Scampoli di regime e di Futurismo in Liguria.
Marinetti aeropoeta e la Poesia simultanea degli affari del Porto di Genova

Genova porto antico da alta visuale

SOMMARIO. Scampoli di regime e di Futurismo in Liguria. — F. T. Marinetti: Invito. Ai lettori spregiudicati. — F. T. Marinetti: Poesia simultanea degli affari del Porto di Genova. — “Genova, la più dinamica fonte d’ispirazione”. Scopi ed importanza della Mostra di plastica murale attraverso un colloquio con S. E. Marinetti. — F. T. Marinetti: “Decollaggio” a L’aeropoema del Golfo della Spezia. — Appendice: Estrazione sistematica di nuovi splendori e nuove musiche dai tecnicismi.Postilla bibliografica. Qualche lettura di riferimento.


di Fabrizio Pinna – Come ricorda Giordano Bruno Guerri nel suo ultimo libro su Filippo Tommaso Marinetti (2009; 2017), Mussolini “del futurismo, come del dannunzianesimo, fece due orpelli – neanche tanto graditi – per dare radici e dignità culturale a un movimento politico che non ne aveva a sufficienza” ma nonostante la fedeltà al regime ostentata sino alla fine da Marinetti – morto ultra-nazionalista, bellicista, imperialista e repubblichino nel ‘44 – “La feluca di accademico non minò la sua libertà di pensiero né il desiderio di percorrere vie nuove”.

Se nel complesso resta sostanzialmente valida la constatazione dello storico Emilio Gentile che “Il trionfo della modernità totalitaria, nel regime fascista, fu la sconfitta della rivoluzione totale del modernismo futurista” (2009), è anche vero che il “sansepolcrista” Marinetti non rinunciò mai al tentativo di ampliare in tutti i modi lo spazio di influenza del suo movimento sebbene, con le parole definitive di Giovanni Lista, “dal punto di vista delle scelte politiche l’ultimo periodo del futurismo è certo la storia di un naufragio” (2015).

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“Phénomène déconcertant, le futurisme, nourri des contradictions de Marinetti” per molti aspetti continua comunque a presentarsi in veste di un “véritable énigme historiographique, il échappe à la pensée qui procède par étiquettes”, come confermerebbe anche una linea di ricerca piuttosto ardita proposta oggi da Thorsten Botz-Bornstein il quale nel suo libro The Political Aesthetics of ISIS and Italian Futurism (Londra / New York, Lexington Books, 2018) stabilisce suggestivi “parallels not only between ISIS and Futurism, but also between ISIS and populist political movements in Western countries” (p. 175).

Ad ogni modo, i rapporti tra futurismo e fascismo furono complessi, né mancò chi guardasse verso scorciatoie a sinistra, seppure è difficile dire che per parte sua Marinetti abbia mai compiuto veri e propri grandi salti mortali ideologici: guerrafondaio fin dal primo manifesto futurista (1909), nell’esaltazione per la guerra di Libia rispondendo a una inchiesta avviata da Genova nel 1912 sul nazionalismo aveva già sentenziato che “la parola Italia deve dominare sulla parola Libertà”: “Io sono futurista, cioè ultra-nazionalista e preparatore di una più grande Italia futura. L’atteggiamento del nazionalismo nella politica interna e nella politica estera dovrebbe mantenersi assolutamente al di sopra di tutti i partiti, preoccupandosi di sviluppare la forza militare, industriale e commerciale della nazione. Queste tre forze non vanno mai disgiunte.” (Il nazionalismo giudicato da letterati, artisti, scienziati, uomini politici e giornalisti italiani, Genova, Libreria editrice moderna, 1913, p. 135). Sostanzialmente falliti tutti i suoi tentativi di creare anche una sorta di partito politico futurista (Democrazia futurista: 1919; Al di là del comunismo: 1920), il suo aggancio al fascismo non nacque certamente dal nulla.

Ancora negli anni Trenta, contro chi gli contestava insensatezze e contraddizioni nelle sue ultime scelte politiche, Marinetti continuò a ripetere che “il futurismo poteva accordarsi con il fascismo poiché Mussolini promette una nuova grandeur italiana” e così proseguì convintamente “nel suo sostegno attivo fino ad esercitare un’arte di propaganda dei grandi temi politici del fascismo al potere”, non sottraendosi peraltro neppure a qualche equilibrismo di comodo quando dalla Germania Hitler intensificò le sue crociate contro l’«arte degenerata» in cui era incluso pure il futurismo (e, dal lato opposto, in quanto a “furiosa reazione”, denunciavano Breton, Rivera  e Trotsky nel Manifiesto por un arte revolucionario independiente, 1938, l’epoca stalinista non era da meno). Per Marinetti e stretti sodali, riassume Giovanni Lista, “Il futurismo e il fascismo non sarebbero che due rivoluzioni equivalenti e complementari, l’una nel dominio dell’arte, l’altra nel dominio politico, operanti per un rinnovamento dell’Italia nell’epoca della modernità. Si trattava dunque di coronare questo stato di fatto attraverso un’intesa esplicita, attraverso un accordo che attribuisse al futurismo un ruolo egemonico nella gestione del programma fascista in quanto al dominio della cultura e dell’arte: affreschi, monumenti, opere pubbliche, esposizioni nazionali e internazionali, eventi collettivi…”.

I confini tra mitografia meccanica, modernolatria, propaganda di regime, pubblicità industriale, artigianato, estetica e aeree poetiche d’arte diventano dunque in quegli anni sempre più spesso ulteriormente indefiniti e fluttuanti, trovando molte sponde in Liguria, in particolare a Genova, La Spezia, Sanremo, Savona, Albisola, Altare (tutte importanti anche se, per brevità di discorso e pertinenza ai testi qui proposti ai lettori, per il ponente ligure ci limitiamo solo a questo accenno). È il periodo nel quale inseguendo l’utopica egemonia entra in competizione con le altre correnti attive nel regime, dalle più alle meno reazionarie, come avvenne appunto con la I Mostra nazionale di plastica murale per l’edilizia fascista che si tenne a Palazzo Ducale dal 14 novembre 1934 all’11 gennaio del 1935, “riconoscimento ufficiale del futurismo all’ampiezza raggiunta dal movimento in Liguria”. “La mostra genovese è in aperta polemica con il ‘muralismo’ sironiano che aveva conosciuto nella Triennale milanese del 1933 una significativa affermazione” e spinge avanti il “tentativo di contendere a ‘passatisti’, ‘novecentisti’ e ‘naturamortisti’ il grande mercato delle commissioni del regime per l’edilizia pubblica” (Ragazzi: Liguria futurista, 1997). Il perché fosse stata scelta Genova, “la più dinamica fonte d’ispirazione”, e quali fossero i suoi legami affettivi e immaginativi con la città e il porto li raccontò lo stesso Marinetti in una lunga intervista (19 ottobre 1934) apparsa come anticipazione della mostra in uno storico giornale genovese che ha cessato le pubblicazioni giusto qualche anno fa poco prima di raggiungere i due secoli di vita, il “Corriere Mercantile” (1824-2015).

