande misura e sapienza, sapendo che i cattivi funzionano sempre meglio, così lui che spesso ha interpretato il bonaccione, risulta irresistibile nei panni della sgradevole individuo.

Diderot scrisse “Il Nipote di Rameau” probabilmente tra il 1762 e il 1773, ma il testo venne pubblicato solo nell’800, quando fu scoperto e tradotto da Goethe. In Italia non veniva rappresentato da più di vent’anni, una riscoperta doverosa quindi in un’epoca in cui la mediocrità è un titolo di merito. Stupisce quanto il testo sia purtroppo attuale: evidentemente i tempi non sono cambiati.

Godiamoci allora alla faccia di tutti i Nipoti di Rameau del mondo un capolavoro del teatro e una grande compagnia che l’ha interpretato per noi, che abbiamo passato nel migliore dei modi, tra risate, applausi per tutti gli interpreti e riflessioni filosofiche una domenica stranamente non di pioggia.