Lega Nord: “da Lerici si prepara la protesta fiscale anche in Liguria”

«Viviamo in una regione dalle risorse straordinarie che spaziano dal Sonia Viale1 xG00turismo all’industria, dalla portualità all’artigianato eppure la Liguria è la “cenerentola” del Nord Italia con il 24,5% di persone a rischio povertà che mette la nostra terra al livello del profondo Sud del Paese. È urgente un cambio di rotta che ci faccia uscire dalle sabbie mobili in cui ci ha impantanati la sinistra al potere nelle istituzioni locali ed è al contempo necessario che anche dalla Liguria si alzi forte la voce di protesta di tutti i cittadini onesti che sono stufi di pagare le tasse sempre più salate per ricevere in cambio solo il peso del carrozzone burocratico che uccide le nostre piccole imprese, asse portante dell’economia e dell’occupazione ligure». Così dichiara Sonia Viale, segretario regionale della Lega Nord Liguria, in vista del dibattito “Protesta fiscale e abolizione degli studi di settore. Una Regione dalla parte di chi produce: la Lombardia” con l’on. Massimo Garavaglia, assessore all’Economia e Crescita della Regione Lombardia, in programma sabato 6 settembre alle 18.30 in piazza Garibaldi a Lerici, durante la Festa annuale della Lega Nord Liguria.

«Dal governo tecnico dell’inciucio Monti fino agli ultimi governi della sinistra – dice Viale – abbiamo assistito al boom della pressione fiscale che raggiunge proprio nell’anno del “messia” Renzi, il massimo storico del 52,9% sul Pil, con la crescita più elevata dell’Eurozona. Per tassazione a carico delle imprese l’Italia è prima in Europa e 18esima al mondo, dopo nazioni del calibro dell’Argentina, dell’Eritrea e della Colombia. Secondo i dati della Commissione Europea, il fardello fiscale a carico di ogni cittadino è di circa 420 euro. Tutto questo mentre il debito pubblico continua a crescere a ritmi vertiginosi: del 4,3% solo nell’ultimo anno. Ma dove vanno a finire i soldi dei cittadini che si vedono sempre più tagliare i servizi essenziali come sanità e trasporti? Probabilmente nel pozzo senza fondo della burocrazia che oltre a ingrassarsi con i proventi del fisco, strozza le imprese con i suoi tentacoli e rende sempre più impossibile la vita alle nostre imprese visto che l’Italia è l’ultimo Paese in Europa come contesto favorevole alle imprese, nonostante sia al primo per tasso di imprenditorialità. Questo la dice lunga sull’attenzione che gli ultimi governi hanno riservato a chi lavora e crea occupazione, nonostante tutto. Per dare un taglio netto al circolo vizioso in cui l’economia dei nostri territori è stata trascinata, è indispensabile un’azione di protesta che punti ad arrivare forte e chiara allo Stato centralista: il 14 novembre invitiamo tutti i liguri alla protesta fiscale. Compriamo nel negozio sotto casa solo prodotti italiani, acquistiamo in contanti, perché solo i regimi ti dicono che non puoi spendere i soldi in contanti».

Per la Lega Nord burocrazia, fisco ma anche studi di settore sono per le imprese i nemici da combattere, soprattutto per le realtà di piccole e piccole dimensioni che in Liguria costituiscono circa il 98% dell’intero tessuto produttivo. «È un dato di fatto – dice Massimo Garavaglia, assessore all’Economia e Crescita della Regione Lombardia e capogruppo della Lega Nord in Commissione Bilancio – che in Italia, grazie al governo di centrosinistra, gli studi di settore stanno diventando una “minimum tax” troppo elevata per garantire la sopravvivenza delle imprese o peggio una sorta di tangente di Stato, per “estorcere” legalmente altro denaro ai lavoratori autonomi, alle piccole e medie imprese, agli artigiani. Siamo contrari all’ingiustificato inasprimento degli studi di settore ai danni del sistema economico e produttivo che inutilmente chiede una riduzione della pressione fiscale: alcune associazioni di categoria stanno valutando iniziative provocatorie, come l’indicazione ai propri associati di non adeguarsi agli studi e l’assistenza gratuita durante il contenzioso con l’amministrazione finanziaria». Per dare una svolta decisa alla situazione Garavaglia propone l’adozione della flat tax, un’unica aliquota e una deduzione fissa su base familiare che ne garantisca quindi la progressività. «Rischiamo un 2015 terribile per rimettere in sesto tutti i parametri che nel frattempo il governo Renzi ha enormemente peggiorato. Con le banche che hanno ridotto di 100 miliardi i prestiti alle imprese, la genialata di alzare le tasse al 26% sulle obbligazioni non fa che inasprire la stretta creditizia. A questo punto, l’unica cosa è fregarsene dell’Europa e dei suoi vincoli e applicare la rivoluzione fiscale, come la flat tax per tutti al 20% che tra l’altro ristabilirebbe equità tra chi paga oggi, tassato al 54%, e chi non paga, perché a quel punto non avrebbe più nessuna scusa».

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