Ideologia, industria, arte, ma anche letteratura. Vago antenato delle nostre spettacolari Frecce Tricolori, un aviatore acrobata “giocoliere dello spazio, clown del padiglione celeste, irrequieto bizzarro personalissimo” nel primo dopoguerra lanciò in un manifesto Il Teatro aereo futurista (aprile 1919): le idee visionarie di Fedele Azari (1895-1930), morto suicida in giovane età dopo aver dato alle stampe in collaborazione con Marinetti il Primo dizionario aereo italiano (Milano, Morreale, 1929), misero semi e radici nel movimento. Sulle ali della già nata aeropittura, nel 1932 Marinetti lancia “L’aeropoesia – Manifesto futurista ai poeti e agli aviatori”, che poi trasvolerà anche a conclusione del poetico “Decollaggio” a L’aeropoema del Golfo della Spezia pubblicato come ‘prefazione’ sui generis al volume edito a Milano da Mondadori nel 1935 (il poemetto, che era stato premiato come vincitore nella sfida ai poeti d’Italia – festa del Premio di pittura «Golfo della Spezia» settembre-ottobre 1933 –, aveva una dedica alla moglie: «Regalo questo / aeropoema militare / al genio futurista / di Benedetta»). Quando ne “La Rassegna Nazionale” (Roma, aprile 1937) e come estratto Marinetti pubblica l’articolo-saggio “La tecnica della nuova poesia”, le “Parole in libertà di aero poesia” saranno proposte come terzo e ultimo tipo di paroliberismo che si è aggiunto alle “Tavole parolibere” e alle “Parole in libertà”, portando in dote la sua nuova invenzione dell’«accordo simultaneo» che troverà spazio anche nelle variazioni della “poesia non umana dei tecnicismi”, secondo un programma volto a dissolvere definitivamente “l’ormai rancida simbologia dell’aratro dell’aquila della falce dell’incudine del martello” che andava definendo nello stesso periodo (nato da una conferenza di futuristi a Littoria, 8 marzo 1937, il testo Poesia e Arti Corporative. Manifesto futurista apparso ne “La Gazzetta del Popolo” di Torino il 10 aprile 1937 fu poi ripubblicato più volte, con titoli diversi, per illustrare appunto la poesia dei tecnicismi). Insomma – sebbene spesso più nei proclami e intenzioni che nei risultati delle opere – il suo poetico sogno di “Distruggere nella letteratura l’«io»” (Manifesto tecnico della letteratura futurista, 1912) inseguendo “Lo Splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica” (manifesto del 1914) non si era per nulla dissolto.

Conclusa la guerra d’Etiopia e nel pieno delle autoesaltazioni autarchiche del regime fascista, nel 1937 Filippo Tommaso Marinetti iniziò una collaborazione artistico-pubblicitaria con la SNIA Viscosa, componendo inizialmente “Il poema del vestito di latte” in promozione della fibra tessile sintetica Lanital e l’anno successivo, sempre su committenza del presidente e amministratore delegato Franco Marinotti, “Il poema di Torre Viscosa” a celebrazione del nuovo insediamento per la lavorazione della canna (Arundo donax) nato a Torre di Zuino, oggi Torviscosa, in Friuli Venezia Giulia.

Nei giorni neri in cui venivano emanate le leggi razziali fasciste, il 21 settembre 1938 Benito Mussolini trovò il tempo di andare a inaugurare il nucleo di questa nuova cittadella industriale e così «Gli aeropoeti futuristi dedicano al Duce Il poema di Torre Viscosa, parole in libertà futuriste di F. T. Marinetti», raccogliendolo – insieme a “La poesia dei tecnicismi. Manifesto futurista” – in un opuscolo a cura dell’Ufficio propaganda della Snia Viscosa (Milano, Officine grafiche Esperia, 1938). Promossa da Pro Torviscosa, la pro loco del piccolo comune friulano, una recente ricerca attraverso il fondo Marinetti conservato nella biblioteca della Yale University ha consentito di seguire più da vicino la nascita del poemetto, ristampato un paio d’anni fa: Lorena Zuccolo – Lorenzo Pinos (a cura di), Il poema di Torre Viscosa nei documenti della Beinecke Rare Book & Manuscript Library, Torviscosa, Pro Torviscosa, 2019.

Il Manifesto e i componimenti paroliberi “industriali” furono poi ripresi e riproposti, con titoli variati, come “poesie simultanee” nel libro Il poema non umano dei tecnicismi (Milano, Mondadori, 1940): delle 9 composizioni incluse, la prima è però proprio un ‘omaggio’ alla Liguria, la Poesia simultanea degli affari del Porto di Genova. In breve conclusione, ritorniamo così alle contraddizioni marinettiane con le quali è iniziato questo rapido excursus di introduzione ai testi. Uscito nell’anno dell’entrata in guerra dell’Italia, la parte più deteriore, politicamente e storicamente, è in fondo tutta riassunta nella dedica devozionale che capeggiava a caratteri cubitali nel libro (“Alla / esemplare / italianità / dinamica autonoma creatrice / della / SNIA VISCOSA / omaggio augurio / di noi aeropoeti futuristi / devoti alla originalità / dell’imperiale Italia fascista / Il sansepolcrista / F. T. Marinetti”). Con minore retorica di regime, il significato del titolo e quali fossero i meriti che Marinetti voleva fossero riconosciuti al Futurismo li riassumeva invece nel suo “Invito / Ai lettori spregiudicati”.

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INVITO AI LETTORI SPREGIUDICATI

Cari lettori spregiudicati siete ormai numerosissimi convinti del bene che il Movimento Futurista ha fatto all’Italia in trentanni di lotte vittoriose creando Poesia e arti moderne tanto italiane da influenzare di nuova italianità il mondo

Il Movimento Futurista — orgoglio italiano svecchiatore novatore velocizzatore — ha dato al mondo i grandi motivi ispiratori della macchina la sua estetica e religione della velocità il volante geometrismo senza fronzoli né decadentismi il tattilismo e le tavole tattili l’aeropoesia colle sue parole in libertà essenziali simultanee senza punteggiatura gli aeropittori colla loro arte polimaterica semiastratta le nuove architetture ascensionali Sant’Elia il teatro sintetico alogico a sorpresa distruttore dei tre atti la sintesi musicale di 1 minuto e il romanzo sintetico di 15 pagine la matematica qualitativa e la geometria poetica

Ora vi consiglio di leggere questo Poema che io chiamo « non umano » poiché vuole fare a meno del dramma umano e vi convincerete che si può oggi commuovere divertire e istruire descrivendo lo sforzo patetico di un latte che smania per acquistare spessore e consistenza tagliabile o quello di una matassa di fili opachi che spasima per raggiungere un indispensabile abbellimento di brilli e lucentezze o anche quello di un lanciabombe nell’aprire varchi alla fanteria incalzante

Vi convincerete che tutto ciò può essere appassionante senza ricorrere alla psicologia del chimico dell’operaio o dell’artigliere di questi tecnicismi.

