Antenati delle Frecce Tricolori: Fedele Azari e “Il teatro aereo futurista”

Il volo come espressione artistica di stati d'animo

Frecce Tricolori

di Fabrizio Pinna – Air Show della Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN): nell’ultimo decennio nel ponente della provincia di Savona sono state numerose le esibizioni delle Frecce Tricolori che hanno turbinosamente intessuto le figure del loro volo nei cieli di Andora nel 2010, Albenga nel 2012, Loano nel 2014 e nel 2016. Diventata per il savonese quasi una biennale cielo-acrobatica, dopo una pausa la Pan era di nuovo attesa l’anno scorso ad Alassio, Laigueglia e Imperia ma l’esibizione è stata annullata a causa della pandemia; in attesa di tempi migliori, l’Air Show ritornerà comunque in queste città il prossimo anno, probabilmente nel maggio 2022.

La Pan dell’Aeronautica Militare Italiana nasce ufficialmente sessant’anni fa, nel marzo 1961, ma volendo si possono andare idealmente a cercare lontane origini già all’inizio del secolo scorso e nel periodo tra le due guerre. In questa direzione temporale ritroviamo così, vago e originale antenato delle nostre spettacolari Frecce Tricolori, un aviatore acrobata “giocoliere dello spazio, clown del padiglione celeste, irrequieto bizzarro personalissimo” che nel primo dopoguerra lanciò in un manifesto Il Teatro aereo futurista (Milano, 11 aprile 1919).

Ne è autore il visionario Fedele Azari (1895-1930), morto suicida in giovane età dopo aver dato, tra l’altro, alle stampe in collaborazione con Filippo Tommaso Marinetti anche il Primo dizionario aereo italiano (Milano, Morreale, 1929), su cui certo pesa l’impronta della fascista autarchia linguistica e il corrivo “obiettivo di raggiungere una totale italianità” nel lessico, però con almeno il sensato impegno di non “foggiare o adottare vocaboli arzigogolati, antiquati, pedanti oppure ostici nella pronunzia e perciò nati morti”.

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Fedele Azari prese il brevetto di pilota arruolandosi tra i combattenti all’inizio della Grande Guerra; si laureò a Torino in Giurisprudenza e poi si dedicò all’aviazione civile e, sempre nell’orbita del futurismo, alle arti. Nel 1924 insieme a Mino Somenzi fu tra i segretari organizzatori del primo – e unico – Congresso nazionale futurista (Milano, 23-24 novembre del 1924) e nel 1926 alla XV Biennale di Venezia nella sala dedicata al futurismo espose “Prospettiva di volo”, comunemente considerato come il primo dipinto di Aeropittura (sebbene non fu tra i firmatari del manifesto programmatico successivamente apparso nel 1929). È del 1927 invece un’altra iniziativa sui generis di editoria oggettuale futurista con la pubblicazione/fabbricazione del celebre libro imbullonato ”Depero-Dinamo Azari” che aprirà la strada ai savonesi “libri di latta” e all’altrettanto celebre “Anguria lirica” di Tullio d’Albisola e Bruno Munari (1934).

In quegli anni Azari scrisse altri tre estrosi manifesti: La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali (1924), Per una società di protezione delle macchine (1927) e Vita simultanea futurista (1927), quest’ultimo ripreso e rilanciato anche da Marinetti nella sua “prefazione” alle Novelle con le labbra tinte (Milano, Mondadori, 1930), intitolata appunto “La simultaneità nella vita e nella letteratura”. Il manifesto “Il Teatro aereo futurista. Il volo come espressione artistica di stati d’animo”, stampato da Azari nell’aprile del 1919, fu pubblicato anche in alcuni giornali, tra i quali «Il Popolo d’Italia» (15 giugno 1919).

Fedele Azari: Il teatro aereo futurista

 Il volo come espressione artistica di stati d'animo  
 Voli dialogati. - Pantomime e danze aeree. - Quadri futuristi aerei. - Parole in libertà aeree.  

