Realtà e prospettive del territorio savonese

Lo sguardo degli altri su Savona: metà degli italiani la conosce e chi l’ha visitata la apprezza. Numerosi i fattori di attrazione, ma per rilanciare lo sviluppo del territorio sono indispensabili gli investimenti infrastrutturali. Per immaginare il futuro, serve aprire oggi la «vertenza Savona»

Luciano Pasquale
Nella foto: Luciano Pasquale

Questi sono i principali risultati della ricerca «Realtà e prospettive del territorio savonese: scenari praticabili di sviluppo locale» realizzata dal Censis per la Fondazione Agostino De Mari, che è stata presentata oggi a Savona da Luciano Pasquale, presidente della Fondazione De Mari, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, e Giorgio De Rita, Segretario generale del Censis, con i saluti istituzionali di Marco Russo, Sindaco di Savona, e di Pierangelo Olivieri, Presidente della Provincia di Savona.

Savona vista dagli altri. Il 45,2% degli italiani afferma di conoscere la città di Savona, cioè sa collocarla geograficamente ed è al corrente delle sue caratteristiche principali. Il dato aumenta al 52,3% tra i giovani e al 50,4% tra i laureati. Il 27,0% sa solo collocarla sulla mappa dell’Italia, mentre il 24,4% non la conosce. Riguardo al territorio della provincia, il 41,1% lo conosce, il 27,5% al massimo lo sa collocare sulla cartina, il 29,2% non ne sa nulla. Al 41,7% degli italiani la parola «Savona» fa venire in mente la regione Liguria, al 31,1% il mare e le spiagge, al 25,7% il turismo e le vacanze, al 15,0% la provincia italiana, al 12,0% le crociere. Perciò è importante promuovere nell’immaginario collettivo un profilo distintivo di Savona. Però il 79,9% di chi ha soggiornato in città ne dà un giudizio positivo. Anche per il territorio provinciale il dato del giudizio positivo è elevato: 80,6%. «Se la conosci, la apprezzi»: ecco l’equazione che vale per Savona e la sua provincia, un territorio che lascia un buon ricordo nei visitatori e evoca una immagine positiva.

I fattori di attrazione. Savona offre tanto per attrarre quel 25,4% di italiani a cui piacerebbe vivere in contesti urbani minori, più raccolti, in comuni con al massimo 60.000 abitanti. Esprime questo desiderio soprattutto il 31,1% dei giovani, il 32,7% dei laureati, il 38,6% delle persone con redditi alti. Infatti Savona è dotata di buoni servizi per l’infanzia: 31 posti negli asili nido ogni 100 minori di 0-2 anni (in linea con la soglia minima stabilita a livello europeo del 33%). E nel 65,2% dei comuni della provincia sono presenti servizi socio-educativi per la prima infanzia (un dato più alto del 52,6% medio della regione Liguria e del 60,1% riferito all’Italia nell’insieme). Savona offre anche una scuola primaria performante, con studenti dalle competenze adeguate nei test Invalsi in quota superiore al dato medio nazionale. C’è poi un tessuto associativo vitale, che rappresenta un fattore aggregante e promotore del benessere sociale: 350 organizzazioni, pari a 13,1 ogni 10.000 abitanti, cioè il doppio del dato medio nazionale, pari a 7,2 enti del terzo settore ogni 10.000 abitanti. Ampia è l’offerta culturale, con 38 strutture museali sul territorio e 46.678 visitatori nel 2020 (in media 1.414 per istituto museale). Ampia è anche l’offerta sportiva: 455 società sportive, cioè 166 ogni 100.000 abitanti, rispetto a una media di 136 per 100.000 abitanti in Liguria e 104 in Italia. Tutti fattori di attrazione importanti per un territorio che si distingue per avere il primato nazionale della popolazione più anziana (il 29,7% dei residenti ha 65 anni e oltre, rispetto a una media nazionale del 23,8%).

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Rilanciare lo sviluppo del territorio. Il driver del turismo è ripartito: Savona è l’ottava provincia italiana per tasso di turisticità, con 19,6 giornate di presenza dei turisti negli esercizi ricettivi per abitante. Le presenze turistiche registrate nel 2021 sono state 4,2 milioni, il 30,8% in più rispetto all’anno precedente, dopo aver registrato un -39,9% nel 2020 a causa della pandemia. Il 22,0% delle presenze sono riferibili a turisti provenienti dall’estero. Ma è essenziale potenziare anche altri settori trainanti per invertire la contrazione dell’economia registrata già nel decennio pre-Covid: -15,5% del Pil provinciale. Innanzitutto, l’industria manifatturiera, che genera il 15,5% del valore aggiunto provinciale, con una produttività di 94.000 euro di valore aggiunto per occupato (rispetto ai 61.549 euro per occupato riferiti al totale dei settori). Poi il terziario, che genera il 73,0% del valore aggiunto provinciale, il commercio (il 10,3% del valore aggiunto totale) e la logistica (il 4,8% del valore aggiunto totale). Per questo è importante rafforzare l’attività dei porti: nel 2021 si sono registrati movimenti per 14 milioni di tonnellate di merci (+11,8% rispetto al 2020) e 394.000 passeggeri (+77,8%).

Il nodo dei nodi: il deficit infrastrutturale. C’è però la ineludibile necessità di realizzare presto investimenti sulle reti di mobilità stradale e ferroviaria per fluidificare gli spostamenti all’interno del territorio provinciale e per favorire i flussi in ingresso e in uscita da Savona. Per recuperare lo storico ritardo della dotazione infrastrutturale, sarebbe opportuna una sorta di Consensus Conference provinciale che certifichi che l’investimento infrastrutturale oggi è l’esigenza di tutti ed è la priorità numero uno per promuovere un nuovo ciclo di sviluppo del territorio. La pressione da mettere in campo in questa fase potrebbe prendere la forma di in un protocollo condiviso dagli attori istituzionali, economici e sociali per aprire la «vertenza Savona». Perché una migliore mobilità renderebbe il Savonese più attrattivo per gli investimenti privati e genererebbe un effetto moltiplicatore sulla capacità produttiva e sullo sviluppo locale. Il Piano Regionale Integrato delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti (Priimt) prevede negli anni a venire un programma di interventi infrastrutturali pari complessivamente a 8,7 miliardi di euro per la provincia di Savona, di cui 785,2 milioni di euro destinati a interventi da realizzare entro il 2030. Grazie a questo investimento, si genererebbe sul territorio un valore aggiunto addizionale cumulato di almeno 4 miliardi di euro.