di Mary Caridi- Dopo le schermaglie iniziali e l’outing di alcuni renziani come Berruti che si sono schierati con il cuperliano Giovanni Lunardon e l’accettazione di Alessio Cavarra, duro e puro dell’ala renziana delle origini, si entra nel vivo della battaglia che porterà il 16 febbraio a scegliere colui che diventerà segretario regionale del pd.
Sulla carta Lunardon era partito avvantaggiato, al punto che inizialmente lo stesso Alessio Cavarra ancora non in campo, aveva usato parole di stima per lui. Affermava infatti: “È vero, credo sia una persona intelligente e preparata. Poi, però, hanno prevalso due aspetti: nel Pd ligure ci sono fortissime idee conservatrici e la conferma di quel gruppo dirigente sarebbe lo sgretolamento dell’idea renziana. Nominare Lunardon segretario ligure, dopo aver scelto Renzi segretario nazionale, sarebbe come interrompere un percorso, non credere nell’alternativa fino in fondo. Ha senso essersi sbattuti per Renzi per poi votare il candidato di Cuperlo?”.
Sullo sfondo, la grande competizione per i futuri appuntamenti elettorali che saranno gestiti dal candidato che vincerà, e le sue mosse sulla successione alla presidenza regionale, dopo che Claudio Burlando ha annunciato di voler lasciare alla fine del secondo mandato che scade il prossimo anno.
A differenza di quello che con grande buon senso ha affermato Lunardon candidandosi in Liguria – “il congresso è finito” – per i renziani c’è l’amarezza nel vedere che i suoi amici di corrente si stanno organizzando a Roma per rendere Vietnam la strada di Matteo Renzi. Ed ecco che per i sostenitori della corsa di Alessio Cavarra esiste un motivo in più, il timore che la forza di rinnovamento si spenga. Lo stesso Fassina da Santoro ha detto che non sono poi tanto minoranza visto che – “abbiamo i segretari regionali”.
La sfida si sposta ora dagli apparati agli elettori delle primarie che dovranno scegliere il nuovo segretario regionale.