Chinotto, pernambucco e agrumi IGP? Questione di terroir e di dna

Venerdì all’interno del suggestivo Museo Archeologico di Finale Ligure, si è svolto il convegno internazionale “Il patrimonio agrumicolo dell’Alto Tirreno e la figura di Giorgio Gallesio”. L’evento, che ha aperto l’edizione “Agrumare 2018”, è stato realizzato nell’interno del più ampio progetto “Mare di agrumi”.

“Mare di Agrumi”, finanziato nell’ambito del programma di cooperazione INTERREG tra Italia e Francia marittimo 2014-2020, mira ad aumentare la competitività delle micro e PMI dell’area transfrontaliera collegate al settore agricolo, quello agroalimentare e del turismo “green” secondo logiche moderne e di grande attualità con il file rouge che è l’agrume in tutti i suoi aspetti. La ricchezza della biodiversità degli agrumi dell’alto Mediterraneo si è tradotta nella presenza di un tessuto economico vivace che ha costruito, nel tempo, un “panorama agrario” di grande fascino e dal forte richiamo turistico.

Il progetto si sviluppa su un piano biennale, dispone di un finanziamento comunitario di un budget di € 1.334.572 e vede il Comune di Savona come capofila, affiancato da partner di primissima importanza, alcuni dei quali sono intervenuti in qualità di relatori al Convegno del 2 febbraio.

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All’intervento di apertura del Geom. Rossi del Comune di Savona, che ha presentato i risultati lusinghieri di avanzamento di progetto che ha ottenuto il primo posto tra i progetti comunitari del settore sono seguiti interventi di autorevoli relatori scientifici e partner del progetto. Tra questi il Dott. Franck Curk, Genetista INRA (Institut National de la Recherche Agronomique della Corsica) che ha presentato una interessante Storia della classificazione degli agrumi dall’antica Grecia ad oggi, con implicazioni di genetica storica, Il Dott. Giovanni Minuto, Direttore Generale del Cersaa (Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola), che ha evidenziato lo sviluppo del comparto agrumicolo tra opportunità e rischi e la Prof.ssa Luisa Pistelli, Professore Ordinario di Biologia Farmaceutica, Dipartimento di Farmacia, Università di Pisa, che ha messo in luce le sostanze biologicamente attive negli agrumi, le proprietà e i differenti impieghi e utilizzi: dai “supersucchi” ai prodotti farmaceutici e cosmetici.

La ricerca è il vero valore aggiunto che in questo progetto ha consentito di individuare le specificità di ogni agrume e quindi di promuoverne al meglio la coltivazione e l’ottimizzazione della produzione per i diversi utilizzi: food, ristorazione, turismo, bellezza, ma anche cultura e paesaggio. Questi gli asset strategici che un comparto come quello degli agrumi, seppur con numeri di produzione non elevatissimi, almeno per le varietà locali come il Chinotto o il Pernambucco, può promuovere e sviluppare per incrementare l’economia dei diversi territori.

Analizzare il dna e le diverse componenti bio-chimiche di ogni singola varietà di agrumi, ha consentito di costruire su basi scientifiche una “identità forte” a questi prodotti, fondata sulla diversificazione e la tipicità. Premessa fondamentale per la creazione di un prossimo e futuro marchio di Indicazione Geografica Protetta per gli agrumi delle varietà studiate, perché negli agrumi, come nel vino, il “terroir “svolge un ruolo determinante e imprescindibile. Un criterio basato su evidenze di ricerca che consentirà una maggior tutela di questi prodotti, e una maggior valorizzazione delle imprese del territorio.

Gli aspetti storici e la figura dell’eclettico studioso finalese Giorgio Gallesio, autore del Traité du Citrus, una prima importante classificazione botanica degli agrumi, sono stati ben sottolineati dall’intervento del prof. Giovanni Murialdo, Presidente Sezione Finalese Istituto Internazionale di Studi Liguri, dall’agronomo Fiorenzo Gimelli, del Centro Servizi per la Floricoltura, Regione Liguria, e dal Prof. Daniele Arobba Direttore del Museo Archeologico del Finale con testimonianze archeobotaniche di citrus in Italia.