Coronavirus, Confprofessioni: emergenza economica rischia di essere più grave di quella sanitaria

Imprese manager al lavoro

Milano / Roma | Confprofessioni si mobilita contro l’emergenza Coronavirus. «Siamo di fronte a una situazione in cui l’emergenza economica rischia di essere più grave di quella sanitaria. Dobbiamo valutare tutti gli scenari possibili, anche quelli più drammatici, in modo da predisporre per tempo protocolli adeguati per rilanciare l’attività delle imprese e degli studi professionali colpiti dalle conseguenze del Coronavirus. Non basta quindi mettere in campo tutte le misure necessarie per far fronte all’emergenza sanitaria, ma dobbiamo cominciare già oggi a gestire la fase post emergenza, per esempio, rimodulando la programmazione dei fondi strutturali europei Fse e Fesr, concentrando le risorse sulle imprese e studi professionali più colpiti. A cominciare da una cabina di regia sul territorio».


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Così il Coordinatore dell’Assemblea dei presidenti delle delegazioni regionali di Confprofessioni, Andrea Dili, è intervenuto oggi al tavolo convocato dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per fronteggiare l’emergenza provocata dal COVID – 19 sulle attività produttive, che solo nella zona rossa ha coinvolto oltre 700 liberi professionisti. Confprofessioni ha apprezzato il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze per la zona rossa, ma ha sollecitato l’estensione della proroga degli adempimenti fiscali e previdenziali a tutte le zone colpite dal virus e la riattivazione della Cig in deroga anche per i lavoratori degli studi professionali.

«La situazione degli studi professionali in tutta la Lombardia (e non solo nella zona rossa) sta subendo gli effetti dell’emergenza sanitaria», ha sottolineato il presidente di Confprofessioni Lombardia, Enrico Vannicola. «Condividiamo le decisioni di Regione Lombardia per tutelare la salute pubblica, ma inevitabilmente la chiusura delle scuole e di tutti i centri di aggregazione, ha comportato l’impossibilità da parte delle donne lavoratrici (il 95% delle dipendenti degli studi professionali), di recarsi fisicamente al lavoro. Inoltre, non tutti gli studi professionali sono organizzati per operare in telelavoro e quindi l’impatto operativo è stato ed è importante. Se consideriamo il periodo caratterizzato da scadenze fiscali (IVA, Certificazioni Uniche) e contributive (denuncia annuale Inail) a cui vi sarà da aggiungere l’assistenza alle imprese in questa fase critica (ricorso ad ammortizzatori sociali), è comprensibile come il rischio di paralisi dell’attività diventi molto concreto».