Regione: approvato dalla maggioranza il “Documento di Economia e Finanza 2016-2018”

Il consiglio ha approvato oggi con 14 voti a favore (centrodestra) e 12 Giovanni Toticontrari (minoranza) il “Documento di Economia e Finanza 2016-2018” che definisce gli obiettivi della manovra di bilancio regionale e costituisce lo strumento a supporto del processo di previsione.

Introdotto dalla normativa sull’armonizzazione dei sistemi contabili (decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118), il DEFR è il nuovo documento di programmazione deputato ad individuare le linee programmatiche dell’azione di governo regionale per il periodo compreso nel bilancio di previsione, necessarie per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo della Regione. Il DEFR definisce gli obiettivi della manovra di bilancio regionale. Definisce le politiche da adottare; gli obiettivi della manovra di bilancio, tenendo conto degli obiettivi del Patto di stabilità interno; il quadro finanziario unitario di tutte le risorse disponibili per il perseguimento degli obiettivi della programmazione unitaria, esplicitandone gli strumenti attuativi per il periodo di riferimento; gli indirizzi agli enti strumentali ed alle società controllate e partecipate.

Il DEFR 2016/2018 della Regione Liguria si apre con una valutazione per il triennio 2016/2018 delle variabili macroeconomiche che definiscono il quadro di riferimento nazionale ed internazionale, in cui si inserisce l’economia ligure nelle sue componenti principali. Nel complesso si osserva come la ripresa dell’economia italiana, in virtù di un andamento del PIL che nei primi due trimestri del 2015 si è rivelato migliore delle aspettative, prosegue, seppur a passo piuttosto lento.

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Quadro prospettico dell’economia ligure – Il quadro prospettico delineato dalle previsioni del mese di luglio sembra definire l’anno corrente come l’anno della svolta economica: il PIL ligure dovrebbe registrare un segno positivo, anche se molto contenuto. La timida ripresa sarà evidente in particolare nella spesa per consumi delle famiglie e negli investimenti fissi lordi che, già dall’anno in corso, registreranno un tasso di crescita positivo (rispettivamente dello 0,6 per cento e dell’1,8 per cento) sostenendo la crescita complessiva (+0,6 per cento). Nel confronto con le regioni del Centro Nord, la Liguria mostra un aumento dell’indicatore della spesa per consumi inferiore alla media. I consumi infatti smetteranno di contrarsi, ma l’incremento sarà comunque ancora modesto a causa principalmente dell’atteggiamento cauto delle famiglie, il cui reddito è stato falcidiato dalla crisi e le cui aspettative inerenti il mercato del lavoro ligure risultano deboli almeno nel breve periodo.

La crescita diverrà un po’ più sostenuta a partire dal 2016 (+0,9 per cento) per il significativo incremento degli investimenti fissi lordi (+3,2 per cento). Il biennio 2017-2018 dovrebbe consolidare le crescite ormai avviate, seppure nel 2018 gli investimenti fissi lordi mostreranno una lieve frenata nel sentiero di crescita (+3,8 per cento nel 2017 e +3,5 per cento nel 2018). La crescita complessiva si attesterà al di sopra dell’1 per cento a partire dal 2017. Lo stimolo della domanda interna a partire dal 2016 riuscirà a invertire il segno delle importazioni che si attesteranno al di sopra del 3 per cento. Le esportazioni non dovrebbero risultare particolarmente vivaci attestandosi su valori attorno al 2-3 per cento.

La spesa per consumi delle Amministrazioni Pubbliche registrerà un tasso di crescita negativo fino al 2018, anno in cui vi sarà una leggerissima ripresa (+0,1 per cento).
Dopo la pesantissima caduta registrata nel 2013 e nel 2014, gli investimenti dovrebbero riprendere grazie ad una seppur lieve maggiore fiducia nella capacità di ripresa dell’economia ligure trainata da una timida ripresa del mercato del lavoro e della spesa per consumi delle famiglie e da migliori condizioni creditizie locali.
Le difficoltà economiche affrontate dalle famiglie liguri determineranno un sentiero di crescita frenata che si stabilizzerà per tutto il periodo 2015-2018 attorno allo 0,6-0,7 per cento, con una crescita dunque dimezzata rispetto al comparto Nord-Ovest.

Nel 2015 la domanda di beni esteri subirà un pesantissimo tracollo (-9,7 per cento) che segue la già significativa caduta del 2014 (-11,0 per cento) mentre le esportazioni registreranno soltanto un significativo incremento del 3,4 per cento. A partire dal 2016 entrambi i flussi di commercio estero torneranno a registrare segni positivi: le esportazioni attesteranno attorno al 2 per cento, mentre le importazioni si attesteranno al di sopra del 3 per cento.
L’analisi delle stime del valore aggiunto settoriale mostra la grande difficoltà in cui versa il settore dell’agricoltura che dovrà attendere fino al 2018 per poter registrare un tasso di variazione negativo prossimo a -1 per cento. L’industria invece dovrebbe riuscire a invertire la tendenza già nel 2015 fornendo primi e timidi segnali di ripresa (+1 per cento) per poi consolidarsi negli anni successivi (+2,1 per cento nel 2016 e + 2,2 per cento nel 2017 e nel 2018).
I servizi continueranno nel loro sentiero di crescita avviato già nel 2015 arrivando ad attestarsi su livelli prossimi al 1,7-1,8 per cento nel 2017 e 2018.
Il settore delle costruzioni sembrerebbe, già a partire dal 2016, in grado di mostrare un’inversione di tendenza e registrare una prima variazione positiva (+1,1 per cento), confermata negli anni successivi in cui dovrebbe registrare una crescita in progressivo aumento fino ad arrivare nel 2018 a raggiungere tassi di crescita prossimi al 2 per cento (+1,8 per cento).