Decreto anti-terrorismo e sicurezza, Viale (Lega): “In Liguria aspettiamo ancora i militari di Strade sicure”

«Considerata la composizione eterogenea della maggioranza al governo Sonia Viale1 xG00abbiamo seri dubbi che le misure, per altro insufficienti, contenute nel decreto anti-terrorismo dei ministri renziani vedranno la conversione in legge. Il ministro Alfano e il consiglio dei ministri ci hanno messo mesi rispetto agli altri paesi europei a partorire “il topolino”: alla faccia dell’urgenza! Intanto ci aspettiamo che Alfano e Pinotti si ricordino di Genova e riattivino il pattugliamento congiunto attraverso l’invio di una parte dei circa 5 mila militari previsti dal nuovo decreto, raccogliendo così l’appello lanciato anche dal prefetto del capoluogo ligure Fiamma Spena. Sui militari, il tardivo dietrofont sulla chiusura dell’operazione strade sicure, rende bene il senso dell’improvvisazione dell’azione di prevenzione approntata dal governo Renzi». Così interviene Sonia Viale, segretario regionale della Lega Nord Liguria, commentando il decreto anti-terrorismo presentato ieri dal consiglio dei ministri.

«Non possiamo comunque non rilevare una contraddizione di fondo nelle misure decise dal governo Renzi che dice di voler combattere il terrorismo ma non fa nulla per evitare gli arrivi incontrollati di persone provenienti proprio dalle zone più a rischio – spiega Viale – solo in questi giorni in Liguria, grazie a Triton-Mare Nostrum, sono arrivati nuovi immigrati a Savona e proprio questa mattina altri a Genova alla Fiera del Mare. Non solo: da un lato il governo procede spedito, grazie al ministro Orlando, nella depenalizzazione dei reati e dall’altro licenzia un testo-propaganda alla lotta contro il terrorismo. Manca infatti uno strumento fondamentale per poter combattere il terrorismo: individuare una fattispecie autonoma di reato di terrorismo radicale così come è stato fatto, anni addietro, per la mafia. Inoltre non viene prevista la revoca della cittadinanza dei naturalizzati in caso di serie minacce per la sicurezza pubblica, ritiro della residenza per gli extracomunitari e conseguente negazione dell’accesso al sistema di welfare. Nel concreto, il decreto del governo Renzi agli italiani non risolve alla radice l’emergenza in atto perché continuiamo a mantenere le frontiere senza controlli. Anche per questo, saremo in piazza a Roma il 28 febbraio per dire #renziacasa».