Presentato l’8° rapporto sullo stato della criminalità in Liguria: boom di furti in appartamento

Un quadriennio nero per quel che riguarda i furti in appartamento che ha mani cacerecoinvolto tutti i capoluoghi liguri con aumenti del 440% alla Spezia, del 220% a Savona, del 65% a Imperia e del 45% a Genova. Un fenomeno che non tende ad arrestarsi e che stima la partecipazione degli stranieri in due casi su tre. Dopo il picco di scippi e borseggi registrati tra il 2006 e il 2007, le denunce tornano a salire tra il 2010 e il 2012 attestandosi su valori preoccupanti. Colpisce anche l’aumento dei borseggi a Genova che, tra il 2010 e il 2012, si è attestato su una media di 5400 denunce all’anno, mentre a Savona il fenomeno è triplicato tra il 2004 e il 2013. Il capoluogo savonese balza alla cronaca anche per l’aumento del 30% dei furti nei negozi tra il 2012 e il 2013, percentuali che raddoppiano alla Spezia.

Sono solo alcuni dei dati che emergono dall’ottavo rapporto sulla sicurezza urbana nella regione a cura di Stefano Padovano e Vincenzo Mannella, presentato questa mattina nella sede della Regione Liguria. “Per la prima volta la redazione del rapporto – spiega l’assessore regionale alla Salute e alla Sicurezza Claudio Montaldo – nasce in collaborazione con l’Università di Genova, che per la Regione gestisce l’Osservatorio sulla sicurezza e la legalità. Il monitoraggio dei fenomeni, che dura da quasi dieci anni, consente di delineare il quadro della criminalità, sia nelle sue manifestazioni cosiddette minori, sia della crescente consapevolezza della presenza della criminalità organizzata”.

L’intervento di Anna Canepa, sostituto procuratore nazionale antimafia, ha ripercorso i processi e le indagini che hanno evidenziato quanto le associazioni criminali abbiano puntato a occupare settori nevralgici dell’economia, per lungo tempo sfruttando la sottovalutazione degli ambienti politici. A ulteriore supporto di questo ragionamento l’intervento di Emanuela Guerra sui sequestri e le confische del patrimonio mafioso: dal 2002 al 2014 l’importo totale dei beni sequestrati alla criminalità organizzata è di oltre 69 milioni di euro e di quelli confiscati è di 46,6 milioni. A questo si deve affiancare il dato degli immobili e delle aziende sequestrati che ammontano a 173 fino a marzo 2014, di cui 140 in provincia di Genova, 22 nello spezzino, 6 nell’imperiese e 5 nel savonese.
Riccardo Ferrante (vicedirettore del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università), Realino Marra (preside della Scuola di Scienze sociali) e Laura Scudieri (dottore di ricerca in Filosofia del Diritto) hanno portato l’accento sui diversi aspetti di un Paese, di una Regione, in cui va curata e diffusa la cultura della legalità e attuate strategie di coinvolgimento dei giovani.
Non meno importante l’accento sulle misure assunte e da adottare da parte della Pubblica Amministrazione per garantire trasparenza nelle procedure e negli atti, in particolare negli appalti. Claudia De Nadai (dirigente universitario) ha illustrato l’esperienza dell’Ateneo genovese.

Advertisements

Stefano Padovano, criminologo e ricercatore dell’Osservatorio, oltre ad analizzare l’andamento dei crimini su tutta la Liguria, ha esplorato – continuando la prassi di un focus su una realtà locale – lo stato della criminalità ad Albenga, spiegando il rapporto tra criminalità predatoria e decoro urbano, uno dei temi classici della sicurezza urbana.
Tra gli altri dati la diminuzione degli omicidi: gli autori sono maschi compresi tra i 18 e i 50 anni, nell’80% dei casi di nazionalità italiana, con media e bassa scolarità, per lo più incensurati, soprattutto mossi da vendette familiari.

