Fondazione Antonio Dalle Nogare: mostra “Under the Spell of Duchamp”

Marcel Duchamp, Detail from: De ou par Marcel Duchamp ou Rrose Sélavy (commonly known as Boîte-en-valise or Box-in-a-valise), Series C, 1958. The complete set of 68 miniature replicas and reproductions of works by the artist, mounted on and contained in the original cardboard, paper, wood and cloth-covered box. Credit: Courtesy of Antonio Dalle Nogare Collection, Ph. Hannes Ochsenreiter

La Fondazione Antonio Dalle Nogare presenta – dal 13 aprile 2024 al 28 dicembre 2025 – la nuova mostra della collezione, dal titolo Under the Spell of Duchamp, a cura di Eva Brioschi.

Il titolo fa riferimento all’influenza di Marcel Duchamp spesso definita come una sorta di incantesimo (spell), sotto il quale, molte/i delle/degli artiste/i del secolo scorso, hanno realizzato le proprie opere. Duchamp è considerato il preconizzatore dell’arte concettuale ante litteram, poiché il suo desiderio di liberare l’artista dal giogo della produzione di opere – create col solo intento di appagare la “visione retinica” – e il suo desiderio di desacralizzare il gesto artistico inteso come furore creativo, hanno provocato negli artisti delle generazioni successive riflessioni sull’essenza stessa del fare arte.

L’idea, il processo, il momento progettuale, diventano così più importanti dell’oggetto residuale che, in conseguenza di questi, prende forma, o semplicemente “appare”.

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La mostra ha il proprio fulcro in una delle opere iconiche del maestro francese: La Boîte en Valise. Quest’oggetto misterioso, definito una casa portatile, un museo in una scatola, un corpo di lavori, una macchina di acculturazione, può essere considerato come un dispositivo per decifrare le diverse pratiche delle/degli artiste/i incluse/i in questo nuovo progetto espositivo. Concepita durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e assemblata in diverse serie lungo i decenni successivi – per un totale di 300 esemplari -, questo museo portatile è costituito da una valigia, o da una scatola, all’interno del quale Duchamp ha inserito 69 miniature e riproduzioni di sue opere. Un contenitore che diventa un mezzo per tenere la propria vita “a portata di mano”, per poter viaggiare leggeri con tutto il necessario, e per potersi sentire a casa, in ogni parte del mondo.

Nelle due sale del primo piano della Fondazione una selezione di opere – per la maggior parte di recente acquisizione -, provenienti dalla collezione di Antonio Dalle Nogare, è allestita in un dialogo libero e inatteso con La Boîte en Valise.

Nella sala dove l’opera è aperta e dispiegata, a mostrare gran parte del proprio contenuto all’interno di una teca posta al suo centro, le pareti circostanti sono occupate da quattro importanti artisti del XX secolo, la cui poetica può essere messa in relazione con alcune delle più sovversive pratiche duchampiane. Il ready-made (l’oggetto di uso comune traslato all’interno dello spazio espositivoe elevato al rango di opera d’arte) viene elaborato in chiave surrealista – Christo –, oppure utilizzato come significante che consenta di condurre un discorso caustico e critico nei confronti della società americana, attraverso l’assemblaggio di oggetti di natura industriale – Kienholz . Il rapporto tra unico e molteplice, tra la parte e il tutto, tra originale e copia, che il contenuto della Boîte richiama in vari modi, si manifesta nelle opere di Breer, Cadere e De Maria, con accezioni e significati specifici.

All’interno della seconda sala, invece, le opere sono suddivise in aree che possono essere individuate da idee-chiave, che hanno risonanza con alcuni principi fondativi dell’arte concettuale.

Per uno di questi gruppi il pattern, il modulo, rappresentano la cifra della pratica artistica intesa come fedele e devota attuazione di uno statement (Buren, Mosset, Parmentier, Toroni, Posenenske, Tilson). Per altri il processo creativo entra in conflitto con le logiche delle istituzioni museali, consentendo un disvelamento dei rapporti di potere e cura, che sottostanno ai contesti espositivi (García Torres, Byrne). Mentre per un altro insieme di opere (Broodthaers, García, Pietroiusti) l’aura dell’artista, il suo pensiero, la sua volontà, sono gli elementi costituivi di una fiducia che sconfina nella fede, mentre il “manufatto” svanisce o diventa un oggetto magico, che vive per un instante, oppure solo nella mente di chi guarda.

Fondazione Antonio Dalle Nogare | Rafensteiner Weg 19, Bolzano | T. + 39 0471 971626 | www.fondazioneantoniodallenogare.com