Regione Liguria, addizionale Irpef: tre scaglioni e calo della pressione fiscale sulle fasce deboli

Il Palazzo di Regione Liguria in Piazza De Ferrari a Genova

In Consiglio regionale con 16 voti a favore (maggioranza), 4 contrari (Lista Ferruccio Sansa presidente e Linea Condivisa) e 6 astenuti (Pd-Articolo Uno, Movimento5Stelle, Gruppo misto-Azione) è stato approvato il Disegno di legge 175 “Modifiche alla Legge di Stabilità della Regione Liguria per l’anno finanziario 2024 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2024-2026).

Il provvedimento garantisce la coerenza della disciplina dell’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche con l’articolazione degli scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche stabilita dal decreto legislativo n. 216 del 30 dicembre.2023 per l’anno d’imposta 2024. In particolare il disegno di legge regionale uniforma la normativa regionale ai tre scaglioni di reddito, previsti dalla recente normativa statale attuativa della riforma fiscale, e abroga il comma 2 dell’articolo 3 della Legge di Stabilità regionale, che prevedeva una maggiorazione all’aliquota di base dell’addizionale regionale all’Irpef per il secondo scaglione di reddito pari a 0,56 punti percentuali ottenendo, in questo modo, una riduzione della pressione fiscale sui redditi sino a 28 mila euro a cui viene azzerata, e non solamente diminuita, la maggiorazione dell’aliquota dell’addizionale regionale. Le nuove disposizioni regionali, dunque, salvaguardano i criteri di progressività: per i redditi oltre 28 mila euro e sino a 50 mila viene applicata la maggiorazione del 1,95% e per i redditi oltre 50 mila la maggiorazione del 2 per cento.

Alessandro Bozzano (Cambiamo con Toti presidente) ha illustrato la relazione di maggioranza in cui ha descritto il provvedimento nel dettaglio e ogni singolo articolo. Bozzano ha sottolineato il rispetto «del principio di progressività del disegno di legge» e ha precisato: «C’è una chiara riduzione fiscale sui redditi fino a 28 mila euro, assicurando la razionalità del sistema tributario nel suo complesso». Dopo avere ricostruito l’iter del provvedimento in commissione, il consigliere ha auspicato la maggiore condivisione possibile del testo. Bozzano ha ricordato, infine che la soglia dei 28 mila euro per l’esenzione è stata adottata anche da diversi altri stati europei e ha precisato che non ci sarà una riduzione delle risorse per altri servizi e per il welfare e ha sottolineato che la manovra regionale «è molto prudente».

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Ferruccio Sansa (Lista Ferruccio Sansa presidente) ha illustrato la relazione di minoranza e ha manifestato perplessità sulla politica fiscale del governo da cui discende il disegno di legge regionale. Il consigliere ha sottolineato che «il sistema fiscale dovrebbe tutelare le fasce più deboli», ma il governo nazionale sarebbe quello meno titolato a fare una riforma fiscale in quanto starebbe smantellando il sistema che, invece, è necessario per garantire i servizi a tutti i cittadini. Rispetto al disegno di legge regionale, Sansa ha criticato le maggiorazioni applicate nel secondo scaglione di reddito che, dunque, ne uscirebbe impoverito. «Pagando meno tasse – ha concluso, annunciando voto negativo al testo – diminuiranno le risorse e ci saranno meno fondi per i servizi destinati a tutti i cittadini e ci sarà meno uguaglianza».

Sergio Rossetti (Gruppo misto-Azione) ha espresso forti perplessità e ha dichiarato: «Tanti anni fa questa esenzione era già presente negli atti della giunta regionale presieduta da Claudio Burlando, ma la differenza è che allora non si chiedevano maggiori risorse a coloro che avevano redditi più alti, ma capiamo che la situazione, oggi, sia complicata e difficile». Rossetti ha lamentato che l’esenzione dell’aliquota sia solo per un anno e l’assenza di un approfondimento con la giunta per rivedere le aliquote regionali e ha precisato: «Oggi non si riducono le tasse, ma queste vengono solo spostate». Il consigliere ha apprezzato, invece, l’apertura di un confronto della giunta con i sindacati, ma ha chiesto che questo confronto sia strutturale.

Gianni Pastorino (Linea Condivisa) ha dichiarato: «Un provvedimento fiscale che non si dota di una forma strutturale è un “non senso”» e ha spiegato: «Questo testo, quindi, non è una presa di posizione condivisa e consapevole da parte della Regione». Secondo il consigliere il dibattito dovrebbe approfondire la correlazione fra pressione fiscale e miglioramento del welfare e ha espresso critiche contro le ipotesi, avanzate a livello nazionale, di un’unica aliquota sociale: «Sarebbe una retrocessione dello Stato che, invece, deve avanzare». Pastorino, infine, ha ricordato che le riforme fiscali «devono essere strutturali, e non per un solo anno, e devono rispettare i criteri di proporzionalità e di redistribuzione».

