Consiglio regionale: approvata la Variazione di bilancio 2024-2026 (2)

Il Palazzo di Regione Liguria in Piazza De Ferrari a Genova

Dopo le relazioni presentate dalla minoranza stamattina, nella seduta del pomeriggio del Consiglio regionale con 18 voti a favore (maggioranza) e 12 contrari è stato approvato il Disegno di legge 176: “I variazione al Bilancio di previsione della Regione Liguria per gli anni finanziari 2024 – 2026”.

Il provvedimento interviene in seguito ai risultati del monitoraggio trimestrale, che ha registrato una situazione di squilibrio delle aziende sanitarie. La misura complessiva ammonta a 63,6 milioni di euro.

Al “Servizio sanitario regionale – ripiano di disavanzi sanitari relativi ad esercizi pregressi” sono destinati 63 milioni e 603 migliaia di euro; vengono, inoltre, stanziati per il 2024, 10 milioni di euro a favore di investimenti delle aziende sanitarie; viene rimodulato il debito autorizzato per la copertura di investimenti pregressi (+2,3 milioni sull’esercizio 2024.

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Alla copertura dei disavanzi sanitari concorrono altri 8,5 milioni di euro derivano da incassi per arretrati tra cui IRAP (3,6 milioni) e addizionale Irpef (4 milioni e 300 mila euro)¸35 milioni di euro da fondi discrezionali regionali già destinati alla sanità (“Servizio sanitario regionale – finanziamento ordinario corrente per la garanzia dei LEA”); 1,4 milioni di euro da economie su cofinanziamento di Programmi comunitari del periodo 2014 – 2020; 10 milioni di euro da cofinanziamento di Programmi comunitari 2021–2027 attualmente non impegnati e oggetto di riprogrammazione; 5,9 milioni di euro da economie su oneri del debito in seguito alla mancata contrazione di mutui La parte restante è coperta attraverso riduzioni su alcune leggi di spesa regionale.

Sono stati respinti i due emendamenti presentati da Luca Garibaldi (Pd-Articolo Uno) che chiedevano rispettivamente di destinare 990 mila euro, destinati agli Organi istituzionali, alla Politica regionale per l’istruzione e per il diritto allo studio e di destinare un milione e 500 mila euro, destinato sempre agli Organi istituzionali, alla Politica unitaria per agricoltura, caccia e pesca.

Nella discussione generale che ha preceduto il voto sono intervenuti, oltre ai relatori della seduta del mattino, anche altri consiglieri regnali.

Il dibattito in Aula consigliare

Barbara Ratti (Cambiamo con Toti presidente) ha rilevato la difficile situazione della sanità a livello nazionale e regionale e ha ricordato, a questo proposito, la crisi pandemica e l’eredità ricevuta dalla giunta Toti, nel 2015, dalla precedente amministrazione e, in particolare, l’operazione ARTE, che fu definita dalla Corte dei conti una “cartolarizzazione”, e i risultati raggiunti negli ultimi 9 anni nell’assistenza sanitaria in Liguria.

Roberto Centi (Lista Ferruccio Sansa Presidente) ha messo in evidenza alcuni dati nel bilancio della sanità del 2023 fra le diverse Asl e aziende ospedaliere, che ritiene anomali. Centi ha ricordato che in Liguria si spendono 1450 euro a famiglia per la sanità, una quota che sarebbe superiore a tutte le regioni del nord e ha chiesto se i tagli che verranno fatti saranno lineari: se non lo saranno – ha detto – si corre il rischio di una “guerra tra poveri”.

Brunello Brunetto (Lega Liguria-Salvini), che è anche presidente della II Commissione Salute e Sicurezza sociale, ha ribattuto ad alcune delle critiche dei consiglieri di minoranza

ricordando che anche altre Regioni soffrono degli stessi problemi della Liguria. Il consigliere ha assicurato che l’obbiettivo dell’amministrazione è realizzare una sanità di qualità e ha ribadito l’importanza dell’appropriatezza delle prestazioni.

