Ottobre De Andrè: musica, ricordi ed emozioni

di Alfredo Sgarlato – Nuova edizione di Ottobre De Andrè, la manifestazione curata dai Fieui di Caruggi, che ha il suo culmine nel Gran Concerto per Don gallo al Teatro Ambra. Dopo il ricco antipasto di “Piazzetta De Andrè”, con sei tribute band in giro per le piazza di Albenga (tutti validi, ma il Duo Sciapò ci sono sembrati i più coinvolgenti), il pomeriggio di domenica 15 è dedicato alla storia della musica italiana. Si parte con Ninè Ingiulla, avvocato nella vita, musicista e attore per passione, che con De Andrè ha una somiglianza nella voce che appare incredibile. Con grande pathos sceglie alcune canzoni di Faber, e ha la capacità di scegliere tra le meno abusate nei tributi, pescando da “Rimini” e da “La buona novella”, o quella “Il bombarolo”, che De Andrè preferiva non cantare dal vivo perché temeva di diventare cattivo maestro. Certo, “Bocca di rosa” e “La canzone di Marinella” non possono mancare, e il folto pubblico apprezza molto le sentite e valide interpretazioni di Ninè Ingiulla.

Secondo set con Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale, che hanno fatto parte dei Matia Bazar, ma in periodi diversi. Poi dopo un incontro casuale hanno scoperto di avere un’ottima intesa umana e artistica, e hanno formato un duo con cui riprendono i successi del gruppo genovese. Si potrebbe pensare che in versione così scarna le canzoni patiscano, e invece il tocco raffinato di Marrale, ottimo chitarrista, dà un’inedita veste swing a grandi brani come “Per un’ora d’amore”, “Solo tu”, “Stasera, che sera”, “Vacanze romane”, che Silvia Mezzanotte interpreta perfettamente, e tenendo benissimo il palco. Pubblico in delirio e standing ovation finale per queste colonne della musica pop italiana.

A questo punto si verifica un guasto all’impianto elettrico: per fortuna i tecnici audio, i Fratelli Croce e Alessandro Mazzitelli, riescono a risolverlo, la pazienza di pubblico e musicisti viene premiata, e può salire sul palco Drupi. Con grande simpatia il musicista di Pavia racconta la sua storia di musicista e uomo, snobbato dalle giurie festivaliere ma adorato dal pubblico, e non solo in Italia, e riprende le sue canzoni più famose, come “Sereno è”, “Sambariò” o “Vado via”, originariamente scritta per Mia Martini, che però glie la regalò, e quelle più recenti, molte delle quali scritte dal nostro Franco Fasano, o autografe come “Il gatto e il topolino”, scritta con la moglie Dorina, che racconta scherzosamente la loro storia. Una band affiatata da alle canzoni una potente veste rock-blues, e il pubblico si diverte un mondo. Una serata ricca di emozioni, di bella musica e di tanta umanità.

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*Foto di Roberto Ruaro