Liguria. Sono 160.700 e rappresentano il 26,8% degli occupati in Liguria: sono i lavoratori indipendenti, il 2,9% del totale nazionale. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio studi Confartigianato (fonte Istat, gli ultimi disponibili sono relativi al 2014), in Liguria l’incidenza di questi lavoratori sul totale è l’ottava d’Italia e ben due province liguri, Savona e Imperia, si collocano tra le prime 20 nella classifica relativa a questo indicatore (rispettivamente, al settimo e al ventesimo posto). A livello regionale troviamo ai primi posti Molise (33% sugli occupati totali), Abruzzo (28,5%) e Basilicata (28,2%). In fondo alla classifica c’è la Lombardia con il 21,9%, preceduta da Friuli Venezia Giulia (22,1%) e Trentino Alto Adige (22,6%).
Tra 2014 e 2013 i lavoratori liguri indipendenti sono rimasti quasi invariati (si registra una leggera crescita dello 0,1%). Osservando il lungo periodo (rispetto al 2004) emerge invece un forte calo, pari al -15,1%. A livello nazionale il calo tra 2014 e 2013 è stato dello 0,2%, mentre negli ultimi dieci anni gli indipendenti sono diminuiti del 12,1%.
«Malgrado la crisi abbia pesantemente inciso negli ultimi anni anche su questa importante fetta di lavoratori liguri – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – il lavoro indipendente resta ancora fondamentale nella nostra regione, con picchi a Savona e Imperia. Occorre però superare a livello nazionale le discriminazioni che ancora esistono tra lavoratori dipendenti ed indipendenti, cioè tra lavoratori che sembrano di serie A e altri di serie B, più volte denunciate dalla nostra associazione, livellando i diritti e allargandoli così a tutti. Sarebbe opportuno rivedere complessivamente gli interventi dello stato sociale perché le discriminazioni spaziano, solo per fare qualche esempio, dal riconoscimento della malattia grave e prolungata alle differenze di durata e assistenza dei figli per la maternità , dall’andare in pensione tre mesi dopo fino alla impossibilità di utilizzare la legge 104 per l’assistenza familiare».
Per quello che riguarda le province liguri, Genova è quella che conta il maggior numero di lavoratori indipendenti della regione, 79.800, il 24,5% del totale. Nel lungo periodo il calo è stato del 16,1%. Tra 2014 e 2013 invece Genova ha registrato uno dei maggiori incrementi tra le province italiane: +2,9%, al 41esimo posto in Italia (al primo posto si colloca Verona, +21,7%).
A Savona, con 36.600 lavoratori indipendenti, l’incidenza sul totale degli occupati nella provincia è del 33,8%. Gli indipendenti savonesi, tra 2014 e 2013, sono diminuiti del 3%, mentre nel lungo periodo il calo è stato dell’11,6%. Nell’imperiese i lavoratori indipendenti sono 24.600. Incidono per il 30,1% sugli occupati totali e aumentano dello 0,6% tra 2014 e 2013. Il calo rispetto al 2004 è stato del 19%. Chiude La Spezia con 19.700 lavoratori indipendenti nel proprio territorio provinciale, il 23,5% del totale degli occupati. Calati del 5,4% tra 2014 e 2013, rispetto a dieci anni fa la diminuzione è stata dell’11,8%.