“In qualità di Reti Associative Nazionali rappresentiamo le organizzazioni di volontariato che da sempre – in Liguria – assicurano alla popolazione la grande maggioranza degli interventi di soccorso sanitario territoriale e dei servizi di trasporto sanitario. Portiamo la voce di tutti i volontari e dei soccorritori che ogni giorno, ventiquattro ore al giorno e con qualunque tempo, sono accanto a chi soffre nei momenti più difficili.” si legge in un comunicato congiunto delle Reti Associative Nazionali: C.R.I. Croce Rossa Italiana – Comitato Regionale Liguria; A.N.P.A.S. Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – Comitato Regionale Liguria; Federazione Regionale delle Misericordie della Liguria; A.N.A.S. Associazione Nazionale di Azione Sociale – Liguria.
«Siamo persone abituate, per formazione e per tradizione, a fare molto, parlando poco; a rimboccarci le maniche, anche quando le risorse purtroppo scarseggiano ed è necessario, giorno dopo giorno, fare sempre meglio avendo a disposizione sempre meno. Abbiamo sempre creduto e crediamo che stia in questo la forza del volontariato: essere capaci di continuare ad aiutare prima gli altri, anche quando si avrebbe bisogno d’aiuto.
Per questo siamo rimasti in silenzio, nonostante le gravi difficoltà del momento. Tuttavia, le notizie che sono recentemente apparse sugli organi di stampa, rispetto alla situazione di criticità attraversata dal sistema di trasporto sanitario in Liguria, in particolare sul territorio genovese, ci impone di condividere alcune riflessioni. Non possiamo, infatti, far finta di non sentire un campanello d’allarme che da ormai troppo tempo sta continuando a suonare.
Grazie all’impegno quotidiano delle organizzazioni di volontariato e all’esemplare collaborazione tra i nostri soccorritori e il personale, medico, infermieristico e tecnico, del sistema 118 ligure, la Liguria – a dispetto di un territorio certamente complesso – è ai primi posti per tempestività di reazione, oltre che per efficienza del sistema di soccorso sanitario. Il nostro lavoro di squadra, medici, infermieri, tecnici e soccorritori, continua, ogni giorno, a salvare vite: arriviamo, arriviamo presto, e facciamo di tutto, per fare la differenza.
L’esperienza della pandemia, troppo spesso già dimenticata, ha mostrato quale forza possa garantire il volontariato organizzato nel superare un’emergenza di proporzioni immani, la lotta contro un nemico sconosciuto, a cui nessuno era preparato. Le istituzioni ci hanno chiamato “eroi”, appuntandoci, qua e là, qualche medaglia sul petto, ma nel concreto, dopo poco, sono tornate a darci quotidianamente per scontati.
Le organizzazioni di volontariato si prodigano ogni giorno per assicurare alla popolazione tutti i servizi necessari, sopperendo alla crescente carenza di volontari, specchio evidente dei mutamenti sociali, e all’aumento indiscriminato dei costi sostenuti – dal carburante, ai mezzi di soccorso, al materiale e ai dispositivi sanitari – solo con le proprie forze e grazie all’affetto e alla vicinanza dei cittadini, anche dei meno fortunati, i quali contribuiscono sempre con generosità, per sostenere la missione di chi aiuta il prossimo.
A fronte del chiaro valore sociale, ma anche del grande contributo economico, che le organizzazioni di volontariato assicurano al Sistema Sanitario Regionale, concorrendo al contenimento della spesa e al mantenimento di un elevato standard di qualità (la cronaca recente ha mostrato a quali sperequazioni possa portare il prevalere di interessi economici nei sistemi di soccorso), l’impressione è quella che noi volontari dobbiamo “accontentarci di quel che cade dal tavolo”. I dati, purtroppo, ci mostrano che i rimborsi riconosciuti dalla Regione Liguria non sono nemmeno sufficienti a coprire i costi vivi del servizio, il quale sopravvive solo grazie alla buona volontà di chi opera e alla generosità dei cittadini.
Sino ad ora siamo riusciti a tenere dritta la barra, ma i problemi che cominciano ad emergere altro non sono se non l’anticipazione di quello che potrà accadere senza un intervento risolutivo: proseguendo su questa strada, molte organizzazioni di volontariato saranno inevitabilmente costrette alla chiusura e vaste aree del territorio ligure rischiano di dover abbandonare un presidio fondamentale. Il pericolo sempre più concreto è quello di dover dire dei “no”, non perché non vogliamo esserci, ma perché non potremo più esserci. Già oggi, soprattutto nel genovese, le sedi non sono in grado di rispondere a tutte le richieste di trasporto sanitario, peraltro sempre crescenti, per carenza di risorse e di personale. Il tempo in cui anche le ambulanze di emergenza inizieranno a scarseggiare non è poi così remoto.
Vogliamo, invece, tornare a guardare al futuro: tornare a investire in formazione e in mezzi sempre più moderni, per garantire ai cittadini liguri, di oggi e di domani, il soccorso e l’assistenza che meritano.
Serve intervenire subito, per assicurare un sistema di trasporto sanitario pubblico, equo, sostenibile e disponibile per coloro che ne hanno bisogno. L’alternativa è solamente la riduzione del servizio, a tutto discapito dei cittadini che ne hanno bisogno. Occorrono scelte coraggiose che non mettano in dubbio il diritto alla salute, per realizzare un sistema sanitario regionale efficiente, ma anche giusto e attento alle necessità dei più deboli.
Lavoriamo ogni giorno e continueremo senz’altro a lavorare, in tutte le sedi istituzionali regionali, per contribuire a realizzare questo obiettivo, convinti di tutelare un interesse pubblico prioritario. Per legge le nostre Reti Associative non conducono “trattative” (come qualcuno ha scritto): non rappresentiamo un interesse privato, ma partecipiamo a un percorso permanente di amministrazione condivisa, con il solo obiettivo di assicurare alle persone una risposta adeguata a bisogni essenziali.
Ora, però, non c’è più tempo! Pur nelle ristrettezze di un bilancio gravemente compromesso, la politica deve avere la forza di decidere quali sono gli impegni rispetto ai quali non si può fallire. Noi ci saremo, ma le capacità e le risorse per rimediare a ciò che la mano pubblica non offre sono ormai esaurite.»