Luca Garibaldi (Pd-Articolo Uno) ha precisato: «Questa non è una manovra fiscale, ma solo un aggiornamento annuale». Il consigliere ha rilevato che il Governo non ha aggiunto fondi e questo potrebbe nei prossimi anni mettere in difficoltà le Regioni, «invece la Liguria ha deciso di rimodulare le aliquote prima della riforma fiscale nazionale e in via eccezionale». Il consigliere, inoltre, ha definito il disegno di legge una semplice «operazione contabile» e non una manovra strutturale e ha ipotizzato che dietro queste misure ci siano obbiettivi politici per accrescere il consenso nelle prossime elezioni europee. Garibaldi ha ricordato, infine, il difficile contesto finanziario della Regione e, in particolare, il debito di bilancio nel settore sanitario.

Fabio Tosi (Mov5Stelle) ha rilevato: «Questa riforma fiscale è una manovra da campagna elettorale, viste le dichiarazioni fatte dal presidente Toti nei giorni scorsi, ma ricordo che i cittadini che hanno un reddito sotto il 15 mila euro erano già esenti, quindi non cambia nulla e, dunque, la cifra di cittadini liguri che non pagheranno la aliquota è molto più bassa di quella dichiarata». Il consigliere ha, poi rilevato che la cifra risparmiata a vantaggio dei cittadini con il reddito fino a 28 mila è molto bassa e non sarà determinante per migliorare la loro qualità della vita. Il consigliere ha annunciato, in dichiarazione di voto, l’astensione del gruppo.

Roberto Centi (Lista Ferruccio Sansa presidente) è intervenuto prima della votazione del Disegno di legge e ha annunciato il voto contrario del gruppo rilevando che si tratta di «una manovra temporanea che riguarda una parte molto limitata di cittadini ed è un mero adeguamento ad una politica fiscale nazionale». Centi ha espresso contrarietà alla scelta nazionale di ridurre le fasce reddituali su cui applicare le aliquote fiscali e si è dichiarato a favore, piuttosto, di un incremento delle fasce differenziate e ha paventato forti conseguenze della politica fiscale nazionale una volta che sarà attuata anche l’autonomia differenziata.

Stefano Anzalone (Gruppo misto-Progresso Ligure) è intervenuto prima della votazione del provvedimento e ha replicato alle obiezioni espresse da consiglieri di minoranza e, dopo avere ricordato la grande evasione fiscale che caratterizza l’Italia, ha sottolineato l’importanza dell’annullamento dell’aliquota regionale per i detti più bassi che pagano le tasse. Anzalone ha criticato, al contrario, l’adozione a suo tempo da parte del governo, del reddito di cittadinanza. Anzalone ha annunciato voto favorevole.

Il presidente della giunta con delega a bilancio Giovanni Toti: ha ribattuto alle critiche di consiglieri di minoranza. «Certamente questo provvedimento è un pezzetto e non è il tutto, ma stiamo ragionando dell’applicazione temporanea di una riforma fiscale che il Governo e il Parlamento hanno voluto in moduli ed è stato fatto – ha spiegato il presidente – un primo modulo, dando un’opzione alle amministrazioni locali di adeguarsi al primo modulo della riforma, in attesa dell’elaborazione del secondo modulo, che sarà quello sulla fiscalità locale e mi auguro – ha detto – che entro la fine dell’anno questo Consiglio possa analizzare una riforma fiscale complessiva che, sommando la riforma nazionale alla riforma locale, possa poi dare una struttura e una continuità nel tempo che tutti auspichiamo e un alleggerimento complessivo della pressione fiscale». Il presidente ha, dunque, motivato questo primo provvedimento regionale con la volontà di adeguarsi alle prime direttive nazionali. Il presidente ha aggiunto: «Questa riforma fiscale non credo ridurrà le tasse, non aumenterà particolarmente la pressione fiscale, come non la ridurrà, e nel complesso ci aspettiamo un gettito sostanzialmente invariato, ma la rimodula e riduce le imposte alle famiglie che maggiormente hanno visto il loro tenore di vita intaccato dall’ondata inflattiva, lascia una proporzionalità importante tra chi questa riforma la vivrà come un beneficio, avendo più soldi in tasca, e chi invece è chiamato a dare un contributo anche un po’ maggiore di quello che dà oggi». Toti ha precisato che la riforma, inoltre, va nella direzione dello sviluppo: «Certamente non lasciamo nelle tasche dei liguri, perché non potremmo evidentemente permettercelo, migliaia e migliaia di euro, ma quei soldi non si distruggono: possono finire nel risparmio, ma io mi immagino che ci sia una spinta ai consumi e quindi nel Prodotto Interno Lordo di questa Regione, dunque in qualche modo in maggiori introiti fiscal, dovuti alla crescita dell’economia nel nostro territorio». Il presidente ha rilevato che circa 900 mila contribuenti liguri pagheranno, comunque, qualche cosa in meno. Il presidente Toti, infine, ha ricordato le misure a sostegno della popolazione già assunte dalla giunta regionale con le agevolazioni già attuate nel trasporto pubblico locale per i giovani e il mantenimento degli abbonamenti dei pendolari per l’anno in corso.