Altalenante lo stalking: nel 2011 a Genova sono state registrate 157 denunce che salgono a 209 nel 2012 e scendono nuovamente a 169 nel 2013, mentre sono rispettivamente 12, 18 e 27 ammonimenti del Questore a non rivolgere altri atti persecutori in zone frequentate dalle vittime.
Per Stefano Padovano servirà “estendere le collaborazioni tra i servizi alle dipendenze da sostanze e quelli dell’area penale, avere visione delle mappe urbane della criminalità in tempo reale, intercettare i bisogni delle vittime di reato mediante una più efficiente presa in carico da parte delle istituzioni, rendere a tutti gli effetti operative le leggi sulla sicurezza urbana, completare le azioni di contrasto alla violenza di genere mediante piani di intervento più rapidi, praticare la prevenzione sociale e non solo la semplice installazione di sistemi tecnologici”.

Il piano regionale per la sicurezza – Anche per il 2014 la Regione Liguria ha attivato una serie di misure non solo per aumentare la sicurezza urbana, ma anche per tutelare le persone all’interno delle mura di casa. Rientra pienamente in questo ambito il protocollo d’intesa firmato con Prefettura di Genova, Procura, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Università di Genova e le strutture sanitarie della Asl 3 Genovese, Asl 4 Chiavarese e gli Ospedali San Martino, Galliera, Gaslini e Evangelico.
“Proprio per far emergere tutti gli episodi di violenza di genere – ha spiegato l’assessore Montaldo – abbiamo firmato questa intesa con l’obiettivo di prendere in carico le donne in difficoltà, quello che abbiamo chiamato percorso rosa. Dopo la denuncia dell’interessato o la segnalazione dell’ospedale, la tutela sociale e la prevenzione di ulteriori episodi viene gestita da una struttura di coordinamento regionale”.
Primo risultato di questo protocollo la consapevolezza di quante donne si presentano nei pronto soccorso della provincia di Genova a causa di una violenza: 604 nel biennio 2012-2013 almeno una volta; di queste 425 hanno avuto almeno due accessi al pronto soccorso per violenze, 68 tre accessi e 34 oltre i tre accessi. Inoltre sono 368 le pazienti che nell’area genovese si sono presentate al pronto soccorso almeno tre volte, con un episodio dichiarato per violenza e altri attribuiti a trauma accidentale e infortunio domestico, nascondendo probabilmente una realtà ben peggiore.
Inoltre si sta per attivare, insieme all’Università di Genova, un master dedicato al personale delle polizie locali per la prevenzione e la gestione della violenza in ambito famigliare e di genere, attraverso la Fondazione Scuola interregionale di Polizia locale con sede a Modena, di cui la Regione è fondatrice insieme a Toscana ed Emilia.
Per contribuire alla dissuasione degli episodi di violenza urbana, la Regione ha finanziato il ripristino della rete di videosorveglianza lungo l’asse che da via Sampierdarena e Lungomare Canepa arriva fino a Sestri Ponente.
Inoltre, incoraggiando l’accorpamento degli enti locali, la Regione ha sviluppato un modello di distretto di polizia locale ispirato da forme aggregative volontarie per offrire servizi h24, che si svilupperà con i distretti di Recco-Golfo Paradiso e di Cairo Montenotte.

1 Commento

  1. I dati del rapporto sono preccupanti.
    La partecipazione degli ” stranieri ” è di circa il 66 % e ciò mi fa pensare che tutti questi elementi non sono dei rifugiati politici come vogliono farci credere le cariche dello stato ( in primis il PD ), ma soltanto delinquenti comuni che vengono qui da noi sapendo benissimo di farla sempre franca tra patteggiamenti, sospensioni di pena ed altro.
    E’ inutile nasconderlo abbiamo aperto troppo la porta ed ora è tardi per prendere provvedimenti tali da garantire sicurezza ai cittadini,chiunque essi siano.
    E a Roma cosa fanno ? discutono e basta, tanto ( loro ) sono al sicuro e se un cittadino onesto si lamenta ecco che diventa subito un ” razzista ”
    E’ sempicemente una vergogna !

I commenti sono bloccati.