di Mary Caridi – Inaugurata ieri, lunedì 12 maggio, presso la Biblioteca Civica di Albenga, l’esposizione di pittura “Studi e Rivisitazioni” di Italo Gafà (vedi qui Corsara 8-52014). Una mostra che è la tappa di un percorso pittorico anche e sarà visitabile in via Roma 58 al II piano con ascensore, fino al 28 maggio 2014 nel seguente orario: dal lunedì al venerdì ; dalle 10.00 alle 19.00 – sabato; dalle 10.00 alle 15.00 – domenica e festivi chiuso. Interessante il dialogo con l’artista, al quale ho rivolto alcune domande.
L’inaugurazione di questa mostra è la tappa di un percorso pittorico anche sperimentale?
Da anni sono sperimentale; con il discorso delle rivisitazioni ho approfondito la pittura nel modo di esprimersi dei pittori del passato e ho poi sfruttato le loro tecniche nei miei quadri più recenti e moderni.
Quindi fai una ricerca e reinterpreti?
Reinterpreto a modo mio. Io mi metto davanti a un quadro del Seicento, di una certa valenza, e lo interpreto a modo mio con un linguaggio personale e se posso adeguato ai tempi.
Nella tua ispirazione sei ancorato a una pittura tradizionale e con un fuga verso qualcosa che reinterpreti la realtà.
Io credo che un pittore moderno debba tenere conto del passato: non può emergere se non tiene conto dell’esperienza del passato. Un po’ come aggiungere in un fabbricato un piano in più nella pittura moderna, anche se molti pittori contemporanei negano la validità di questa teoria.
Essere un architetto influenza la tua arte?
Sì, viaggiano all’unisono. Ci sono dei riferimenti anche nei lavori che ho fatto, dal punto architettonico, al periodo liberty, al periodo razionale più recente, e quindi con adeguamento anche a livello pittorico, perché nell’ambito di un espressione architettonica ci sono degli avanzamenti, dei balconi sporgenti, delle nicchie. C’è un gioco costante di questi rapporti.
Hai una costante riproposizione di soggetti religiosi
È insito, l’ho sempre avuto, fin da un lavoro del 1960, un San Francesco che è nella Chiesa di Pontelungo, un basso rilievo che si può vedere benissimo e che poi è stato il leit motiv per proseguire su questi temi.
Che tecniche usi e che tipo di colori?
L’olio il meno possibile perché devi lasciar asciugare, mentre ho degli impulsi continuamente di modificare, finché non ho la sensazione di raggiungere la mia perfezione: ho la necessità di grattare, togliere, rimettere, con colori acrilici, chine, pastelli. Ho studiato soprattutto la pittura del 1500 e ne La Gioconda ho cercato il sistema che usava Leonardo da Vinci per realizzare suoi paesaggi. Tecnica che ho usato nei miei quadri recenti, tanto è vero che si vedono delle trasparenze particolari e delle sensazioni in quel senso lì.
belle le opere più metafisiche, mi sono commosso vedendo il ritratto del comune amico Aldo Ghidetti