Alexander Panfilov conquista Albenga

di Alfredo SgarlatoAlbenga / Savona. Debutto stagionale per i concerti dell’Associazione Rossini, che ha iniziato ieri sera all’Auditorium San Carlo, col pianista Alexander Panfilov, una ricca serie di concerti tra Savona, Albenga e Carcare, dedicati in gran parte alla musica classica, ma ci sarà anche un’incursione nel jazz (7 marzo) col pianista Riccardo Zegna.

Non ancora trentenne e già vincitore di numerosi concorsi internazionali, Panfilov ha avuto l’arduo compito di sostituire l’indisposto Eduard Kunz, pianista la cui bravura ha più volte stregato il pubblico ingauno: ma il giovane moscovita, suggerito dallo stesso Kunz (bell’esempio di amicizia in una società dominata da invidie e competizione) non ha minimamente sfigurato, tutt’altro, affrontando con maestria alcuni capisaldi del repertorio classico e romantico.

Si comincia con la “Sonata in mi bemolle maggiore” di Franz Joseph Haydn (1795), perfetto esempio di classicità col suo andamento razionale, i toni brillanti dell’Allegro iniziale, e l’Adagio elegante e riflessivo. Segue la “Sonata in mi maggiore K380” di Domenico Scarlatti (1749), tema dolce e giocoso, un tempo scandito, quasi di marcia, che fa innamorare gli ascoltatori. Dalla classicità si passa al Romanticismo più emblematico con ovviamente Chopin. Dapprima lo “Studio in do maggiore op. 10 N°1 (arpeggi)” (1829), brano che richiede una grande capacità tecnica col suo andamento incalzante. Va detto che Panfilov, che non appartiene a quella scuola che enfatizza i gesti e l’interpretazione quasi attoriale del brano, pur scegliendo un repertorio molto virtuosistico non appare però un virtuoso fine a sé stesso, suona con grande naturalezza senza abusare della tecnica.

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Ancora Chopin con la “Ballata in fa minore op. 38 N° 2” (1836/’39), che alterna momenti di pianissmo, intimisti, quasi precursori del minimalismo, a passaggi irruenti e fortemente emotivi, un esempio dello “Sturm und drang” dell’anima romantica. Cambio di atmosfera con lo “Studio in do diesis minore op.42 N°5” di Alexandr Skrjabin (1903), pianista meno noto ma fondamentale per la storia dello musica per il suo inserire accordi dissonanti che danno alla sua musica quell’atmosfera di mistero che la rende così affascinante. Un breve intervallo e poi è il turno di Franz Liszt, il virtuoso per eccellenza, con la “Sonata in si minore”(1852/’53), opera più simile a un poema sinfonico nella forma (è in sei movimenti contro i classici tre o quattro), sebbene scritta per strumento solista. Non si tratta del Liszt dalla complessità estrema degli “Studi trascendentali”, è un lavoro più melodico di grandissima bellezza e perfezione formale, che il pubblico apprezza con lunghi e calorosi applausi, dopo aver seguito con totale coinvolgimento, apprezzando la bravura esposta con discrezione da Panfilov. Il pianista concederà due bis, entrambi dedicati a Schubert.

Uno concerto molto gradito dai presenti, il suono dello strumento era molto brillante, abbiamo scoperto un giovane interprete, Alexander Panfilov, che sicuramente è destinato a un grande avvenire. La serata è stata dedicata ad Alba Boragni, recentemente scomparsa, insegnante amata da studenti e colleghi e attiva vicepresidente dell’Associazione Rossini.