Mentre tutti i poeti della terra continuano più o meno a tornire e impreziosire nostalgie e disperazioni sui versi di Leopardi Baudelaire o Mallarmé da molti anni il Movimento Futurista Italiano esalta nei suoi poeti e nei suoi artisti la speranza di creare una poesia e delle arti « non umane » cioè estranee alla umanità mediante una sistematica estrazione di nuovi splendori e nuove musiche dai tecnicismi della civiltà meccanica

Non voleva né vuole però anche oggi distruggere gli antichi motivi ispiratori umani ma arricchire e immensificare la sensibilità dei creatori mediante motivi assolutamente vergini da portare per lo meno allo stesso piano dei motivi impiegati fin ora

Una obiezione facile quella che dichiara la costruzione di un aeroplano la solidità di un metallo le porosità le fluidità e le duttilità come emanazioni dirette dello spirito del poeta o pittore di tecnicismi

Rispondo che nello sforzo di trarre splendori e musiche dai tecnicismi una certa autonomia e un certo numero di distinte personalità meccaniche e chimiche vengono affiorando e possono essere sempre più considerate come personaggi interessanti o meglio eroi da elogiare e cantare

F. T. Marinetti

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POESIA SIMULTANEA DEGLI AFFARI DEL PORTO DI GENOVA

 — L'affare è fatto tra gente onesta basta la parola 20.000 tonnellate Cardiff conceria e due alberghi in riviera  
 — Ne vuoi fare due depositi di carbone  
 — No la mia Giorgina ha sei anni bella come un angelo ma ha bisogno di aria pura insegnerò come si fa l'albergatore concludendo 2 per cento a voi  
 — E l'orzo?  
 — Se vi sono più di trenta sacchi rotti ve la sbrigate voi con l'assicurazione non so ciò che ne pensa Liverpool ma a Genova noi non c'intendiamo di sacchi rotti  
 — Affare duro  
 — Affare magro ad ogni modo per dimostrarvi la mia benevolenza farò parlare dal mio amico alla capitaneria  
 — Altrimenti si ripeterà il disastro della frutta di California  
 — Cosi marcia che a due giornate di navigazione il Kimura puzzava come una pescheria sotto lo scirocco  
 — Dopo la Borsa parleremo delle ananasse mio figlio le carica a Dakar domani costeggeranno le Baleari mare di paradiso profumato per fare piacere ai passeggeri del Rex che dal parapetto alto ponte classe di lusso si leccheranno il naso l'un l’altro come imperatori  
 — Anche Giorgina ama le ananasse ogni mattina nella mia villa di circonvallazione aspetta sulla terrazza davanti ai vetri che il sole rimpinza di fuoco 
 A bordo mio figlio fa alzare la bandiera di prua e guarda nel cannocchiale Giorgina che batte le mani ma non posso diminuire credetemi Se tanto mi dà tanto tanto mi darà tanto e se si abbandona il tanto è tanto di perduto per tanto tempo  
 — Tanto voi Baciccia con tutto il tanto che fabbricate camperete ancora tanti anni Auguri  
 — Il tempo è bello l'acquisto di una nave si contratta bene navigando come facciamo Questa che rimorchiamo 3 milioni non un soldo di più mio figlio il secondo lo conoscete anche lui è disposto a dichiararlo su carta bollata  
 — E il rimorchiatore?  
 — 100.000 lire  
 — A me Baciccia rimane soltanto la schiuma  
 — Se vi disturba la schiuma scendiamo sotto coperta a prendere un cicchetto e concludiamo
  
 Vaporando vaporando i nervi di Baciccia vanno a pescare squamosi pacchi di biglietti da mille al largo in un mare impeciato di biliosi affari mancati  
 Per fortuna brilla nell'ormai vuota borsa celeste una prima garanzia aurea tremolante stella della sera  
 Se il ribasso del sole continua il Porto spalanchi pure senza pericolo le sue vetrine di lustreggianti lingotti d'oro  
 Compra ben chi compra i doloranti velluti neri delle notti d'amore e anche una buona misura delle seriche lanose velocità sulle guance gelate  
 Fermi nel liquido mercato delle onde svalutate due velieri infagottati di tenebrose cambiali di noleggio  
 Lontanissimo sotto una nuvola bassa cuoce l'ultima angoscia sanguigna d'una giornata finanziaria irreparabile  
 Esitazione di due altri velieri con grassi viluppi di debiti accumulati dalle indecisioni e distanze sotto sonanti costellazioni che la notte incassa  
 Frettolosamente  
 Ormai soppresse le spese generali del giorno rimane un cascame di nuvole similoro  
 Col rimorchiatore acquistato così si rientra nell'inflazione di elettricità che le calate di Genova trasudano fino allo zenit pensando che se il mare diventasse benzina si potrebbe acquistare di colpo tutto lo stellato ben truccato bilancio di ambizioni consolidate fuori dai conti correnti  
 — Mi chiamano Baciccia Callonero qui sul dito mignolo ho un callo indurito nello scaricare petrolio e castagne fresche delle Langhe mi portò fortuna quando nel ber di Piazza Caricamento che tra parentesi mi rendeva bene ho sfondato a pugni la pancia di cinque arabi e relative pelli di caprettini di Massaua  
 Me lo vorrei far bruciare questo callaccio nero quando accarezzo le guance di Giorgina che non è fatta per il carbone né per uno scaricatore come me Lei starà nell'albergo a San Remo in riva al mare puro l'hanno travasato cento volte nei sacchetti di seta spumante di lusso tutto di lusso anche il vento col suo interruttore gli alberi che fanno sempre l’inchino e le cameriere storiche che guidano trascinate una pariglia di bassotti nutriti di banane  
 Stridono i nervi di Baciccia entrando coi treni lunghi nel buio delle banche irto di milioni vendicativi  
 Per ore ed ore durante la notte la Borsa si svuota nel porto di tutta la sua lugubre rapacità circolante mentre le vaganti anime delle sedute spiritiche americane si addensano granulosamente nei silos.  
 Mantenuta la promessa sulla parola data in un lontano vicino illusorio pagato impagabile  
 Lascia che la flotta commerciale sovietica scarichi svendendo io le venderò a caro prezzo tutto il rhum avariato di Sottoripa e al suo commissario di bordo a caro prezzo venderò l’autografo di una lettera del generale Cardenas che mi precisa il preventivo delle tre prossime rivoluzioni messicane  
 Baciccia seduto nel vano della finestra balcone di San Remo compera e vende al telefono venti fumosi pezzi oleosi del porto di Genova bollenti in caldaia nuvolame stracotto mentre un sole smilzo in velluto rosa tutto brilli scintille soavemente gli precipita addosso per sdraiarsi vicino con levigatezze di porcellane madreperle verdi africanismi di camerus agavi gialli regimi di datteri e liquide piastre di respirante mare blu  
 Dietro nel’immenso letto bianco della vita Giorgina sfoglia un atlante inzuccherato di raggi viaggi  
 — Pronti! Pronti! stazione costiera di Genova Radio Castellaccio proponete alle navi Gallipoli Almenara Probitas 100.000 sacchi di cacao 200.000 sacchi di noce moscata 6 cisterne di olio minerale Combinate tutto io nel porto di Genova non ci metto la mia bimbetta il porto è un immenso deposito di catrame allagato anzi è l'orinatoio dei transatlantici dove si commercia in sterco aromatico dell'altro mondo  
 Il porto risponde con un lungo oooo basso  
 — Hai ragione Baciccia oooo più alto prezzi bassi in chiusura e gru gru gru gru giranti che rallentano sulle ghiotte stive della notte ne esce a fiocchi neve nera con un miliardo di rasoi diacci eruzione di idrovolanti che tratteranno fra poco direttamente colle stelle lo sooo lo sooooo altissimo  
 Sopra il capo di Baciccia capriolano da terrazze balconi le calde rose di San Remo ebbre d'arte e folli nell’assediare le palme in delizia stringerle costringerle a tuffarsi tuffarsi in un mare di fluido argento che l'elastico sole abbagliante farfalla chilometrica spande colle sue grandi molle d'oro  
 Di rincalzo fuori dalle serre arroventate esplodono migliaia di garofani pepando l'aria di parole vermiglie  
 — A che vale il carbone a che vale la benzina se non velocizzano l'ingegno della terra perciò rifacciamo i conti ora l'Italia esporta poco dato che ogni paese lontano fabbrica il suo necessario l'Italia potrebbe ma preferisce esportare anzi conserva il genio e il sentimento italiani abbiamo però del superfluo in quantità che ingombra appesantisce ostruisce avvilisce avvelena eccetera prodotto dichiarato vivo e certo vive alla sua maniera purtroppo lascia colare dai suoi involucri sinistre epidemie riconosco il prodotto al suo odore speciale quando appare fra voi giovanissime rose e nel mezzo del nostro fecondo popolo di garofani ci scoloriamo afflosciamo dispetto disgusto orrore rabbia atroce  
 Vivente sì ma ignobile prodotto umano privo di occhi e di bocca e di olfatto non si commuove né mai si commuoverà ai pensieri-colori che i nostri profumi dipingono nell'aria.  
 Opaco prodotto che non muta temperatura quando melodiosamente divampa danza e sorride la vergine Poesia in una folla di lingue di fuocodore  
 — Baciccia vendi presto svendi questo prodotto spedisci e carica Spedisci e carica esportazione a blocchi masse montagne  
 — Chiudere in casse inchiodare bene e stivare stivare  
 — Navi capaci dalla stiva oceanica foderatevi l'interno di specchiante acciaio intelligente e  
 sopra inchiavardate poiché a forza di puzzare maleficamente potrebbe attenti attenti esplodere  
 — Corri all'idroscalo e carica anche gli idrovolanti di questo prodotto infame Lo distinguerai in dogana a queste voci sconce: cretineria pedantismo invidia esterofilia cafonismo passatismo nostalgico ventanni-già vecchi  
 — Al largo al largo defecatelo idrovolanti e stratosferete di colpo  
 — Oooo Baciccia oooooo Baciccia Bacicciaaa eccoooo l’affare l'affare l'affare l'affarrrrrrr  

