(fp) -La Polizia provinciale lunedì 29 settembre ha effettuato una battuta al cinghiale nella zona di Spotorno. In serata ieri ha ucciso un esemplare femmina che si aggirava in prossimità delle abitazioni con la sua cucciolata. Una uccisione inutile, secondo molti cittadini che hanno protestato.
Sul caso interviene il presidente uscente della provincia di Savona, Angelo Vaccarezza.
«La presenza della squadra – spiega – era giustificata dalle numerose segnalazioni di alcuni agricoltori e proprietari di terreni della zona che, fino a pochissimi giorni fa, lamentavano, attraverso segnalazioni ufficiali, ingenti danni causati dagli ungulati. Il ruolo della Polizia provinciale è fondamentale per prevenire i casi di pericolo: a causa della massiccia presenza di ungulati in prossimità dei centri abitati, riceviamo infatti centinaia di richieste di intervento, richieste alle quali rispondiamo prontamente».
«Nello specifico caso, sono convinto che gli Agenti abbiano svolto il loro compito in completa sicurezza, agendo nel modo meno disagevole possibile per i residenti. Tuttavia sarà mia cura provvedere all’accertamento di eventuali responsabilità e se del caso, prendere i provvedimenti necessari», conclude Vaccarezza.
Proteste sono arrivate anche dall’Enpa savonese: «Sono sempre più frequenti – dicono gli animalisti – gli abbattimenti di cinghiali vicini alla città, effettuati da squadre di cacciatori coordinati dalla Polizia Provinciale, sollecitati da qualche pensionato che ha avuto l’orto danneggiato o da cittadini che non tollerano la vista di questi animali che cercano solo cibo e se non disturbati se ne ritornano poi nei boschi. Il crudo episodio di Spotorno ha provocato l’ira della stragrande maggioranza dei cittadini e del Comune; la famigliola era ormai una presenza costante nel torrente, le cui alte sponde tenevano separati animali e persone. Eppure la stessa legge sulla caccia prescrive che, prima di usare le armi, è obbligo intraprendere “metodi ecologici” per risolvere criticità create da specie selvatiche, come ad esempio sospingere gli animali sulle alture con l’uso di robusti cani da caccia».
«La Protezione Animali savonese chiederà nuovamente alla Provincia di stabilire procedure precise per casi del genere, che limitino l’uso di armi dopo l’adozione di sistemi ecologici e solo in presenza di effettivo pericolo per la pubblica incolumità. Intanto – copnclude l’Enpa – da ieri notte cinque cuccioli di cinghiale sono alle prese con un futuro davvero incerto, come sta accadendo in Trentino per i due figli dell’orsa Daniza».
Direi piuttosto che la “sensibilità” è migliorata. Fà parte della civilizzazione.
Trovo invece ancora anomalo e piuttosto barbaro che i guardiacaccia siano tutti dei cacciatori..un paradosso.
Non è la prima volta che succede un episodio di questo tipo dove la smania di uccidere viene barattata per un improbabile tutela della sicurezza dei cittadini. Alla tutela di questo settore (che andrà a scomparire come ogni fenomeno sotto-culturale retaggio del passato ) credo che dovrebbero occuparsene le Guardie Forestali. Resto sempr emoplto perplesso nell’assistere a questi episodi a cura di organi di vigilanza che locale i quali forse ambirebbero a far parte delle Forze dell’Ordine e in molti casi si comportano in questo modo.
Il punto è che la sensibilità è cambiata: l’uccisione di animali per “danno economico” non è più tollerata.
Di questo gli allevatori e gli amministratori pubblici devono farsene una ragione, pena l’essere visti con disprezzo da tutti.
Naturalmente gli allevatori hanno diritto ad essere rimborsati dallo Stato in caso di danni economici da animali selvatici, su questo non c’è dubbio alcuno.