Fantascienza oggi

di Alfredo Sgarlato – “Abbiamo vissuto in un film di fantascienza”, mi diceva un’amica riferendosi ai ben noti fatti di questi ultimi due anni. Non potevo che confermare, io appassionato di fantascienza fin da ragazzino che mai avrei immaginato di vivere una distopia simile. Ho ereditato dai miei genitori una collezione di libri e riviste d’epoca e a volte fantastico di viaggiare nel tempo, incontrare i curatori e provare a spiegargli il mondo di oggi, le evoluzioni politiche, che non viaggiamo nello spazio e non abbiamo eliminato la povertà, ma che abbiamo tutti un minicomputer in tasca e siamo connessi in una rete che ci consente di fare amicizia coi musicisti underground che apprezzavamo da ragazzi.

Ma sono sicuro che loro mi chiederebbero: come sta la fantascienza nel futuro? Risposta complessa. Il cinema di fantascienza sta benissimo. Si producono e si guardano moltissimi film del genere, e chiunque o quasi metterebbe “2001 Odissea nello spazio”, “Solaris” o “Blade Runner” nella classifica dei massimi capolavori del cinema tutto, non solo del genere. Se si parla di letteratura però il discorso si fa più interessante. Ai tempi dei curatori citati c’era una rigidissima distinzione tra letteratura di genere e cosiddetto “mainstream” (all’epoca il termine non indicava i media non cospirazionisti o estremisti), cioè la letteratura psicologica o impegnata. E pochi lettori e tantomeno scrittori frequentavano entrambi.

Oggi non è più così: in qualsiasi canone letterario sono presenti P.K. Dick, J.G. Ballard, Ray Bradbury, così come Stephen King o Simenon o Chandler; mentre gli scrittori di genere delle ultime generazioni sono poco letti. L’horror e soprattutto il fantasy, vedi l’enorme successo di “Harry Potter” o la continua riscoperta di Tolkien, attirano molti più lettori, specie giovanissimi (e questo è positivo sotto qualsiasi punto di vista). I confini tra letteratura di genere vera e propria sono sempre più permeabili: prendiamo i capolavori di Pynchon come “L’arcobaleno della gravità”, o “Contro il giorno”: difficili considerarli vera fantascienza, ma neppure sbagliato farlo; così come c’è chi ha inserito nel genere il magmatico e interminabile capolavoro di David Foster Wallace “Infinite jest”, che comunque si svolge in un futuro alternativo come tanti classici di Dick o Heinlein.

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E sono molti gli scrittori che fluttuano tra il cosiddetto mainstream, la fantascienza e altri generi, a cominciare dal premio Nobel Kazuo Ishiguro: iniziamo da lui una breve rassegna su alcune opere pubblicate recentemente, da leggere assolutamente. “Klara e il sole”, non spoileriamo nulla, è la storia di un androide, progettato per funzionare come “amico” per adolescenti problematici. Un’opera poetica, delicata, che forse si incarta un po’ nel finale, ma si legge con estremo piacere. Ishiguro si cala come molto realismo nei pensieri di una macchina, e riesce a rendercela familiare. Del resto l’autore si era già cimentato con successo nel mescolare fantascienza e romanzo di formazione con “Non lasciarmi”.

I maligni potrebbero dire che se il Premio Nobel ha anche motivazioni geografiche Ishiguro ha sottratto il riconoscimento a uno scrittore ben più significativo, Ian McEwan. Caso vuole che anche McEwan si sia cimentato con intelligenza artificiale e futuri alternativi in “Macchine come me”, uscito nel 2019. Si tratta di una delle opere più riuscite del grande scrittore inglese: siamo negli anni ’80, ma in un mondo parallelo in cui la tecnologia è avanti di quarant’anni, Turing è un eroe nazionale, i Beatles si sono riformati e la Thathcher ha perso la guerra delle Falkland. Psicologia e analisi sociopolitica non appesantiscono, anzi impreziosiscono, una trama piena di colpi di scena in un continuo crescendo di complessità e profondità. Leggevo tempo fa un articolo di Vanni Santoni in cui celebrava gli scrittori recenti che hanno scritto due capolavori: Pynchon, Bolano, McCarthy, Cartarescu; bene, a mio modesto parere McEwan ne ha scritti tre, “Il giardino di cemento” e “Cani neri”, oltre al romanzo di cui sopra. Io considero lui il maggior scrittore vivente (Pynchon e McCarthy penso siano autopensionati, Bolano e Foster Wallace non sono più tra noi), ditemi cosa ne pensate.

Si può far rientrare nella fantascienza anche il bellissimo “Cronorifugio”, di Giorgi Gospodinov, molto più romanzo filosofico che opera di genere, ma con un sottofondo distopico, e si spera non profetico. La ricostruzione del passato, ideata da uno scienziato folle come cura per l’alzheimer diventa movimento politico, e futuro dell’Europa, in un libro non di facile lettura, con molte citazioni letterarie e cinematografiche (“letteratura dell’inesperienza” la chiamò Antonio Scurati, ma è la cifra distintiva di questi anni, oltre il postmodernismo e il neorealismo), con uno stralunato umorismo e un forte disincanto politico. Se non vi spaventano le opere complesse e molto riflessive non fatevelo scappare.

Per concludere, se siete tra quelli che leggono un libro ogni tanto, coi miei consigli siete a posto per anni; se siete tra quelli che li divorano solo per qualche giorno, sperando che i nostri autori di riferimento abbiano torto, e pandemie, capitalismo, guerrafondai vari, ci lascino davanti molti anni da dedicare alle nostre passioni.