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“Genova, la più dinamica fonte d’ispirazione”. Scopi ed importanza della Mostra di plastica murale attraverso un colloquio con S. E. Marinetti

 S. E. Marinetti è sempre più fresco e giovane che mai. Si direbbe che l'accademico proceda verso il futuro con rinnovate rinnovante si forze traendo da suo spirito vitalissima linfe propulsioni di energetica sostanza. 
 Lo troviamo nello studio dell’architetto Rosso, in via Martin Piaggio, sede consacrata del Comitato per la prossima prima mostra d'arte plastica murale. Nello studio di Rosso — mobili di perfettissimo stile funzionalista su cui posano caterve di progetti, di disegni, bozzetti, planimetrie, assonometrie — incontriamo anche Fillia, Prampolini, De Filippis. Lo stato maggiore, insomma, agli ordini del generalissimo. 
 Marinetti è di una cortesia... plastica. Avremo da lui la più simpatica e cordiale accoglienza e le spiegazioni più limpide lineari sulla mostra che ai primi di novembre vedrà il suo svolgimento a Genova e nel salonetto di Palazzo Ducale, s’intende debitamente camuffato per evitare un contrasto di tendenze di stili che sono agli antipodi. 
 Sintetici come vuole l'ambiente e la prassi marinettiana, entriamo subito nel vivo della questione senza inutili giri di frasi né malinconici preamboli sentimentali adatti per farci perdonare la inopportunità dell’intervista mentre il crepuscolo vela d'ombre discrete gli alberi della Villetta, e nell'altra sala Rosso e Fillia lavorano rumorosamente a preparare il terreno per la mostra. 
  
 Poesia e forza della dominante 
  
 — Eccellenza, perché è stata scelta Genova? E quali sono i concetti informatori della mostra? 
 Marinetti sgrana i grandi occhi come a stupirsi della prima domanda. Forse ha ragione: ché noi sappiamo come Genova, in materia di manifestazioni artistiche, sembra voglia mantenersi fra le cenerentole. Ma S. E. non perde tempo a rispondere: aggrotta lievemente la fronte, e mentre nei suoi occhi traluce un lampo vivacissimo, dice, con certa foga oratoria che dà alle sue dichiarazioni una vibrante incisività: 
 — Abbiamo scelto Genova perché considero Genova come un porto di tale importanza mondiale da riassumere, in certo modo, tutto ciò che la civiltà meccanica può rappresentare di più perfezionato e di più dinamicamente utile. 
 Le bellezze che sono sempre state il vanto della città di Genova, hanno avuto negli artisti degli attestati di ammirazione velata e diminuita un poco, nella mentalità passata, dai tipici suoi caratteri commerciali. Questi caratteri commerciali e gli infiniti possibili sviluppi pratici che ne derivano, sono agli occhi nostri, sgombri di tutte le nostalgie passatiste, i nuovi valori ispiratori. Precisamente perché si viene a Genova prevalentemente per imbastire degli affari e non per ammirare opere di arte antica, noi sentiamo che una plastica assolutamente nuova adatta decorare gli interni di una edilizia nazionale completamente nuova, può trovare a Genova la più dinamica fonte di ispirazione. 
 Personalmente come poeta, io amo oltre il grande porto e le audaci forme dei suoi moli, anche lo slancio delle sue alte strade a strapiombo, i possenti quartieri moli che dominano il mare, i giardini pensili e tutte le varietà di volumi — verdi bianchi— che costituiscono l'anfiteatro delle bellezze genovesi. 
 Ho studiato legge alla università di Genova e dalla finestra di un albergo che dominava Piazza Caricamento, bevevo la fluttuante intricata visione di funi vele nuvole transatlantici che mi incitavano a poetare più che ad approfondire il diritto romano.  
  
 La nuova arte che deve nascere 
  
 Nacquero sul molo una volta chiamato Giano, i miei due primi libri “La conquista delle stelle” e “Distruzione”. In un altro mio poema canta il capo lame ormai distrutto dell’antico porto che una volta mescolava le sue terrazze con i velieri le gru e il popolo delle barche. 
 Ma noi futuristi amiamo estrarre la poesia da ciò che molti considerano non cantabile, né degno di poesia o pittura. L'ansia del traffico commerciale, le infinite insidie delle cifre utili, le cataste delle mercanzie, i treni che escono dalle banche e tutto il sistema arterioso e venoso degli affari dei depositi delle percentuali e delle quotazioni di borsa; tutto ciò è per noi materia di viva ispirazione sia letteraria che plastica. sono le grandi forze commerciali industriali finanziarie del paese che in un tipico momento della nostra storia dove l'orgoglio italiano novatore e realizzatore è in piena efficienza, che dettano legge al poeta e il pittore e sono quindi la nuova ispirazione di una grande arte plastica murale perché i giovani italiani negli edifici fascisti trovino, sublimato dal genio, ciò che la nostra vita ha di più energetico e utilitario. Queste forze commerciali industriali sono disposte a gradinate sulle più belle colline del più bell’anfiteatro del mondo. Queste abbracciano transatlantici che stupiscono il mondo e idrovolanti fratelli dei velocissimi con cui Angelo vinse la luce e il suono in velocità. 
 Come vedete non vi poteva essere città più adatta alla creazione di un rinnovamento degli interni intesi ad armonizzarsi con gli esterni. Questi esterni, o meglio l'architettura globale di edificio, hanno avuto già in Italia il loro pieno e trionfale rinnovamento nella luce del genio precorritore di ogni nuova architettura, Antonio Sant'Elia. Bisogna dare alla edilizia fascista costruenda dei progetti probanti e seducenti, perché espressi da un amore schietto per il nostro tempo fascista. Questo tempo è caratterizzata dall'amore per la sintesi, la veloce semplificazione, l'orgoglio italiano, la volontà di perfezionamento, un altro spirito militare e un ottimismo giocondo. 
  
