Miele: Ogm nascosti in etichetta?

Con la recente approvazione da parte del consiglio dei ministri del Arniadecreto legislativo di attuazione della direttiva europea 2014/63, sulle confezioni di miele in vendita anche in Italia non sarà necessario indicare in etichetta la presenza di polline contaminato Ogm. «In pratica – spiega Luca Medini, direttore di Labcam srl Laboratorio chimico merceologico della Camera di Commercio di Savona – il polline è considerato una componente naturale specifica del miele e non un ingrediente quindi non va indicato in etichetta, rappresentando un valore inferiore alla soglia dello 0,9% prevista dalla legislazione europea. In caso di superamento di questo livello, come per tutti gli altri prodotti alimentari e per quelli biologici in particolare, vige comunque l’obbligo di indicazione di eventuali pollini transgenici».

Nel testo della direttiva infatti viene espressamente specificato che il polline, solitamente presente nel prodotto in misura poco rilevante (0,5% circa), non è “un ingrediente” ma una “componente naturale” del miele. Si legge: “le api sono all’origine della presenza di polline nel miele. I granuli pollinici cadono nel nettare raccolto dalle api. Nell’alveare, il nettare raccolto e contenente granuli pollinici è trasformato in miele dalle api. Stando ai dati disponibili, il polline aggiuntivo nel miele può provenire dal polline sui peli delle api, dal polline nell’aria all’interno dell’alveare e dal polline immagazzinato dalle api in celle e rilasciato in seguito all’apertura accidentale di tali celle durante l’estrazione del miele da parte degli operatori. Secondo alcune associazioni agricole il rischio è che nel miele italiano si vadano a crearsi miscele di miele con pollini transgenici visto che nel 2013 è aumentato del 29% l’importazione dalla Cina dove sono diffuse le coltivazioni biotech. Infatti, la coltivazione di un campo Ogm è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api. L’Italia  importa oltre la metà del proprio fabbisogno con una produzione nazionale per un valore di circa 15 milioni di chili dei quali circa 2 milioni proprio dal gigante asiatico.

«Se però il miele è interamente prodotto in Italia dove è assolutamente vietato coltivare Ogm – spiega Medini – il problema non sussiste. Il miele prodotto sul territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. In Italia vige l’obbligo per i produttori italiani di indicare il Paese d’origine in cui il miele è stato raccolto anche quando si tratta di una miscela di mieli provenienti da più paesi per dare un’informazione il più trasparente possibile. Nonostante escludiamo che possano esserci rischi per la salute, acquistare miele interamente prodotto in Italia resta una garanzia in più anche dal punto di vista della completezza delle informazioni sul miele che portiamo in tavola per colazione o per addolcire il caffè della mattina. Inoltre, acquistare miele italiano e ligure in particolare serve a sostenere le circa 1.300 imprese del nostro territorio che con circa 25.000 alveari assicurano un prodotto di elevata qualità organolettica».

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