Roberto Arboscello (Pd-Articolo Uno) ha rilevato che questa manovra non è un provvedimento tecnico, ma politico e ha citato la riduzione di 35 milioni per garantire i Livelli essenziali di assistenza e, fra gli altri, la diminuzione di 10 milioni del Fondo strategico regionale. Il consigliere, inoltre, ha criticato le spese per ALiSa e per la struttura di missione dichiarando che l’impegno di alcune risorse avviene senza programmazione.

Davide Natale (PD – Articolo Uno) ha detto che la manovra è frutto del “disastro” di nove anni di governo e che non riguarda solo la sanità, come sarebbe evidente dalla relazione di maggioranza che contiene tagli sostanziosi ad altre voci, come i cofinanziamenti FSE. Secondo il consigliere la manovra non migliora la gestione delle liste di attesa e rompe il patto con le associazioni locali e ha citato le reazioni negative giunte da diversi fronti.

Enrio Ioculano (pd-Articolo Uno) è intervenuto durante il dibattito sull’ordine del giorno nel quale la minoranza ha chiesto la chiusura di ALiSa, della Struttura di missione e della Cabina di regia, di cui era firmatario e che è stato poi rinviato in commissione.

Le repliche del presidente della giunta con delega al bilancio Giovanni Toti

Il presidente della giunta con delega al bilancio Giovanni Toti ha replicato agli interventi dei consiglieri di minoranza precisando che quest’anno la Regione mette 63 milioni in più perché quanto il sistema sanitario nazionale prevedeva per i Lea non è bastato e ha sottolineato che «è quello che avviene regolarmente da almeno 18 anni con tutte le amministrazioni che si sono succedute». «I 63 milioni – ha ripreso – sono risorse già impiegate, perché la Regione ha dato di più di quanto aveva preventivato nel bilancio approvato a fine 2023, risorse che hanno portato dei risultati, visto che sono aumentate le prestazioni». Il presidente Toti è poi entrato nel dettaglio: «Ambulatoriale e diagnostica sono passate da 24,4 milioni a 26,4 milioni. Il sistema ospedaliero ha speso 2 milioni in più, l’8% del totale, di prestazioni soltanto pubbliche, non private. A certificare l’appropriatezza dei servizi erogati – ha sottolineato – non è stata la maggioranza, ma il Comitato permanente per la rilevazione dei livelli essenziali di assistenza». Toti ha aggiunto che, grazie alla negoziazione in Conferenza delle regioni, l’anno prossimo il riparto del fondo sanitario per la Liguria varrà 112 milioni in più, che basteranno a ripianare il disavanzo di quest’anno e a finanziare le gare, quelle già bandite e quelle ancora da bandire per cardiologia, interventistica, cardiochirurgia, ortopedia nei prossimi 20 giorni e chirurgia generale. Toti ha ammesso che ci sono difficoltà gravi in alcune prestazioni e ha citato gastroscopie, gastroenterologia, mappatura dei nei in dermatologia precisando che «altre prestazioni sono migliorate sia per l’offerta pubblica sia per l’offerta privata aggiuntiva, che peraltro resta sotto la media nazionale. La demonizzazione del privato – ha puntualizzato il presidente – è anacronistica e se la Liguria perde qualcosa in efficienza è anche perché manca una sufficiente concorrenza con il privato». Rispetto alle critiche sull’utilizzo dei “medici a gettone”, il presidente ha chiesto se è meglio un medico a gettone o nessun medico: «Dire che bisogna togliere i gettonisti è facile, sostituirli è un po’ più difficile». «È certo dunque – ha proseguito – che i 63 milioni sono stati impiegati in prestazioni aggiuntive e non è stato tagliato un euro alla sanità. Con questa variazione, anzi, si aggiungono risorse a un bilancio solido, in cui si impiegano i 35 milioni accantonati da risparmi lo scorso anno e, inoltre, grazie al Governo, la Regione non deve più cofinanziare i fondi di sviluppo e coesione e, quindi, le risorse che avrebbero dovuto essere riservate per questo scopo possono essere impiegate in sanità, senza lasciare debiti alle prossime amministrazioni».