#Italiaingiococontrolaviolenzasulledonne, Piredda: “Serve un segnale forte”

«Aderisco con convinzione all’iniziativa e mi unisco all’appello lanciato da maruska pireddamigliaia di donne affinché il commissario tecnico Cesare Prandelli, che in più occasioni si è distinto per sensibilità all’etica nello sport, e i tanti campioni della nostra Nazionale diano un segnale forte di condanna agli ultimi episodi di femminicidio, un drammatico fenomeno che non accenna a diminuire ma che al contrario registra un inesorabile aumento nelle statistiche della violenza del nostro Paese».

Così Maruska Piredda, consigliere regionale del gruppo Misto e presidente della commissione Pari opportunità in Regione Liguria, che aderisce all’iniziativa lanciata da Rete di donne per la Politica con la richiesta ai giocatori della Nazionale di calcio di scendere in campo questa sera contro il Costarica con “un nastro nero appuntato sul petto o intorno al braccio” Mondiali come “segno tangibile di condanna e di disponibilità al cambiamento da parte degli uomini più influenti in questo momento nella nostra società”.

L’iniziativa prende spunto dal recente – ma non ultimo visto che sono seguiti quelli di Pietra Ligure e Siracusa – episodio di Motta Visconti. “Un marito – si legge nella nota di Rete di Donne per la Politica – ha trucidato moglie e figli e si è recato a vedere la partita Italia-Inghilterra al bar, dove ha gioito, esultato, tifato, urlato in maniera assolutamente “normale” a detta degli amici, e solo in seguito – tornato a casa – ha simulato una rapina con triplice omicidio, per poi confessare alcune ore dopo. Vista la concomitanza dell’ultima mattanza compiuta da quest’uomo nei confronti della “sua” donna e dei “suoi” figli, con una partita di calcio dei Mondiali, le donne italiane che fanno capo alla Rete di Donne per la Politica (e a tutte le altre associazioni che vorranno unirsi) chiedono gli 11 calciatori che disputeranno la prossima partita dei Mondiali in Brasile indossino un nastro nero appuntato sul petto o intorno al braccio.

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«Il palcoscenico dei Mondiali – spiega Piredda – può rappresentare una sede opportuna per un gesto che faccia prendere coraggio alle donne vittime della violenza per denunciare i propri persecutori e per dare un concreto contributo a quella rivoluzione culturale necessaria alla lotta della violenza di genere. Purtroppo ancora la strada è tutta in salita. I dati sul femminicidio ci rivelano un vero bollettino di guerra con un escalation dalle 126 vittime del 2012 alle 134 del 2013, e ben 48 assassini di donne tra agosto 2013 – mese del varo del decreto Letta contro il femminicidio – e dicembre 2013, 16 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È chiaro, alla luce di questi dati, che l’impegno nella battaglia culturale contro questa strage continua debba essere costante sia da parte delle istituzioni sia da parte della società tutta, in particolare da parte di quei rappresentati, come i campioni dello sport, godono di una posizione privilegiata nel lanciare adeguati messaggi rivolti soprattutto alle giovani generazioni».