 Civiltà meccanica e plastica murale 
  
 Spero che avremo, mediante il trionfo di questa mostra di plastica murale, molti edifici di scuole, aeroporti, palazzi di governo, scuole di Balilla o di Piccole Italiane decorati all'interno con forme e colori a te moltiplicare la fierezza dinamica fattiva della gioventù nuova. 
 — A quali canoni artistici dovranno ispirarsi gli espositori? 
 — come l'architettura rinnovatasi in Italia per virtù del grande architetto futurista Antonio Sant'Elia ( che sarebbe qui tra noi, se non fosse morto gloriosamente con una pallottola in fronte a Monfalcone) la pasticca morale nuova delle tre la sua ispirazione dalla civiltà meccanica. Questa ha le sue leggi inesorabili di semplificazione e di sintesi di dinamismo e di forza volitiva ottimista e rifiuta ormai tutta l'arte che conserva più o meno lo spirito analitico, la decadenza nostalgica, l'ibridismo cincischiato di altre epoche. 
 Lo splendore geometrico, quindi, ammirato nella nuova architettura italiana, nata spontaneamente da una nuova Italia sintetica e velocemente realizzatrice deve continuare nell’interno degli edifici e manifestarsi egualmente con tutti i mezzi tecnici e i nuovi materiali sempre sinteticamente, dinamicamente, giocondamente e spesso anche militarmente. Il nostro tempo è virile virgola e domanda continui eroismi. Viene così naturalmente escluso da una nuova plastica murale tutto ciò che rispondeva una volta a dei languori, a delle lentezze a delle svenevolezze o a delle inquietudini analitiche paurose o crepuscolari. Non si tratta dunque di stabilire dei nuovi canoni artistici ma piuttosto di sgombrare la sensibilità dei creatori dall’imitazione del passato virgola e proiettarli verso un domani che sarà sempre più staccato dall’ieri e dall’avantieri. In conclusione i pittori degli scultori che elaborano ed elaboreranno i progetti di plastica murale per questa mostra si ispirano e si ispireranno al grande temperamento di Benito Mussolini; alle sue decisioni pronte, alle sue direttive lineari, alle sue fulminea sintesi, al suo forte ottimismo guerriero, alle sue baldanze improvvisatrici e in genere si ispireranno a ciò che di meglio contiene oggi la nostra razza.  
  
 Come verranno realizzati i progetti vincitori 
  
 — La mostra tende a limitarsi a dare indicazioni sulla decorazione di edifici pubblici soltanto oppure estende il suo campo anche a quelli privati? 
 — La mostra si propone indicazioni e insegnamenti e modelli per l'edilizia pubblica, ma ne deriverà indubbiamente una involontaria influenza benefica su tutte le creazioni degli interni privati. 
 — Come e quando verranno realizzati i progetti vincitori? 
 — Ci auguriamo che quasi tutti i progetti presentati siano realizzati al più presto. Gli espositori sorpasseranno la cinquantina e la mostra verrà inaugurata con la massima solennità essendo la prima del genere che sia stata organizzata nel mondo. Essa avrà un interesse particolarissimo e tra le varie sue manifestazioni ha in programma conferenze chiarificatrici, convegni letterari, di poesia di musica di architettura di arte plastica e di radio. La nostra mossa deve lasciare nella vita italiana una impronta profonda che sia traccia precisa e feconda per la decorazione muraria dell’avvenire. 
 S. E. Marinetti ha esaurito il suo compito. Anche noi. Raccogliamo le cartelle degli appunti e lasciamo il quartiere generale con nel cranio ancora turbinanti le parole metalliche dell'accademico futurista che ha voluto scegliere Genova a sede della esposizione d'arte plastica murale perché Genova è la città dinamica per eccellenza e perché anche nei commerci e nei traffici delle borse e sui moli c'è — e fa piacere vederlo riconosciuto – una delle più potenti e seducenti atmosfere di poetica ispirazione. 
 emma 
(«Corriere Mercantile», Genova 19 ottobre 1934) 

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“Decollaggio” a L’aeropoema del Golfo della Spezia