L’aviatore italiano che ha vinto il nemico meglio armato sorprendendolo colle manovre più impreviste e sbalorditive ha creato uno stile di acrobazia aerea meraviglioso fantastico insuperabile. I francesi possono rivendicare il vanto di aver per primi studiato ed eseguito il looping, l’avvitamento e il tonneau. Gl’inglesi dimostrano il massimo sangue freddo e disprezzo del pericolo eseguendo sistematicamente tali acrobazie a bassissima quota. Ma l’aviatore italiano, sui Caproni, sugli Sva, sui Macchi e sui Sia, creati e costruiti da noi, è l’acrobata per eccellenza, il giocoliere dello spazio, clown del padiglione celeste, irrequieto bizzarro personalissimo.

Noi aviatori futuristi, amiamo strapparci in alto a perpendicolo e tuffarci verticalmente nel vuoto; girare nell’ebbrezza dei virages, col corpo incollato al seggiolino dalla forza centrifuga, e abbandonarci al vortice delle spirali che si stringono attorno alle scale a chiocciola confitte negli abissi; capovolgerci due, tre, dieci volte nella crescente allegrezza dei loopings e strapiombare in viti turbinanti; risucchiarci scivolando di coda; cullarci in lunghe discese a foglia morta o stordirci con una concitata serie di tonneaux; insomma dondolare, rotolare, capovolgerci sugli invisibili trapezi dell’atmosfera, per formare coi nostri aeroplani una grande girandola aerea. Noi aviatori futuristi siamo oggi in grado di creare una nuova forma artistica, coll’espressione dei più complessi stati d’animo mediante il volo.

Coi dondolamenti e gli scatti dei nostri aeroplani, colle più bizzarre evoluzioni e coi geroglifici più imprevisti, colle più allegre capriole eseguite secondo il ritmo da noi voluto, gridiamo dall’alto le nostre sensazioni e il nostro lirismo d’uomini volanti.

La forma artistica che noi creiamo col volo è analoga alla danza, ma ad essa infinitamente superiore per lo sfondo grandioso, per il suo inarrivabile dinamismo e per le svariatissime possibilità a cui dà luogo, compiendosi le evoluzioni secondo le tre dimensioni dello spazio.

Ho eseguito io stesso, nel 1918, molti voli espressivi e saggi di teatro aereo elementare sul campo di Busto Arsizio. Ho constatato come sia facile per gli spettatori seguire tutte le sfumature di stati d’animo dell’aviatore, data la identificazione assoluta tra il pilota e il suo apparecchio, che diventa come un prolungamento del corpo: le ossa, i tendini, i muscoli e i nervi si prolungano nei longheroni e nei fili metallici. Tutti hanno notato, inoltre, che mentre vi è poca differenza tra un dato chauffeur ed un altro chauffeur nel guidare un automobile, ve ne è moltissima tra un aviatore ed un altro aviatore nel modo di volare. Lo stesso aviatore non vola sempre allo stesso modo. Il volo, dunque, è sempre l’espressione precisa dello stato d’animo del pilota.

Il looping denota allegrezza, il tonneau impazienza o irritazione, mentre i passaggi d’ala alternati a destra e a sinistra ripetutamente indicano spensieratezza, e le lunghe discese a foglia morta dànno un senso di nostalgia o di stanchezza. Gli arresti subitanei seguiti da avvitamenti più o meno prolungati, le impennate, le picchiate, i rovesciamenti, tutte le infinite varietà di manovre collegate e coordinate in una sapiente successione, dànno allo spettatore l’immediata e chiara comprensione di quanto si vuol rappresentare o declamare coll’aeroplano.

