Chico Mendes: a 70 anni dalla sua nascita ricordo di un uomo che lottò in difesa della foresta amazzonica

di Dario Urselli – “Rimane viva nella mia memoria l’immagine di Chico, Chico Mendes 01con i progetti di sviluppo della comunità in mano, nei corridoi delle Istituzioni, cercando il supporto di scienziati, ambientalisti, sindacalisti, partiti politici, enti governativi. Chico ha ascoltato tutti, ha cercato il dialogo, valutato le informazioni, la scienza unita alle conoscenze tradizionali delle comunità indigene. Non ha mai abbandonato i compagni della foresta, aveva rispetto non solo per il sentimento di fraternità, ma anche per la democrazia nei dibattiti e nelle decisioni”. Sono le parole di Marina Silva, già Ministro dell’Ambiente in Brasile sotto la presidenza di Lula da Silva insieme al quale Mendes fondò nel 1980 il Partido dos Trabalhadores (Partito dei Lavoratori) che portò poi quest’ultimo a diventare Presidente del Brasile dal 2003 al 2011.

Chico Mendes nasce il 15 dicembre 1944 nella provincia amazzonica di Acre, un territorio interno del Brasile per lo più ricoperto dalla foresta, sfruttata per la produzione della gomma, industria che ha arricchito il paese, ma allo stesso tempo ha distrutto milioni di ettari di foresta e con loro le popolazioni indigene. Di queste resistono poche decine di uomini, i quali, secondo Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, sono a rischio di “morte imminente” (dati di giugno 2014).

Il nome di Chico Mendes è soprattutto legato alla lotta contro il disboscamento della foresta amazzonica. Una lotta impari, condotta dai contadini contro le multinazionali della gomma e del legno con il metodo non violento dell’empate, ovvero dell’accerchiamento umano dei mezzi, degli accampamenti degli operai e delle foreste da abbattere. Tecnica che perse efficacia quando le squadre cominciarono ad essere scortate ed i blocchi umani forzati dalla polizia governativa che lasciò sul campo più di un centinaio di vittime tra i contadini.

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Nel 1987 una delegazione delle Nazioni Unite verificò direttamente le accuse rivolte alle grandi finanziarie statunitensi che appoggiavano i progetti di disboscamento, causando disoccupazione dei contadini e obbligo di esilio oltre ad un danno ecologico di dimensioni planetarie. Nello stesso anno Chico Mendes intraprende una campagna informativa negli Stati Uniti durata 40 giorni, che lo porterà a parlare di fronte al Senato, costringendo la Bank of Interamerican Development a ritirare i propri investimenti in Amazzonia.

Chico Mendes verrà poi ucciso di fronte a casa sua il 22 dicembre 1988 dai fratelli Alves da Silva, latifondisti locali proprietari di un terreno che venne loro espropriato per creare, grazie al lavoro di Mendes, una riserva estrattiva di caucciù e dare così lavoro ai contadini locali. A seguito di forti pressioni internazionali, mandante ed esecutore materiale dell’assassinio furono condannati a 19 anni di carcere. L’entusiasmo iniziale svanì quando i riflettori dei media internazionali si spostarono altrove così che gli omicidi ripresero e nel 1992 la Corte d’Appello Statale annullò la condanna ai fratelli Alves da Silva.