 Ho corretto le prime bozze dell’Aeropoema del Golfo della Spezia con la prua del motoscafo dell’Ammiragliato sulla carta verde patinata d’oro del mare di Lerici poi colle eliche d’un trimotore a 3000 metri sulle Alpi Austriache che bianchissimi angioletti ghiotti inzuccheravano di nivei lampeggianti desideri  
 Le seconde bozze furono corrette da me in un palco del teatro della Spezia dove vati scartati dalla giuria nella mia sfida ai poeti d’Italia aizzavano marinai scaricatori studenti e trogloditici passatisti a centuplicare l’odio fossile della terra contro l’imponderabile volante luce della Poesia  
 Dominavano i lunghi interminabili fischi d’una squadra accecata dalla nebbia  
 Sul palcoscenico si avvicendavano un noto sarto-poeta che il pubblico sbottonava e lacerava crudelmente fino alla fodera e un noto commissario di polizia-poeta che gli studenti invitavano ad arrestare pernacchi sonori  
 Alla fine della seconda serata mi presentai alla ribalta per dichiarare non butterò certo nelle vostre mani la collana di perle delle mie immagini ne godrete più tardi lo splendore futurista  
 Poi serenamente ripresi a correggerne le bozze mentre uscivo dal teatro in un finimondo di schiaffi bastonate nella folla impazzita che voleva bruciare impresario poeti passatisti e futuristi  
 Ora nel capannone d’Alta Velocità di Desenzano interrogo Castoldi costruttore di apparecchi ultra rapidi mentre mastica sigaro toscano e geometrie azzurre del Lago di Garda da sorvolare più presto  
 Faccia di luna paesana d’agosto curva sul fiasco di Chianti e sull’algebra rossa d’una elissi di volo Bisogna affusolare l’apparecchio perché non si formi il catastrofico accordo d’onde atmosferiche a moltiplicazione o lo sbattimento di coda che ad un tratto sfasciano ogni cosa  
 (così avviene in un’aeropoesia non sufficientemente snellita dalla sintesi) 
 Agello agile impiegato al ministero dei venti pioggia nuvole stelle aggiunge Bisogna che le dita corrano da una manetta all’altra con precisione furtiva non dimentichiamo di dare subito tutto il gas a questo monumentale motore che pesa sulle mani e le strappa da ubriacone impazzito ha sempre sete tanta sete guai a me se non gli verso ancora ancora da bere Egli sporca le sue candele e con balzi da gigante potrebbe vorrebbe vuole vuole scaraventarmi giù da grande altezza  
 (infatti guai all’aeropoeta futurista se non riesce a caricare l’aeropoema d’una quantità enorme di gas lirico tanto gas da farlo scoppiare) 
 Una graziosa biondina da sposare col suo tic-tac di macchina da cucire o amare interrompe M’insegni lei che sa tutto come si può fissare nel matrimonio uno di questi aviatori eleganti uccelli militari del cielo dato che non so fare ed ho la cattiva abitudine di distribuire gli spicchi del mio cuore a tutti i passeri della terra  
 Risponderle subito Pessima abitudine dovreste invece dare tutto il gas della vostra tenerezza ad uno solo perché vi stringa nel suo aeropoema vivente  
 Di colpo lontano dal terrestre tic-tac femminile Agello Castoldi ed io ci sentiamo a 200 300 metri con furia ingoiare il bel lago spumoso quando finalmente sì trionfa nell’entrare fra gli illustri onnipotenti Signori Chilometri 700 all’ora  
 uuuaaaa
 uuuuaaaaa
 uuaaaaaaaa
 Deliiirio dell’atmosfera che disserra a poco a poco le sue coscie liscie turchine dure tanto tanto dure ecco si dà tutta aperta verso lo spasimo incalcolabile spalancarsi di voluttà e ovatta iraconda vi penetro dentro  
 Contro le mie guancie e le mie tempie contro il casco di cuoio sfregamento lugubre incandescente del suo piacere tropicale ti tengo motore strambo immenso soprannaturale mooostro abbattermi vuoi schiacciarmi tenta tenta se puoi di bruciarmi masticarmi coi tuoi ingranaggi dentati e martellamenti di tubi che vampano  
 Sono io io io il più forte contro la tua raaabbia Chi se non io ti guiderà ti preciserà dove vai  
 Brutalmente cancellare così un intero orizzonte grandioso e tutto il fasto del Lago di Garda ridotto di metà  
 Che gioia vuoi scavalcare il Mediterraneo come un catino di porcellana e turchese in cui si lava e si specchia l’ovale grazioso del sole  
 Anche le montagne si sformano di strapparmi con denti di vento le bozze dell’aeropoema anche le montagne nevosi coperchi di scatole di regali natalizi da cui scattiamo giuocattoli ribelli fra tanto rimescolio di paraventi cristallo e seta marina  
 uuuuuuaaaaaaa  
 uuuuuuuaaaaaaaaa  
 uuuaaaaaaaaaa  
 Non fare l’ipersensibile pedaliera se ti sfioro col piede primo brivido dell’angosciante virata amorosa che si amplifica perdervisi dentro annullarvisi ma non troppo solo un istante  
 Veemente sospensione  
 Compressibilità dell’atmosfera quasi solida  
 Velocità elegante rapporto fra potenza e resistenza  
 Concentrazione aggressiva di forza motrice 40 cavalli per decimetro quadrato nell’ingombro minimo della fusoliera ali e galleggianti  
 Cilindri moltiplicati dai compressori  
 Dialogo amichevole bocca a bocca di due motori l’uno dietro l’altro con due eliche frontali in senso opposto  
 Bere lo spazio coi radiatori delle ali della fusoliera e dei galleggianti questi agili innaffiatoi di perle  
 L’ora che separa Londra da Berlino parla di guerra alle 12 ore che separano New York, da Tokjo  
 Maneggevolezza delle inclinazioni e delle svolte  
 In una virata stretta la forza centrifuga inversamente proporzionale al raggio della curva percorsa congestiona il viso svuota il cervello svenimento irrigidirsi dei muscoli  
 Tumulto delle paralinfe nei canali semicircolari del vestibolo dell’orecchio destro  
 La velocità dei 500 chilometri in una virata di 200 metri di raggio imprime ai 70 chili del pilota una pressione di 825 chili con spostamento di polmoni fegato visceri e vasi sanguigni  
 Ma già fiotta nell'anima una fluida profumata delizia poiché il furore cocciuto dei 700 comincia a stendersi e già mollemente si abbandona nei 500 verso i 300 avviluppante rallentare che sboccia dentro la lieta acquatica fatica piena di specchi che tremolano e chioccolano  
 E voi candidi e conventuali piccioni che tubate e fecondate nei frontoni austeri dei palazzi centenari modulate pur con ironia che non vale non vale la pena di sfregiare dall’alto con piccoli sterchi perlacei le strade rimpinzate di ruote fetori fumi quando si può amorosamente sfiorarsi col becco basta così tre baci un volo da finestra a finestra un frullante abbraccio di piume poi un altro volo breve vellutando sempre più sempre più il voluttuoso tubare  
 Ecco l’estasi dei 100 all’ora soluzione del problema nello spumante impennacchiarsi d’onde riposare nel fresco con Agello bambino che si sveglia nelle tenere braccia d’una liquida mammina sì mammina ancora una mella per il compito scritto bene e senza il mi-ni-mo scarabocchio  
 Così perfetto per snellezza forza e velocità il mio aeropoema parolibero del Golfo della Spezia percorre sei simultaneità ognuna ricca di accordi simultanei  
 L’accordo simultaneo inventato da me è un seguito di corte verballizzazioni essenziali sintetiche di stati d’animo diversi parole in libertà che senza punteggiatura e con un forte contrasto di tempi di verbi raggiungono il massimo dinamismo polifonico pur rimanendo comprensibili e declamabili  
