A Finale Ligure Odissea, un Racconto Mediterraneo

Venerdì 20 luglio, alle ore 21, alla Fortezza di Castelfranco, a poca distanza da Finalborgo (Finale Ligure), con Roberto Alinghieri protagonista va in scena il secondo dei tre spettacoli di Teatro Pubblico Ligure ospitati a Finale Ligure grazie alla collaborazione con il Comune, a cui partecipano La Fortezza Ritrovata e Associazione E20Eventi. Tutti e tre le serate sono dedicate a Odissea un racconto mediterraneo, un progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi con il proposito di portare l’attenzione sui classici della cultura occidentale e sull’oralità a cui sono stati destinati in origine. Ogni spettacolo è dedicato a un canto dell’Odissea, affrontato con la consulenza letteraria di Giorgio Ieranò e Matteo Nucci.

Venerdì prossimo la parola va ad Alinghieri, che dà voce al canto XVII con Odisseo e il cane Argo invitando gli spettatori al rito civile della lettura pubblica. «Chi non ricorda almeno il nome di Argo, il vecchio cane di Odisseo, l’emblema, l’immagine archetipica della proverbiale fedeltà del miglior amico dell’uomo? Di lui Omero canta nel XVII canto dell’Odissea, una manciata di versi di commovente intensità capaci di restituirci il senso dell’attesa tenace e testarda, la gioia del riconoscimento, la capacità – del cane più che dell’uomo- di tenere sempre viva la speranza.  Odisseo è approdato nell’agognata Itaca, ma il suo peregrinare è tutt’altro che giunto al termine; la sua reggia è assediata dai proci e l’eroe, rimasto lontano per venti lunghi anni, non può ancora rinunciare, per opportunità, al presentarsi come straniero ed estraneo in casa propria. Si aggira per questo sotto mentite spoglie, quelle di un mendicante, vestito di stracci. Ma se il camuffamento ha pieno successo con gli uomini, non si può dire lo stesso per Argo; l’amatissimo cane infatti lo riconosce immediatamente e con sforzo immane ritrova la perduta vitalità, quel che basta per dimostrare all’adorato padrone che lo ha riconosciuto e dedicargli quell’ultimo gesto di affetto per poi morire.»

Lo spettacolo successivo si terrà domenica 29 luglio con Tullio Solenghi in “Odisseo e Penelope” (Canti XIX). «In Penelope Odisseo ritrova un suo doppio. Penelope è astuta almeno quanto il suo sposo. E’ stata astuta nel tener testa ai pretendenti, inventando l’eterno gioco della tela, ed è astuta ora nel saggiare chi dice d’esserle marito. E se Telemaco e la Nutrice possono credere che l’uomo che hanno davanti è il re di Itaca, che è tornato, che ha ucciso i proci ed ha ristabilito l’ordine, a Penelope questo non basta. Lo mette alla prova ancora una volta. Ordina alle ancelle di spostare il letto nuziale. Solo lei e Odisseo sanno che quel letto è intagliato nel tronco di un secolare ulivo che affonda le radici nella terra dei padri. “Nessun umano lo può spostare!” dice lo straniero. E Penelope si scioglie in un pianto trattenuto da vent’anni. La notte la passeranno ad aversi e a ritrovarsi. Raccontandosi due decenni trascorsi nell’attesa e nel ritorno.»

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