Savona, alla Ubik esposizione di una lettera autografa di Cesare Pavese

“…Ma se si dovesse vivere col solo buon senso non ne varrebbe più la pena, il mondo sarebbe troppo noioso. Mentre è bello che il mondo somigli a una gabbia di matti. Io ho la pazzia malinconica e poetica, un altro ce l’ha furiosa; un terzo, passionale…”.

Da martedì 6 febbraio fino al 31 marzo alla libreria Ubik di Savona sarà esposta al pubblico una lettera autografa di Cesare Pavese, indirizzata a una parente savonese.

La lettera originale di Pavese esposta alla Ubik appartiene al periodo del confino a Brancaleone Calabro, e porta la data del 18 dicembre 1935. A maggio infatti lo scrittore (che allora aveva 27 anni) era stato sospettato di frequentare il gruppo di intellettuali aderenti a “Giustizia e Libertà” a contatto con Leone Ginzburg, e venne trovata, tra le sue carte, una lettera di Altiero Spinelli detenuto per motivi politici nel carcere romano. Accusato di antifascismo, Pavese venne arrestato e incarcerato dapprima alle Nuove di Torino, poi a Regina Coeli a Roma e, in seguito al processo, venne condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro dove visse in esilio per 6 mesi.

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Davide Lajolo nel libro “Il vizio Assurdo” introduce questa lettera con queste parole: “il 17 dicembre Pavese ha la notizia che “Lavorare stanca” vedrà la luce. Ecco i suoi pensieri in proposito e la sua promessa, vincolata agli attacchi d’asma, per l’invito che gli è stato rivolto di fare domanda di grazia…”

Pavese, quindi di fronte all’invito della parente savonese di chiedere la grazia, risponde così (eludendo la censura): “…A questi lumi di luna, i suoi consigli non sono però da pigliarsi alla leggera. Quando sarò arrivato a sei accessi d’asma (sono già a quattro) Le prometto che ritornerò su quanto Lei mi scrisse. Va bene?…”

La destinataria Irma Sini (da nubile Peluffo) era nata a Savona nel 1898. Trasferitasi poi a Torino aveva sposato Luigi Sini, fratello di Guglielmo (entrambi citati nel testo) marito di Maria Pavese, sorella dello scrittore. In pratica Irma e Maria erano cognate. Irma Peluffo Sini, rimasta vedova e senza figli nel 1961, è deceduta a Torino nel 1975. Questa lettera è stata trovata da una nipote che vive a Savona tra le pagine di un libro appartenuto proprio alla zia.