 Come tutte le parole in libertà e tavole parolibere sinottiche l’accordo simultaneo abolisce la punteggiatura questa essendo tipicamente antisimultanea nella sua funzione logicatrice ordinatrice del periodo di cui separa gli elementi a guisa di chiusure stagne  
 L’abolizione della punteggiatura permette all’aggettivo di stemperare il suo colore - suono - odore - tattilismo - temperatura sui sostantivi e verbi vicini e lontani diventando aggettivo-atmosfera  
 Senza successione di tempi e senza divisione di spazi l’onnipresente accordo simultaneo contiene tutti i tempi tutti gli spazi  
 Il mio aeropoema parolibero del Golfo della Spezia nato dalla libera amicizia d’un rapidissimo motore aereo risponde a questo Manifesto Futurista dell’ Aeropoesia  
 I caratteri dell’aviazione cioè lo slancio ascensionale la religione della velocità la sospensione senza contatto l’indispensabile salute del motore i pericoli e le sensibilità alari la fusione dell’uomo coll’apparecchio e la girante sferica prospettiva che nulla ha di comune colla linea d’orizzonte della vecchia poesia terrestre impongono all’Aeropoesia mezzi e principi assolutamente nuovi  
 Tutti i metri chiusi (aboliti trenta anni fa dalla grande Inchiesta mondiale sul Verso Libero lanciata dalla Rivista Internazionale «Poesia») sono per il loro carattere inamovibile inchiavardato marmoreo e lapidario altrettanto assurdi e grotteschi nell’Aeropoesia quanto le aquile e gli altri volatili simbolici sono assurdi e grotteschi nella Aeropittura  
 I versi liberi già scartati dalle riassuntive e sintetizzanti velocità ferroviarie e automobilistiche appaiono poco adatti ad esprimere la sensibilità aerea e i suoi multiformi agilissimi stati d’animo  
 I versi liberi sempre più o meno limitati e oppressi dalla sintassi e dalla logica sempre tagliati arbitrariamente dal pensiero e dal respiro del declamatore implicano o il movimento serpeggiante stretto o largo di un fiume schiavo di rive boschi e letti ghiaiosi o il movimento oscillatorio avanti e indietro dell’altalena o il movimento rotatorio e lievemente oscillante dell’alga nel mare o i reiterati colpi di martello dell’oratore  
 I versi liberi quindi tentano affannosamente il volo ma non riescono mai a volare In cielo invece senza contatto alcuno né paura d’ostruzionismo l’Aeropoesia vincendo finalmente tutte le leggi di gravità letteraria deve esprimersi con Parole in libertà Siano però queste nella loro alata leggerezza essenziale guidate da alcune idee determinanti che noi paroliberi futuristi per i primi abbiamo estratte dalla vita degli aeroporti e dal volo  
 Nelle parole in libertà di una aeropoesia si deve  
 1. Distruggere la frase scettica di certi aviatori che dicono ci si annoia in cielo Ciò avviene ai volatori non dotati di qualità artistiche e perciò incapaci di vedere creativamente Come nella sensibilità totale e negli occhi del combattente il pericolo di essere colpito dalle batterie delle quote nemiche alterava il colore la forma e le proporzioni delle quote stesse dando loro un minaccioso rilievo inesistente così lo stato di sospensione nell’aria e di possibile caduta altera il colore la forma e le proporzioni del paesaggio aereo Una bella aeropoesia sarà quella che meriterà questi nuovi aggettivi elogiosi leggera zenitale Una brutta aeropoesia sarà quella accusata di essere massiccia pesante pietrosa incollata terrestre Nasce così la nomenclatura critica della Aeropoesia  
 2. Dare di minuto in minuto una sintesi del mondo e come la radio di carlinga un centro di rete acustica mondiale Le Parole in libertà saranno stelle veloci colle loro volanti piramidali o poliedriche architetture di raggi-sguardi-pensieri.  
 3. Visitare e conoscere intimamente il popolo svariatissimo e complicatissimo delle nuvole delle nebbie delle trasparente degli spessori e dei vuoti d’atmosfera  
 4. Distruggere il tempo mediante blocchi di parole fuse (Esempio Battagliafiumepontebosco)  
 5. Trasformare la carlinga dell’Aeropoeta nella cosciente nocella di uno smisurato compasso a molte gambe sensibili per misurare e tracciare cerchi triangoli diametri ipotenuse  
 6. Non usare le immagini terrestri Eegare invece tutte le sensazioni visive uditive e tattili alle figure geometriche (Esempio Un dolore ovoidale uno slancio triangolare una nuvola poliedrica  
 ecc.)  
 7. Dare il senso semplificatore conclusivo e sbrigativo che la linea retta e il sorvolare contengono senso opposto a quello lento meticoloso paziente sconclusionato dell’automobile sulle strade ad S e a quello asmatico burocratico delle ferrovie treni tunnel e stagioni  
 8. Dare il senso del tutto dipende da me tutto porto con me nessuno mi comanda 
 9. Nel trasfigurare e nell’intensificare liricamente ogni sensazione stare bene attenti a ciò che sussurrano e suggeriscono le parti e particelle dell’apparecchio voci profonde dei diversi legni compensati temperature tensioni e colori dei metalli delle vernici delle tele ecc.  
 10. Usare la nomenclatura delle arti plastiche e specialmente quella della musica dato che la musica è per eccellenza cosmica e fuori tempo spazio
 11. Escludere nella immaginificazione e nella metaforizzazione i classici sentimenti umani e la classica armonia dell’anatomia umana  
 12. Evitare mediante una elastica ma solida leggerezza di alluminio la enfatica e gonfia rettorica aviatoria vanto dei poeti passatisti sedentari che hanno il brillo della paura sul naso all’insù  
 13. Dare all’aritmetica un valore lirico drammatico colorante  
 14. Esprimere la sensibilità naticale e schienale dei volatori (tattilismo) sensibilità che sostituisce quella facciale (visiva uditiva)  
 15. Dare l’ossessione della continuità rotativa dell’elica e la doppia pulsazione del motore e del cuore mediante brevi umorismi essenziali  
 16. Isolare a quando a quando aggettivi sostantivi verbi e blocchi di parole per sintetizzare il vagabondare e la psicologia nomade delle nuvole delle nebbie delle ombre e delle cime di montagne  
 17. Usare il verbo all’infinito e la ripetizione di parole per esprimere la febbre di gara che anima la vita aerea  
 18. Mediante una alogica miscela dei varii tempi dei verbi esprimere la varietà delle posizioni dell’apparecchio e il possesso assoluto dell’aria  
 19. Ringiovanire ogni sensazione di quella tipica verginità provvisoria artificiale appena caduta dal cielo che caratterizza gli alberi e le case visti in volo  
 20. Se l’aeropoeta canta i 3000 metri dare la sua illusione di essere fermo nell’aria Se l’aeropoeta canta i 300 metri inscatolare invece le immagini l’una nell’altra dando così la successione di panorami che si partoriscono l’un l’altro all’infinito  
 21. Far vibrare incessantemente la possibilità di un capriccio anarchico e micidiale dei materiali che compongono l’apparecchio delle temperature e dei venti  
 22. Moltiplicare dovunque la magia teatrale della sorpresa  
 Occorrevano degli aeropoeti e soltanto degli aeropoeti per verbalizzare e glorificare il trionfo attuale della aviazione considerato come orgoglio umano immensificato da tutte le velocità  
 Le aeropoesie trovano nella Radio il loro veicolo naturale Se invece vengono fissate sulla carta subito questa sì muta in una volante e bene aerata pagina di cielo con purissime sintesi sospese e viaggianti a guisa di nuvole  

