Eterologa, Liguria: recepite le direttive operative

“L’accordo tra le Regioni raggiunto ieri consente di far partire la madre e bambino 00fecondazione eterologa in tutta Italia, quindi anche in Liguria. Si è dimostrato quindi che non occorreva una nuova legge ma che era sufficiente un accordo per applicare correttamente la legge, così come l’ha sostanzialmente modificata la Corte Costituzionale. Abbiamo due centri attivi, uno all’Evangelico e uno a San Martino, quindi le coppie che finora hanno dovuto rinunciare ad andare all’estero con costi molto rilevanti possono rivolgersi direttamente ai due ospedali genovesi.”
Lo ha detto oggi il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando a margine della conferenza stampa dopo la giunta, esprimendo la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto. “Ci vorrà qualche settimana per mettere le cose a regime perché l’eterologa prevede un donatore esterno e andranno stabilite regole per la donazione. Le famiglie potranno trovare tutte le indicazioni nei due centri che ho nominato” ha concluso Burlando.
Questa mattina la Giunta regionale ha già recepito, su proposta dell’assessore alla salute Claudio Montaldo, le direttive operative e le indicazioni cliniche sulla fecondazione eterologa approvate ieri dai presidenti in Conferenza delle Regioni che tra i vari punti prevedono il suo inserimento nei livelli essenziali di assistenza. In pratica la Giunta oggi ha approvato un documento tecnico che stabilisce come si fa, dal punto di vista medico, la fecondazione eterologa.
“A questo punto abbiamo le regole – ha detto Montaldo – per poter cominciare l’attività e selezionare le coppie sulla base delle condizioni cliniche, mediche e dell’età. A livello ligure sono due i centri che si occuperanno di effettuare la fecondazione eterologa: l’ospedale Evangelico il cui responsabile del servizio è Mauro Costa e l’IRCCS San Martino – Ist con Paola Anserini. Potranno usufruire della donazione eterologa tutti coloro che hanno una patologia che sia causa irreversibile di sterilità o infertilità. Devono essere coniugi o conviventi di sesso diverso, maggiorenni in età potenzialmente fertile. Le donne non dovranno avere più di 43 anni”.
“A questo punto dobbiamo cercare i donatori e le donatrici – ha specificato Costa – a cui possiamo oggi dare la garanzia dell’anonimato. I donatori saranno attentamente studiati dal punto di vista medico, il che per la prevenzione dei loro problemi di salute può rappresentare un vantaggio ”. Per la prima volta dunque negli ospedali pubblici sarà effettuata la donazione di gameti e, come già si fa per la donazione del sangue, daremo il via a campagne di sensibilizzazione sull’importanza di diventare donatori, i quali, pur senza una ricompensa di denaro, avrebbero l’orgoglio di aver dato a un’altra persona la possibilità di generare una nuova vita”. All’Evangelico si comincerà a chiedere la disponibilità alla donazione alle persone fertili, che partecipano in coppia ai programmi di terapia dell’infertilità. “D’altronde –continua Costa – fino all’entrata in vigore della legge 40 nel 2004 la donazione di gameti maschili e femminili era già praticata, anche se veniva effettuata solo nei centri privati, perché vietata in quelli pubblici”.
“Ora – conclude Montaldo – verrà definita entro dicembre con il Governo la copertura economica e nelle prossime settimane, previa consultazione con le altre regioni, definiremo una quota di compartecipazione a carico dei cittadini sulla base del reddito”.