Savona / Roma | “Il disastro provocato dal maltempo in molte regioni italiane obbliga a una riflessione seria sulle nostre priorità” afferma Raffaella Paita, deputata ligure di Italia Viva. “L’entroterra frana – continua – perché non c’è più il presidio dell’uomo. Prendiamo il caso ligure, che può valere – con numeri diversi – per altre regioni. Oggi in Liguria gli occupati in agricoltura sono poco più di 10mila: 100mila in meno rispetto al secondo dopoguerra. 100mila persone, che prima tenevano in ordine i muretti a secco, regimavano le acque, coltivavano i terreni (per questo molto più permeabili di oggi), si occupavano della filiera del bosco, si dedicavano all’allevamento del bestiame. Salvare la Liguria e l’Italia senza preservare e rilanciare questo patrimonio è impossibile. Ci vuole un piano straordinario per il dissesto idrogeologico e un piano di investimenti e incentivi per favorire il recupero di queste aree”.
“Ho visto che si è già riaperta la gara a dire che la fragilità del Paese si combatte non facendo opere nuove che invece servono, come la Gronda” prosegue l’on. Paita: “L’Italia crolla per l’abbandono dell’entroterra non per l’eccesso di infrastrutture. Rimettiamo in piedi la struttura Italia Sicura per il dissesto, estendiamola al progetto ‘salviamo l’entroterra’ ed evitiamo di far passare il concetto che la decrescita felice renda più sicuro il Paese. Perché le infrastrutture servono! Il nuovo drammatico crollo di un ponte autostradale in Liguria con l’enorme frana che si è staccata dalla collina sovrastante, obbliga a ripensare tutte le normative di sicurezza in materia. Se dopo la vicenda del ponte Morandi si è giustamente messa in moto una serie di interventi di monitoraggio e di manutenzione dei viadotti più problematici, la vicenda di ieri mette in luce un altro aspetto: il controllo su tutti i versanti potenzialmente pericolosi per tratte autostradali, stradali e ferroviarie. Questa responsabilità è dei proprietari dei terreni ma va rafforzata. Penso che il gestore dell’infrastruttura debba farsi carico anch’esso dei pericoli di questo tipo. Occorre cioè responsabilizzare chi gestisce le infrastrutture anche per il monitoraggio dei terreni limitrofi”.
“Sarà un punto del programma Italia Shock che presenteremo al governo e al Paese a gennaio. Oggi finalmente tutti concordano: è il momento delle opere, della manutenzione, della difesa del territorio”, conclude Raffaella Paita.