F. T. Marinetti

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ESTRAZIONE SISTEMATICA DI NUOVI SPLENDORI E NUOVE MUSICHE DAI TECNICISMI

  Dopo avere bevuto in velocità rombi e tonfi di motori a scoppio batteria di idrovore e motoaratrici fuor dall’incubo delle abolite paludi Pontine immenso prodigio geometrico e policromo di neonate messi sature di sole e fulgidi canali che infilzano l’orizzonte i futuristi Benedetta Brizzi Di Gese Carta Masnata Scrivo Scurto Sibò Trecca illustrano nel salone palestra della G.I.L. di Littoria questi principi
 Compito della poesia e delle arti è sempre quello di idealizzare l’universo verbalizzarne riplasmandone e sonorizzandone i pensieri le forme i colori i suoni i rumori i profumi e i tattilismi
 Coll’avvento soprannaturale della macchina l’universo si è arricchito della velocità aritmetica geometrica algebrica di un lavoro che si sforza di essere sempre più autonomo sganciato
 Nuovo compito della poesia e delle arti nell’Italia Imperiale Fascista figlia della Guerra Veloce quello di organizzare con proficua distribuzione d’intuiti e sforzi creativi quindi a gruppi corporativamente l’idealizzazione dei singoli lavori concettuali amministrativi manuali meccanici
 Il nostro tempo Italiano è caratterizzato da un forte patriottismo guerriero che diventa religione della Patria da un forte tormento economico e da un forte tecnicismo meccanico chimico organizzativo
 I ventenni cerebrali tristi di non aver partecipato alla preparazione ideologica sentimentale ed eroica dell’Impero rifugiano la loro orgogliosa volontà delusa in un sapiente pessimismo sezionante
 l ventenni istintivi sfogano la loro bella febbre di creazione nello sport e nella poesia tradizionale
 I ventenni potenti ed equilibrati abbracciano il tecnicismo meccanico chimico con fede futurista nell’Impero creatore e con sicura ispirazione trasfiguratrice ed esaltatrice
 Senza la sovrapposta retorica delle verbalizzazioni e plastiche e musiche usate e senza l’ormai rancida simbologia dell’aratro dell’aquila della falce dell’incudine del martello abolita dagli aeroplani seminatori dalle centrali elettriche dai magli idraulici e dalle motoaratrici vogliamo direttamente scavare ogni lavoro nella sua tipica tecnica e nella sua tipica produttività per estrarne i brividi della poesia
 Quindi a gruppi corporativamente alcuni idealizzano chimica e industria (Marinetti nel Poema della luce tessuta Folgore in Sensazione fisica di materia Notari in Romanzo d’un bilancio di podestà Buzzi in Popolo canta così Farfà in Tuberie e Tenerezze fresatorie Tullio d’Albisola in Cerantiche Civello in Aviazione) altri idealizzano commerci finanza e agricoltura (Azari nell’Impiegato di banca Marinetti nel Poema del Porto di Rotterdam Marinetti Buzzi Govoni Masnata Scurto nei poemi su Gli affari del Porto di Genova Scurto nel Poema della risaia Giardina in Quand’ero pecoraio e Buccafusca in Tecnica d’una cordata) altri idealizzano la tecnica di guerra (Marinetti nell’Aeropoema del Golfo della Spezia e nel Poema Africano della 28 Ottobre il maestro Pratella nell’Aviatore Dro il maestro Giuntini in Battaglia di terra mare cielo il maestro Brizzi nella Gioia dei mitraglieri e orgoglio dei chimici) Pino Masnata idealizza l’anatomia nella Poesia dei ferri chirurgici
 Forse per la incapacità dei poeti passatisti che tentarono di elogiare il lavoro questo è tuttora avvolto in una sensibilità di asprezza fatica noia sacrificio teso a rallegrarsi per il tubo di scappamento della vacanza domenicale
 Esiste una specie di poesia romantica della domenica alla quale bisogna contrapporre una poesia del quotidianismo metallurgico chimico aratore ragioniere giuridico ecc
 Ma bisogna anche abbandonare il tema impreciso del lavoro subito assorbito dalla retorica ed entrare nel vivo delle tecniche diverse con i relativi utensili ispiratori ognuno con la sua nomenclatura da vivificare e con la relativa sensibilità specializzata destinata se si vuole a stemperarsi sulla vita e sugli ambienti circondanti d’ogni lavoratore
 Dapprima vi saranno i poeti rivelatori e abbellitori dei singoli tecnicismi ma si giungerà presto a tale potenza di ispirazione scaturente da ogni tecnica che un giorno i lavoratori e i loro utensili sprizzeranno fuori autopoeti a scintille
 Obiezione prevedibile si metterà in dubbio la possibilità di nobilitare un certo numero di lavori giudicati prosaici monotoni grigi quindi privi di poesia
 I futuristi rispondono non fu difficile ai poeti del passato estrarre poesia dalle rovine dalle paludi malariche dal deserto e dalla donna
 È indiscutibile che una bella donna è per se stessa un vivo poema interessante ma da questo primo stato d’ammirazione all’altezza siderale dove talvolta i poeti collocano la donna vi è una esagerazione che dimostra la potenza miracolosa della fantasia
 In quanto al deserto che significa in realtà un vuoto arido e monotono non esiste fuori di esso maggiore prova dei poeti che seppero inventare uno speciale turismo letterario arricchendo di poesia fatiche tediose assoluta mancanza di varietà di colori e di forme disperate malinconie sotto le stelle puzzo nauseante di bivacchi e tende fra i cammelli assenza di comode ritirate presenza degli sterchi mancanza di dissetanti dissenteria in agguato indolenzimento degli arti noia di conversazioni annoiate dall’assoluta ripetizione delle poche emozioni visive
 Questa sensibilità infelice ci sembrava tollerabile prima di Vittorio Veneto è assurda nell’Impero
 Valutiamo nella antologia recentissima «Splendore della Poesia Italiana» a cura di Corrado Govoni le diverse percentuali dei motivi ispiratori di tutta la poesia italiana e troviamo l’80% di amore platonico volutamente e sistematicamente infelice disperato deluso il 10 per cento di agonia tisi rovine e paludi il 10 per cento di eroismi militari cantati da incompetenti sedentari
 Quasi non esiste poesia della gioia concretata dell’amore conclusivo della guerra combattuta del lavoro personalmente raffinato
 Per raggiungere un’efficacia la poesia dei tecnicismi deve nel magnificare ogni singolo lavoro manifestare le seguenti qualità 1° ottimismo antinostalgico 2° semplicità antiretorica 3° originalità 4° varietà 5° intensità 6° dinamismo 7° sintesi 8° tipico tattilismo 9° tipico olfattismo 10° tipico rumorismo
 F. T. Marinetti 

[già Poesia e Arti Corporative. Manifesto futurista –Littoria, 8 marzo 1937–, ne “La Gazzetta del Popolo” di Torino il 10 aprile 1937]

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Postilla bibliografica. Qualche lettura di riferimento

  TEMATICI PER LA LIGURIA.  I due volumi/catalogo curati da Franco Ragazzi: Liguria Futurista, Milano, Mazzotta, 1997 e Marinetti. Futurismo in Liguria, Genova, De Ferrari, 2006. I cataloghi Savona futurista. Esperienze d'avanguardia da Marinetti a Tullio d'Albissola, Genova, De Ferrari, 2009/2010 e FuturAltare – l'avventura degli altarini futuristi, Savona, Sabatelli, 2009, oltre a: Giovanni Farris, Manifesti Futuristi savonesi, Savona, Sabatelli, 1981; AA.VV., Il futurismo a Savona, Albisola e Altare, «Resine», numero doppio 106-107, 2006; Giorgio Amico (a cura di), Futurismo a Savoa. Omaggio a Stelio Rescio, Milano/Savona, TribaleGlobale, 2009.  
 In occasione del centenario del manifesto Futurista (1909-2009) la Mediateca Regionale Ligure e l’Istituzione per i Servizi Culturali del Comune della Spezia hanno prodotto un documentario dal titolo “Fut-Uria. Ricostruzione Futurista in Liguria”, un docu-film (30 minuti circa) costruito con interviste, recitazioni di testi letterari e teatrali e arricchito con un gran numero di immagini di opere futuriste legate alla Liguria; lo si può vedere nel canale YouTube di Regione Liguria cliccando QUESTO link. 
 IN GENERALE SUL FUTURISMO E MARINETTI:
 — Luciano De Maria  (con Laura Dondi), Marinetti e i futuristi, Milano, Garzanti, 1994
 — Claudia Salaris, Storia del futurismo, Roma, Editori Riuniti, 1992 (II ed. ampliata)
 — Claudia Salaris, Dizionario del futurismo, Roma, Editori Riuniti, 1996
 — Claudia Salaris, Marinetti: arte e vita futurista, Roma, Editori Riuniti, 1997
 — Emilio Gentile, The struggle for modernity : nationalism, futurism, and fascism, Londra, Praeger, 2003
 — Emilio Gentile, Futuristi in politica. “La nostra sfida alle stelle”, Roma-Bari, Laterza, 2009
 — Giovanni Lista, Qu'est-ce que le futurisme ? suivi de Dictionnaire des futuristes, Parigi, Gallimard, 2015
 — Angelo d'Orsi, Il futurismo tra cultura e politica. Reazione o rivoluzione?, Roma, Salerno Editrice, 2009; 2015 (ebk)
 — Giordano Bruno Guerri, Filippo Tommaso Marinetti. Invenzioni, avventure e passioni di un rivoluzionario, Milano, Mondadori, 2009; 2017 (ebk)
 — Thorsten Botz-Bornstein, The Political Aesthetics of ISIS and Italian Futurism, Londra / New York, Lexington Books,  2018
 LE EDIZIONI DA DOVE SONO RIPRESI I TESTI:
 — «Corriere Mercantile», Genova 19 ottobre 1934
 — F. T. Marinetti, L’Aeropoema del Golfo della Spezia, Milano, Mondadori, 1935
 — F. T. Marinetti, Il poema non umano dei tecnicismi,Milano, Mondadori, 1940
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