Se poi tali rappresentazioni o declamazioni sono fatte con due o più apparecchi, si possono svolgere interi dialoghi e azioni drammatiche. Chi ha assistito a combattimenti aerei ha potuto rilevare i vari atteggiamenti dei combattenti, intuirne le sensazioni e vagliarne il valore dai balzi e dalle mosse avvolgenti dell’assalitore dai divincolamenti dell’assalito, dalla loro tattica felina o apertamente aggressiva, impulsiva o guardinga. Questa non è che una fase della poliespressività dell’aeroplano. Noi andiamo oltre creando una meravigliosa arte aerea, con nuovi acrobatismi e componendo artisticamente quelli già usati senza fini artistici.

Nei nostri voli dialogati, nelle nostre parole in libertà aeree, il sesso degli attori sarà messo in evidenza dal tipo dell’apparecchio, dalla voce del motore e dalla diversa linea di volo. Per esempio uno Sva, motore fisso 200 HP, che sale con continue maestose impennate è evidentemente maschile, mentre un Henriot, motore rotativo 110 HP, che voli con un dondollo ritmico da destra a sinistra, ha tutti i caratteri della femminilità. La voce del motore può essere regolata in pieno o ridotta, spezzata in spuntate nette ed imperiose, o modulata in scale d’alti e bassi, costituendo così un mezzo supplementare efficacissimo di espressione musicale e rumorista.

In collaborazione coll’amico Russolo, geniale inventore degli intonarumori futuristi, abbiamo realizzato un tipo speciale di capote per aumentare la risonanza del motore, e un tipo di scappamento che regola la sonorità del motore senza modificarne la potenzialità.

Ogni aeroplano sarà dipinto e firmato da un pittore futurista. I pittori futuristi Balla, Russolo, Funi, Depero, Dudreville, Baldessari, Rosai, Ferrazzi, Arnaldo Ginna, Primo Conti, Mario Sironi, ecc. hanno già trovato fantasiose decorazioni per aeroplani. Una parte speciale avrà pure il lancio espressivo di polveri colorate e profumanti, coriandoli, razzi, paracadute, fantocci, palloncini variopinti, ecc.

Abbiamo 1’adesione del glorioso futurista pilota aviatore Giacomo Macchi della Squadriglia San Marco, del grande acrobata De Briganti, di Mario d’Urso, lo strabiliante virtuoso del volo rovesciato, del pilota costruttore Bergonzi e del pilota aviatore Guido Keller.

Non appena sarà ripristinata la libertà dell’aria, noi aviatori futuristi realizzeremo nel cielo di Milano rappresentazioni diurne e notturne di teatro aereo, con voli dialogati, pantomime, danze e grandi poemi paroliberi aerei, composti dai poeti futuristi Marinetti, Buzzi, Corra, Settimelli, Cangiullo, Folgore, ecc. Sugli innumerevoli spettatori sdraiati, aeroplani dipinti danzeranno di giorno in ambienti colorati aerei formati con turni diffusi da loro stessi, e di notte comporranno mobili costellazioni e danze fantastiche, investiti dalle luci dei proiettori elettrici.

 1.) Il Teatro aereo futurista, avendo per essenza, oltre alla genialità artistica, l'eroismo, sarà una meravigliosa scuola popolare di eroismo.
 2.) Il Teatro aereo sarà il primo teatro veramente democratico, poiché (salvo le tribune a pagamento riservate a coloro che vorranno ammirare da vicino gli aviatori e le colorazioni futuriste degli aeroplani) sarà offerto gratuitamente a milioni di spettatori. Così finalmente anche il poverissimo avrà il suo teatro.
 3.) Il Teatro aereo, coll'ampiezza dei suoi spettacoli, il concorso delle folle e coll'emulazione dei suoi attori volanti, fra i quali emergeranno dei Zacconi, Duse, Caruso, Tamagno dell'aria, stimolerà decisivamente l'aviazione commerciale e industriale.
 4.) Il Teatro aereo sarà così il vero teatro degno della grande democrazia futurista che propugniamo, assolutamente libera, virile, energetica e pratica.
  
 Milano, 11 Aprile 1919.  
 F. Azari pilota aviatore futurista