Raddoppio ferroviario Finale – Andora, Confagricoltura Savona: effetti positivi o negativi?

Luca De Michelis

Si fa un gran parlare degli effetti positivi e negativi del futuro, possibile, raddoppio ferroviario Finale – Andora. «Molto probabilmente – osserva il presidente di Confagrcoltura Savona, Luca De Michelis – per quello che riguarda il florovivaismo e l’agricoltura nelle sue varie attività le ricadute in positivo saranno limitate. Al momento non sussiste all’interno della filiera florovivaistica a livello europeo nessun esempio significativo di trasporto organizzato stabile via ferrovia e probabilmente non esiste ne è prevedibile una tratta con valori che giustifichino treni completi. Tale tipo di trasporto, che pure ha fatto la storia del florovivaismo sanremese e albenganese da fine ‘800, è oggi inutilizzato con la fine del trasporto merci a collettame. La stragrande maggioranza dei mezzi pesanti sull’Autostrada dei Fiori sono inoltre mezzi che sono in transito, senza avere né origine né destinazione finale in Liguria. Allo stesso modo i treni merci oggi in transito sulla linea hanno queste caratteristiche.»

«È discutibile inoltre il beneficio che ne potrebbe trarre la comunità residente di cui gli agricoltori fanno parte. I benefici maggiori, dal lato ferroviario, sono infatti attesi per il trasporto passeggeri, dato che la diminuzione del tempo di percorrenza effettivo può rendere maggiormente attrattivo il trasporto ferroviario sulla media e lunga percorrenza e incentivare l’apertura di nuovi servizi. Tali però sono solo previsioni ottimistiche. Il rischio maggiore delle nuove stazioni di Pietra, Borghetto e soprattutto Albenga è la distanza dal centro di riferimento. Nei precedenti raddoppi c’è sia l’esempio positivo di Taggia, che pur fuori dal centro abitato, serve meglio della precedente stazione di Arma un comprensorio vasto. All’estremo opposto, la stazione di Diano è mal collegata e mal servita e fa molto rimpiangere il passato. Alcune limitazioni sarebbero in teoria facilmente risolvibili riorganizzando e integrando il trasporto pubblico su gomma con quello ferroviario, ma l’attenzione che si dà a questi servizi è al momento limitata. Il progetto di spostamento della ferrovia andrebbe a occupare e compromettere irrimediabilmente circa un centinaio di ettari di terreno agricolo. Negli ultimi decenni la perdita di terreno agricolo è la principale minaccia che ha il territorio. Uno spazio agricolo, nel caso un prodotto non abbia più mercato, può essere facilmente convertito a nuove colture, e la Piana Albenganese ha saputo storicamente reinventarsi periodicamente, garantendo reddito e lavoro con i propri prodotti. Uno spazio edificato abbandonato non produce più reddito ed è difficilissimo da riconvertire all’agricoltura.»

«Di più, la perdita di spazio coltivabile fa perdere massa critica alle produzioni ingaune, mettendole a rischio di progressiva marginalizzazione a vantaggio di zone produttive con spazi maggiori. Le aziende sono inoltre preoccupate per gli impatti diretti dei lavori: le polveri sollevate rischiano di danneggiare le colture, lo smarino può avere un impatto ambientale sia in fase di scavo che di smaltimento, i lavori possono rendere difficile l’attività logistica di export primaverile e inoltre già in passato lo scavo di tunnel autostradali e ferroviari ha causato profonde mutazioni del tessuto idrogeologico, incluso prosciugamento di fonti e pozzi. Questo per tacere delle imprese che saranno costrette a chiudere perché attraversate dal tracciate. L’agricoltura savonese e ingauna nello specifico non è nemica del progresso, ma non può essere sempre l’unica a pagare il conto.» conclude De Michelis.

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