di Alfredo Sgarlato – Verdetto senza sorprese alla settantunesima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. La giuria capitanata, fatto inedito, dal compositore di colonne sonore Alexandre Desplat (a mio avviso il migliore dellโultima generazione) ha premiato quei film che sin dal loro apparire avevano raccolto consensi. Leone dโOro al film di Roy Andersson dal titolo tradotto โUn piccione seduto su un ramo riflette sullโesistenzaโ. Svedese, nato nel 1943, attivo dal 1967, Andersson รจ sconosciuto in Italia se non dai frequentatori di festival. Speriamo che questo film, una commedia surreale e hopperiana dallo stile di regia molto personale lo riveli a quella parte del pubblico che a un film non chiede solo esplosioni o scandali a buon mercato. Un altro film in pole position fin dai primi giorni era โThe look of silenceโ di Joshua Oppenheimer. Era improbabile che per due anni di seguito vincesse un documentario, quindi il quarantenne texano prende il Gran Premio della Giuria con la seconda parte della sua ricostruzione dei massacri avvenuti in Indonesia sotto il regime reazionario di Suharto, evento storico praticamente dimenticato, raccontati dal punto di vista delle vittime (nel precedente โThe act of killingโ parlavano i carnefici). Miglior regia ad Andrej Konchalovskij per โLe notti bianche del postinoโ. Regista che ammetto di conoscere pochissimo, il piรน censurato da regime sovietico, ancora piรน del suo amico Tarkovskij, dopo un lungo esilio occidentale torna in patria con un film che dalle immagini viste appare visivamente magnifico, a pelle lo pensavo destinato al primo premio.
Veniamo allโItalia. โHungry heartsโ di Saverio Costanzo, regista che finora non mi ha convinto ma questo film mi attira molto, vede premiati i due interpreti, lโemergente Adam Driver e Alba Rohrwacher, che se fosse americana probabilmente sarebbe in lizza per il terzo Oscar. Nessun premio per โIl giovane favolosoโ e โAnime nereโ, che perรฒ hanno avuto grande consenso di pubblico e critica, cosa rara per Venezia dove spesso i film italiani sono fischiati per partito preso. Premio Mastroianni per il miglior attore debuttante a Romain Paul per il film โLe Dernier Coup de Marteauโ di Alix Delaporte, regista di cui avevo amato molto il primo โAngele e Tonyโ visto in una sala quasi vuota. Premiati anche lโiraniano โTalesโ e il turco โSivasโ, mentre delude lโaltro turco Fatih Akin. Nella sezione Orizzonti, dedicata a opere piรน sperimentali, premiato il film indiano โCourtโ, che parla di un caso di malagiustizia, e โBellusconeโ, di Franco Maresco.
Rimane a bocca asciutta uno dei favoriti, โBirdmanโ di Alejandro Iลร rritu, regista che non amo, che aveva colpito per la straordinaria tecnica registica (mi viene in mente come lโanno scorso aveva colpito per la tecnica โGravityโ, uno dei film piรน brutti nella storia). Non convincono il โPasoliniโ di Abel Ferrara, buona prova di Willhem Dafoe a parte, Andrew Nicol, che ci aveva fatto innamorare coi primi film e poi si รจ perso, e gli americani in genere, piacciono il film orientali escluso Kim Ki Duk, che fece film meravigliosi e ora รจ perso in un delirio psicotico, ignorato dalla giuria Shinโya Tsukamoto (lโautore dello stracult assoluto โTetsuoโ) che pure รจ stato apprezzato. Nessuno scandalo, nemmeno dai cattivi di professione Seidl e Von Trier, poca violenza e molta Storia. E ora, come sempre, buona visione!