Il patrimonio sommerso: su Rai Storia la nave romana di Albenga

Rai Storia - nave romana Albenga

Albenga |Italia, viaggio nella bellezza: “Il patrimonio sommerso. Un museo sul fondo del mare” sarà in onda lunedì 4 gennaio 2021, alle 21:10 su Rai Storia. Questa puntata di “Italia, viaggio nella bellezza” offre agli spettatori un’immersione nelle profondità del mare, alla scoperta dello straordinario patrimonio sommerso, un vero e proprio museo liquido, pieno di tesori. Si scopriranno le meraviglie della città sommersa di Baia e la storia della nave di Albenga, la più grande nave oneraria romana rinvenuta nel Mediterraneo. E ancora: il satiro danzante di Mazara del Vallo, capolavoro della statuaria in bronzo greca, rinvenuto nelle profondità del Canale di Sicilia, e l’incredibile scoperta dei rostri navali della battaglia delle Egadi, nell’isola di Levanzo, dove i romani sconfissero i cartaginesi ponendo fine alla prima guerra punica.

Pagine affascinanti della grande avventura dell’archeologia subacquea, disciplina che proprio in Italia ha visto la sua nascita negli anni ’50 del secolo scorso, grazie al lavoro di un pioniere come Nino Lamboglia. E che ha trovato nell’archeologo siciliano Sebastiano Tusa, scomparso nel marzo del 2019 nel tragico incidente aereo dell’Ethopian Airlines, un altro grande interprete di caratura internazionale.

Con interventi (fra gli altri) di: Cosimo Costa, Presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri; Barbara Davidde, archeologa – Istituto Centrale per il Restauro; Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia; Francesca Oliveri – archeologa, Soprintendenza del Mare; Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei; Gianni Ridella, Esperto di artiglierie navali; Piefrancesco Talamo – Direttore del Museo Archeologico dei Campi Flegrei; Simon Luca Trigona, archeologo subacqueo – Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona; Giuliano Volpe, archeologo, ordinario di Metodologia della ricerca archeologica all’Università di Bari.

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BAIA SOMMERSA. A pochi metri dalla superficie incontriamo le meraviglie della città sommersa di Baia, la lussuosa località di villeggiatura scelta dall’aristocrazia e dagli imperatori romani, sprofondata nel mare a causa del bradisismo dell’area dei Campi Flegrei. È uno dei luoghi simbolo dell’archeologia subacquea italiana. Area marina protetta dal 2002, Baia sommersa è oggi un esempio straordinario di un parco archeologico subacqueo visitabile. Grazie agli itinerari elaborati dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei, e agli strumenti multimediali messi a punto dal progetto MUSAS (Musei di Archeologia Subacquea), i visitatori, accompagnati dai diving locali autorizzati, possono nuotare tra i resti del sontuoso Ninfeo imperiale di Punta Epitaffio o tra gli ambienti dell’antica Villa dei Pisoni.

LA NAVE DI ALBENGA. Ci spostiamo poi in Liguria, e a 40 metri circa di profondità, incontriamo il famoso relitto di Albenga, la più grande nave oneraria romana mai rinvenuta nel Mediterraneo. È la nave con cui è nata, all’inizio degli anni ’50, l’archeologia subacquea italiana grazie all’instancabile lavoro di Nino Lamboglia. Grazie alla preziosa testimonianza del presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, Cosimo Costa, che nel febbraio del 1950 era a bordo del leggendario piroscafo Artiglio, rivivremo l’epopea della prima campagna di recupero delle anfore vinarie della nave di Albenga. E capiremo come, riflettendo sugli errori commessi in quella prima pioneristica esperienza, Nino Lamboglia elaborò le metodologie che sono tutt’ora alla base dell’archeologia subacquea. Eredi della sua lezione, sono oggi gli archeologi del Servizio Tecnico di Archeologia Subacquea della Soprintendenza della Liguria che proseguono le ricerche sul relitto di Albenga, coadiuvati dai carabinieri e dalla guardia costiera.

IL NAUFRAGIO DELLA SANTO SPIRITO. Sempre in Liguria, nell’area del promontorio di Portofino, scendiamo sino a 50 metri di profondità e incontriamo i resti appena scoperti di un relitto moderno, di epoca rinascimentale. Una nave imponente, affondata nelle vicinanze di Camogli. I resti individuati fanno pensare che si possa trattare della Santo Spirito, una delle navi più celebri che solcava il Mediterraneo nella seconda metà del ‘500, che affondò in quelle acque nel 1579, dopo essere partita dal porto di Genova mentre in città imperversava la peste. Una mistero affascinante da dipanare tra i documenti conservati nell’Archivio di Stato di Genova e i risultati che emergeranno dagli scavi effettuati sul relitto.

I ROSTRI DELLE EGADI. A 80 metri di profondità, nel mare limpido a largo dell’isola di Levanzo, incontriamo i rostri romani e punici della Battaglia delle Egadi, il sanguinoso scontro navale che nel 241 a.C. decise le sorti della prima guerra punica. Rappresentano una delle scoperte più importanti fatte dall’archeologia subacquea. E una delle eredità più preziose che ci ha lasciato Sebastiano Tusa (archeologo, soprintendente e poi assessore siciliano), tragicamente scomparso nel marzo del 2019 nell’incidente aereo del volo 302 dell’Ethiopian Airlines. Proprio il 10 marzo, lo stesso giorno della Battaglia delle Egadi. Il recupero dei rostri è il frutto della sua felice intuizione scientifica e della capacacità operativa della Soprintendenza del Mare siciliana. Grazie alla collaborazione con la RPM Nautical Foundation, a partire dal 2005 a oggi sono stati recuperati 20 rostri navali e, per la prima volta nella storia dell’archeologia, è stato indivudato il sito esatto di una battaglia navale antica.

IL SATIRO DANZANTE. Infine, scendiamo a 500 metri di profondità, negli abissi del Canale di Sicilia, tra Pantelleria e Capo Bon in Tunisia, lì dove la rete a strascico del peschereccio Capitan Ciccio di Mazara del Vallo ha pescato nel 1998 il celebre Satiro Danzante, una meravigliosa statua in bronzo, uno dei rarissimi bronzi antichi che si sono conservati. Dopo i Bronzi di Riace, si tratta del ritrovamento sottomarino più sensazionale e conosciuto. Dopo un lungo restauro presso l’Istituto Centrale per il Restauro, il Satiro fu esposto nel 2003 a Montecitorio, e nel 2005 rappresentò l’Italia in Giappone nell’Expo di Aichi del 2005. Fu proprio sfruttando la grande popolarità del Satiro che Sebastiano Tusa convinse la politica siciliana a creare nel 2004 una Soprintendenza interdisciplinare interamente dedicata al Mare, esempio unico in tutta Europa (esiste solo in Grecia una struttura simile), e oggi modello di riferimento per la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo appena nata.

Il viaggio alla scoperta del patrimonio sommerso si chiude volgendo lo sguardo verso quegli abissi sempre più profondi nei quali oggi arrivano i moderni robot utilizzati dalla ricerca archeologica. Il patrimonio culturale che giace nei nostri è un patrimonio dell’Umanità. Un patrimonio prezioso e fragile. Ce lo ha ricordato l’UNESCO, 20 anni fa, nella Convenzione del 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo. E l’Italia, al centro del Mediterraneo e con 8 mila chilometri di coste, è chiamata a giocare un ruolo da protagonista nella protezione e valorizzazione di questo patrimonio.