Musica e scandali

di Alfredo Sgarlato – Come sempre in questo periodo ferve il dibattito sulla scandalosità o provocatorietà, vera o presunta, di alcuni musicisti. È storia vecchia: eppure si ripete da anni, anzi, da secoli. Se non fu il primo, tra i primi scandali nella storia della musica ci fu il debutto della “Traviata”. L’opera di Verdi, un capolavoro anche per chi di lirica non capisce una mazza, fu aspramente fischiata. La vulgata spesso dice che il pubblico non l’aveva capita, o addirittura che all’epoca era così esigente da fischiare persino Verdi. Ovviamente non è vero: la drammatica storia d’amore tra Violetta e Alfredo venne fischiata perché Verdi osava fare di una donna di malaffare un’eroina romantica. A nulla valse che comunque l’autore la facesse morire di tisi (così come Dante dovette pur mettere all’inferno tutti i suoi peccatori preferiti), una “traviata” in scena non la si concepiva proprio. Ma il tempo, si sa, è galantuomo, e lo fu con Violetta Valery e con il sommo Verdi.

Uno dei più grandi scandali in musica fu la prima de “La Sacre du Primtemps” (da noi la Sagra della Primavera, ma dovrebbe essere il Rito, maledetti traduttori!) di Igor Stravinskij, avvenuta a Parigi il 29 maggio 1913. Qui lo sconvolgimento del pubblico fu di natura puramente stilistica (che bello quando a fare discutere era la Musica e non i look dei musicisti…): cos’erano quei rumoracci, quei ritmi barbari? Fin dalle prime note il pubblico conservatore iniziò a ridere e a rumoreggiare. Alcuni reagirono con urla e insulti. Finì a botte, mentre l’orchestra continuava imperterrita a suonare. La critica stroncò la composizione, Debussy, Ravel, D’Annunzio e altri artisti urlavano “Genio!”. Dopo varie repliche La Sagra della Primavera venne accolta come capolavoro. Potremmo dire scherzando che fu il primo brano punk, ma quella sequenza incalzante di accordi che la apre quanto ha influenzato il progressive e tanto art rock?

Avvicinandoci nel tempo un altro momento scandaloso fondamentale per la storia della musica (e del costume) fu l’apparizione in TV di Elvis Presley. Elvis, non un genio della musica, un bel ragazzo con una gran voce, scioccò il pubblico con i suoi espliciti movimenti sexy del bacino. Si era già visto, ma da musicisti afroamericani. Un bianco, che non solo cantava quella musica fracassona da teppisti, il rock’n’roll, mostrava di avere appetiti sessuali: che tempi signora mia, dove andremo a finire… la rivoluzione fu tale che si tramutò in autentica religione di Elvis: è lui, non Gesù il figlio di Dio, perché abbattendo le barriere razziali realizza l’uguaglianza. E quando diventa brutto, grasso e drogato (cioè assume su di sé i peccati del mondo…), dopo essere stato un po’ normalizzato facendogli fare il militare, muore per salvarci. Un delirio? Sicuramente, ma non più incredibile di tante teorie stile Qanon.

Advertisements

(Se vogliamo l’anti-Elvis è Madonna, la Thatcher della musica, la donna non particolarmente dotata di talento che sfonda perché crede in sé stessa, il tutto condito con una spruzzata di volgarità spacciata per trasgressione. Come con la Thatcher finisce l’epoca delle conquiste sociali, con Madonna il pop da eversivo diventa reazionario).

Arrivano i favolosi anni ’60 e la trasgressione diventa norma: i Beatles, quei bravi ragazzi che però in fatto di sesso, droga, religioni alternative, marxismo ingenuo e anarchismo sincero, non si fanno mancare nulla; i cattivissimi ragazzi Rolling Stones, e poi gli Who, Jimi Hendrix, Janis Joplin, David Bowie, Lou Reed: tutta gente che, scriviamolo col sangue, è passata alla storia perché sapeva scrivere canzoni e cantarle, non per gli scandali che magari cavalcava per aprirsi la strada. A Salisburgo, patria di Mozart, si esponeva il cartello “qui i Beatles non entrano”, Wolfgang Amadeus si rivolterebbe nella tomba se non fosse stato sepolto in una fossa comune. Sesso droga e rock’n’roll diventa silloge inevitabile, e magari della droga sarebbe stato meglio farne a meno. Quando poi i grandi del rock diventano eleganti signori di mezza età arrivano nuovi ragazzacci come i Sex Pistols a dare scandalo dicendo le parolacce in tv.

Il problema, almeno in Italia, è che siamo rimasti lì: le “trasgressioni” anni ’70 sono ancora tali, ma purtroppo non altrettanto supportate dal talento. E sono rimasti tali i bacchettoni che straparlano di famiglia naturale, gli zelanti che pensano basti rispettare le quote per risolvere i problemi sociali, i nemici di questi zelanti che raccontano barzellette che erano vecchie quando i Beatles erano in classifica, spacciandole per vera trasgressione contro l’ipocrisia, tutta gente che ha persino meno talento o capacità di interessare dei mediocri cantanti che attaccano o difendono. Starò mica diventando moralista anch’io? Per curarmi vado a sentirmi un po’ di rock, e anche di Stravinskij.