Raccolta differenziata, Legambiente Liguria: “I dati sono sconfortanti”

Il dibattito sulla raccolta dei rifiuti è da tempo in atto nella nostra regione. Differenziata generica 00I dati sono sconfortanti guardando i numeri relativi ai comuni in regola con le attuali leggi che prevedevano il raggiungimento del 65% di quota differenziata a partire dal 31 gennaio 2012. Alla fine del 2012 infatti su 235 liguri comuni ben 126 sono ancora al di sotto del 25% e solo 5 hanno raggiunto gli obiettivi di legge.

Analizzando i dati per le diverse province si evidenzia l’arretratezza e la lentezza con la quale il processo virtuoso della differenziazione dei materiali sta avvenendo. Il fanalino di coda è rappresentato dalla provincia di Imperia che ha visto crescere la percentuale di raccolta differenziata in quattro anni, dal 2008 al 2012, dal 20,48% al 26,85%, con un salto di soli 6,37 punti percentuali.

Segue la provincia della Spezia che nello stesso periodo è cresciuta appena di 5,98 punti percentuali passando dal 24,40% al 30,38% del 2012. In questo lasso di tempo la performance migliore, seppur largamente insufficiente per gli obiettivi di legge, per quanto riguarda l’aumento delle frazioni differenziate, lo registra il territorio della provincia di Genova che in quattro anni aumenta di 11,61 punti passando dal 21,73% del 2008 al 33,34% del 2012.

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Infine Savona che ha, tra le province, la percentuale più elevata, il 33,44%, ma che è cresciuta dal 2008 di soli 7, 84 punti.

“Questi numeri – commenta Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – sono tanto più allarmanti quanto più si pensa alla quantità di rifiuti pro capite prodotti dai cittadini liguri. Infatti se ogni abitante italiano ha prodotto, nel 2012, 504 kg, i liguri ne hanno prodotti 586”.

“Su questo dato si inserisce quello relativo alla raccolta della cosi detta frazione umida, responsabile dello sviluppo del percolato nelle discariche che produce danni all’ambiente e alla salute dell’uomo.

Nella nostra regione affidarsi allo smaltimento in discarica della frazione umida (e non solo) è ancora troppo ampio. Infatti il conferimento di rifiuti urbani biodegradabili (dei quali l’umido è la parte preponderante) in discarica ammonta a 269 Kg/ab mentre si sarebbe già dovuto raggiungere il limite di 115 kg/anno per abitante dal 2011 e questa quantità dovrà ancora ridursi ad 80 kg/anno /ab entro il 27/03/2018. Con l’aggravante che la frazione umida è conferita senza stabilizzazione. Per stabilizzazione si intende il trattamento aerobico che interrompe i processi di fermentazione che sono la causa dei fenomeni di putrescibilità e delle conseguenti emissioni maleodoranti e riduce il peso di tale frazione di circa il 40%”.

“Nel comune di Genova – conclude Grammatico – interessato dal gravoso problema della discarica di Scarpino su cui Legambiente Liguria ha già inviato un esposto in Procura e la corte dei conti ha cominciato ad approfondire gli eventuali danni economici derivanti dalla sua mala gestione, la frazione umida raccolta è aumentata in questi anni passando dalle 497 tonnellate/anno del 2006 alle 11.577 del 2012. Restano ancora da intercettare e recuperare ulteriori 50.000 tonnellate all’anno e sopra tutto continua ad essere necessaria, insieme a politiche di riduzione alla fonte dei rifiuti prodotti, l’individuazione dei luoghi e l’avvio delle procedure per la costruzione degli impianti per il trattamento di questa frazione”.