Infrastrutture Liguria, cosa significa l’emergenza per l’agroalimentare?

“Le note dolenti – sottolinea Confagricoltura Liguria - come emerge da uno studio elaborato ad hoc da Nomisma, arrivano confrontando i numeri del Nord Italia con quelli dei nostri principali competitor europei, verso i quali pesa un divario a sfavore del nostro Paese”

Luca De Michelis

Savona / Genova | “Il punto della situazione – sottolinea il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis –  lo faremo presto in un convegno nazionale qui a Genova, ma è chiaro, e dimostrabile con i numeri, che l’emergenza infrastrutture in Liguria, è emergenza di respiro nazionale se non europeo”.

Un recente studio commissionato da Confagricoltura (e non solo) a Nomisma, fotografa il tutto. La dotazione delle infrastrutture materiali del Nord Italia appare buona rispetto al resto del Paese, pur se caratterizzata da una diversa intensità a livello territoriale: prendendo in considerazione, infatti, la presenza di reti infrastrutturali rispetto al numero di imprese agroalimentari operanti nel territorio, emerge come il Nord-Ovest possa contare su una media di 41 km di reti viarie per impresa, con la Liguria a fare la parte del leone con circa 60 km/impresa, a fronte dei 26 km/impresa del Nord-Est, numeri nettamente superiori a quelli del Sud.

Anche a livello di infrastrutture immateriali, le regioni del Nord presentano un’alta e crescente diffusione di reti digitali, con l’Emilia-Romagna sul podio con circa il 90% delle famiglie che accedono a internet, a fronte di una media nazionale dell’84%, che al Sud scende al 78%; quanto all’utilizzo di internet da parte delle imprese il quadro appare meno netto: nel Nord-Ovest circa il 50% delle imprese usa attivamente internet nelle attività operative e commerciali, mentre nel Nord-Est l’incidenza scende al 46%, a fronte di una media nazionale del 48%.

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 “Quanto emerge – prosegue il presidente di Confagricoltura Liguria – fa capire la centralità della nostra Regione nei traffici che utilizzano le ‘autostrade’ del mare e l’asse viario verso il sud – ovest dell’Europa. Dal porto di Genova transita l’80 % dell’agroalimentare che esportiamo via nave. Tutto ciò che accade sulle autostrade ha dunque ripercussioni enormi per tutto ciò, ed è anche per questo motivo che stiamo raccogliendo l’invito ad una ‘class action’ da parte di Spediporto verso ASPI e che vogliamo, come fatto a TorIno per la TAV, mettere intorno ad un tavolo, nel nostro convegno, tutte le categorie, dall’industria al commercio, dall’agroalimentare ai trasporti, dal mondo portuale alla politica di casa nostra”.

 “Le note dolenti – sottolinea Confagricoltura Liguria – come emerge da uno studio elaborato ad hoc da Nomisma, arrivano confrontando i numeri del Nord Italia con quelli dei nostri principali competitor europei, verso i quali pesa un divario a sfavore del nostro Paese”. Infrastrutture vecchie e pericolose, ma anche insufficienti. La dotazione media di infrastrutture materiali, infatti, pari a 797 km ogni 1000 km2 nel Nord-Ovest e a 774 km ogni 1000 km2 nel Nord-Est, risulta nel complesso inferiore alle aree del Regno Unito (2.483 km/1000 km2), della Francia (2.266 km/1000 km2) e della Germania (1.028 km/1000 km2); anche in riferimento alle infrastrutture immateriali emerge un distacco rispetto ai competitor UE: nelle regioni del Nord Italia la digitalizzazione delle famiglie è pari all’87% nel Nord-Ovest e all’88% nel Nord-Est, percentuali superiori alla media italiana dell’84%, ma inferiori a quelle di Germania e Regno Unito.

Tali ritardi infrastrutturali con i paesi UE – commenta il direttore regionale di Confagricoltura, Andrea Sampietro – continuano a pesare in maniera significativa sulla competitività del Paese e del nostro agroalimentare; il sistema infrastrutturale, infatti, è indispensabile per una maggiore efficienza della movimentazione delle merci, ma anche e soprattutto per il raggiungimento di mercati più lontani e promettenti. In questo contesto il Nord Italia, nonostante presenti un quadro grossomodo positivo rispetto al resto del Paese, ha performance inferiori a quelle dei nostri principali competitor comunitari. Ed è proprio l’agroalimentare a risentire più di altri settori di un simile gap di reti fisiche e digitali, che si traduce in mercati domestici inefficienti, con una minima integrazione spaziale e temporale, in una bassa trasmissione del prezzo e, infine, in una limitata competitività sui mercati internazionali, tutti fattori che alla lunga vanno a impattare sui redditi degli agricoltori e sulle opportunità di investimento privato”.

“Basti pensare che mentre nel 2008 il differenziale nel solo export agricolo tra l’Italia e la Spagna era pari al 92%, dieci anni dopo la forbice si è allargata fino al 168%, con l’export degli spagnoli a superare i 20 miliardi di euro contro i nostri 7 miliardi. E rispetto al top exporter europeo, i Paesi Bassi con oltre 30 miliardi di esportazioni agricole, il differenziale che scontiamo è passato dal 200% nel 2008 al 302% nel 2018. Vale la pena di ricordare, infine, che nel Settentrione si concentra circa il 60-70% dell’export agricolo e alimentare nazionale, per un valore complessivo che nel 2018 è stato di circa 30 miliardi di euro”, conclude Sampietro.