Il Festival Genova Éuropa chiude i battenti il 25 aprile con la deposizione della corona alla targa di Luciano Bolis

Nella foto: la manifestazione contro le frontiere a Ventimiglia, Ponte San Luigi, con Luciano Bolis (1952)

La prima edizione del Festival Genova Éuropa cominciata lunedì 15 aprile con l’inaugurazione della mostra sugli 80 anni di vita del Movimento Federalista Europeo chiude i battenti giovedì 25 aprile con la deposizione della corona alla targa di Luciano Bolis, nel luogo dove venne arrestato dai fascisti sotto i portici dell’Accademia in Piazza De Ferrari, e la partecipazione alla manifestazione ufficiale in piazza Matteotti con le bandiere europee e federaliste. 

Nell’ambito del Festival lunedì 22 aprile la Biblioteca Universitaria ha ospitato la proiezione del documentario “Luciano Bolis: dalla Resistenza all’Europa” realizzato da Salvatore Vento. Dopo la proiezione si sono susseguite diverse testimonianze tra le quali Giovanna Sissa, figlia di Giovanni Sissa, il partigiano che ha condotto l’avventurosa liberazione di Luciano Bolis dall’ospedale San Martino dove era piantonato a vista dalle Brigate Nere.  

Il Festival ha visto inoltre l’organizzazione di incontri dibattito su temi di attualità (migranti, ambiente e pace), una giornata di studi federalisti dedicata a Giacomo Croce Bermondi, una pedalata senza frontiere da Quarto al Porto Antico, due repliche della pièce teatrale “Isole controcorrente. Ursula e Ada donne tra Ventotene e l’Europa” e due mostre sulla storia del MFE e sul libro “L’ABC dell’Europa di Ventotene”.

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LUCIANO BOLIS

Luciano Bolis – nato a Milano il 17 aprile 1918 – nonostante la formazione giovanile in pieno regime fascista, durante la frequenza dell’Università di Lettere e Filosofia  a Pavia matura la conversione ai valori della libertà  e della democrazia e comincia a frequentare gli ambienti antifascisti.
Nel 1942 fu arrestato e condannato dal Tribunale Speciale a due anni di reclusione per attività clandestina. Il 28 agosto 1943 in seguito ad un’amnistia viene liberato. Fugge in Svizzera nell’aprile 1944 dove entra in contatto con Ernesto Rossi, che con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni, aveva pubblicato il “Manifesto di Ventotene”.
Rientra in Italia nel settembre 1944 con l’ardente desiderio di partecipare attivamente e in prima persona alla Resistenza; assume il nome di battaglia di Fabio.
Bolis, che fin da ragazzo aveva manifestato inclinazioni artistiche e musicali, sceglie, seguendo gli insegnamenti di Giuseppe Mazzini, la missione della politica, in questo caso dell’ideale federalista europeo.
A Genova ricopre inoltre la carica di Segretario dell’Unione Ligure del Partito d’Azione e di Ispettore regionale delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà.
Nel febbraio 1945 viene arrestato dai fascisti in piazza De Ferrari (dove sorge la lapide a lui intestata e alla quale si rende omaggio ogni anno durante la manifestazione del 25 aprile).
Tradotto alla “Casa dello Studente” (luogo di detenzione e di tortura degli antifascisti) e alla “Caserma delle Brigate Nere di via Monticelli subì terribili torture che lo indussero al suicido tagliandosi polsi e gola per non rivelare i nomi dei compagni partigiani. Trovato in fin di vita, i suoi torturatori lo fanno ricoverare all’Ospedale San Martino perché volevano che sopravvivesse per rivelare altri nomi.
All’Ospedale viene assistito dalla Dottoressa Ida De Guidi e dall’infermiera Inez Minuz, che collaboreranno nella pericolosa ma ben riuscita operazione di liberazione attuata l’8 aprile 1945 da un gruppo di partigiani diretti da Giovanni Sissa e Stefano Zaino.
Nel maggio 1949 Inez Minuz diventerà sua moglie.
Nel secondo dopoguerra Bolis è attivamente impegnato nel Partito d’Azione; è tra i fondatori dell’Istituto storico della Resistenza in Liguria e suo direttore fino al 1953.
Insieme ad Altiero Spinelli dedicò la sua vita alla causa federalista europea attraverso l’azione del Movimento Federalista Europeo e di altre associazioni europeiste.
Per quindici anni è stato anche funzionario del “Consiglio d’Europa” di Strasburgo, dove tuttora risiede la figlia Lucia.
Seguendo il suo desiderio la tomba è stata collocata accanto a quella di Altiero Spinelli nel cimitero di Ventotene.
Luciano Bolis ha raccontato la sua esperienza nel libro “Il mio granello di sabbia”, ristampato in diverse edizioni e tradotto in diverse lingue.

Nella foto: la targa di Luciano Bolis posta a Genova sotto i portici dell’Accademia a De Ferrari