Un ricordo di Fabio Brandalise

Compirebbe in questi giorni sessant’anni il nostro amico Fabio Brandalise. Lo ricordiamo pubblicando due suoi racconti inediti.

Margherita

Alberto era andato a fare la sua solita passeggiata, con il suo cane Poldo sulla spiaggia. Il cane correva avanti e indietro, facendo alzare la sabbia in piccole nuvolette, che ricadevano immediatamente. Poldo era vivace, e non stava mai fermo, in quelle poche centinaia di metri che aveva fatto Alberto, Poldo come minimo aveva già fatto almeno 10 km. Era una domenica mattina come tante altre, ai bordi della spiaggia c’era una ruspa parcheggiata, sembrava un mostro marino addormentato. I lavori per la stagione estiva erano già iniziati, infatti sulla spiaggia c’erano già montagne di sabbia che la ruspa raccoglieva e setacciava per togliere tutti i detriti, portati dalle mareggiate invernali.

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Alberto camminava tranquillamente, quando a un certo punto da una montagna di sabbia, si intravide qualcosa che luccicava, andò verso il cumulo di terra, era una scatoletta di latta, di quelle che si mettono dentro le pastiglie per portarsele in giro, da prendere durante la giornata. Era tutta colorata, con dei disegni che sembravano quasi scritte di un’antica lingua ormai sconosciuta, ci mise un po’ per riuscire ad aprirla, il mare e le intemperie dell’inverno avevano cominciato a lasciare il posto alla ruggine, oppure era come se la scatoletta facesse resistenza, come per vedere se era veramente lui il prescelto per vederne il contenuto. Dopo un po’ di sforzi, la chiusura cedette, dentro c’era un foglietto ripiegato, ormai la sua curiosità era al massimo, mentre cercava di aprirlo la sua fantasia cominciò a correre, pensava che fosse una mappa del tesoro, oppure i numeri per vincere alla lotteria, ma Poldo lo riportò subito alla realtà, perché continuava a correre avanti e indietro, e a posare le sue zampe sulle ginocchia, con il tentativo di invitarlo a giocare con lui. Alberto aprì il foglietto, e dentro c’era scritto un numero di telefono, e un nome. Margherita. Ma cosa significava quel biglietto e perché solo il numero e un nome, a chi era destinato, e per quale ragione. Mille domande le giravano nella testa. Era indeciso, continuava a far girare il foglietto tra le dita, e a pensare cosa farne. Prese il cellulare in mano, stava per comporre il numero, ma prima che partisse la telefonata, chiuse la comunicazione, ma nella sua testa l’idea di chiamare non lo lasciò per un momento. Si rialzo, ripiegò con cura il biglietto, e lo ripose nella scatoletta, e poi mise tutto in tasca. Intanto Poldo era felicissimo per aver di nuovo iniziata la passeggiata, non vedeva l’ora di continuare a correre a avanti e indietro. Tornarono a casa; mentre Poldo dopo aver bevuto una ciotola intera di acqua fresca si sdraio nella sua cuccia esausto, e dopo pochi secondi si addormentò, Alberto si preparò un pranzo veloce, e accese la radio, gli piaceva un sacco sentire la musica, gli teneva compagnia, lui si era trasferito per motivi di lavoro in Liguria da pochi mesi, e a parte qualche collega non conosceva nessuno. Finito il pranzo sgombrò la cucina, mise i piatti nella lavastoviglie e si andò a sdraiare sul divano. Prese di nuovo in mano la scatoletta, e la girava e osservava ogni piccolo dettaglio. Poi la riaprì, tirò di nuovo fuori il biglietto e stavolta si fece coraggio. Ricompose il numero e il telefono cominciò a squillare, mentre il telefono squillava, gli prese paura, adesso se rispondono, cosa dico, ma che figura ci faccio, e cosa le racconto, una marea di pensieri si affollavano, quando dall’altra parte rispose una voce femminile, “Pronto”, rispose, era dolce e delicata. Lui titubante, disse “Margherita”, lei “si”, Lui rispose, “sono Alberto, non mi conosce ma ho trovato la scatoletta con il suo numero”. Lei scoppiò a ridere, e poi si mise a raccontare che l’estate prima era con una sua amica, in spiaggia, e parlavano del più e del meno, quando Rosa la sua amica, le disse che doveva trovarsi un fidanzato e che era da troppo tempo da sola, e così Rosa si era inventata la trovata della scatolina, invece della classica bottiglia con la mappa del tesoro, Rosa aveva con sé una scatoletta, che aveva tirato fuori dalla borsa, e così il gioco era iniziato. Anche Alberto rise insieme a lei per questa buffa idea, i due cominciarono a parlare per almeno tre ore senza neanche rendersene conto.

Il lori discorsi fluivano tranquillamente come se si conoscessero da chissà quanto tempo, a un certo punto Alberto chiese a Margherita dove abitava, e Margerita rispose a Milano, e che ad Albenga era stata solo per le vacanze estive, lui le disse che era Veneto ma per lavoro si era trasferito da poco ad Albenga, insomma, i due alla fine si ripromisero di richiamarsi, e così fecero, i loro discorsi duravano ore, e tra i due comunque l’intesa aumentava giorno per giorno. Per loro era diventato un appuntamento piacevole, ne sentivano il desiderio, Alberto si sentiva bene a parlare con Margerita. Una sera dopo ormai essersi quasi raccontati tutta la loro vita, sia aneddoti divertenti che quelli più disastrosi. Alberto chiese a Margherita se le avrebbe fatto piacere passare un weekend al mare, certo sino a quel momento li dividevano un sacco di km, era quasi per entrambi una protezione, ma tutti e due sapevano che prima o poi sarebbe successo. Ci fu un momento di silenzio, Alberto per smorzare quei pochi secondi che sembravano un’eternità, stava per parlare, quando Margherita rispose certo, un sollievo arrivò diritto al cuore di Alberto, che sperava veramente tanto in quel si. Così dopo altri discorsi si lasciarono, con la promessa che nella prossima telefonata, si sarebbero messi d’accordo, per incontrarsi.

Alberto, stava leggendo un libro quando il suoi occhi si posarono sul mobile, dove al centro in una teca di vetro era messa in bella mostra la scatoletta di metallo, che aveva trovato tre anni prima in spiaggia, e rimase in silenzio a contemplarla, come un oggetto misterioso, quando dalla cucina la voce di Margherita, spezzò il silenzio dicendo che il pranzo era pronto.

Foto di Artur Skorupski

Per sempre ‎


Roberto stava tenendo la mano ad Anna, le sorrise, anche se lei non poteva vederlo, ma Roberto continuava a tenerla stretta, quello era uno dei giorni più brutti della sua vita, era stato chiamato al telefono dal Pronto Soccorso: Anna era stata investita da un ubriaco mentre attraversava la strada sulle strisce, e ora era in coma, i medici non potevano pronunciarsi sino a quando non fossero passate almeno le 36 ore, e avessero nel frattempo visto i risultati delle tac, e di tutti gli altri esami di routine. Mentre lei dormiva, Roberto ripensò a quando si erano conosciuti. Era un’estate come tante altre, in cui Roberto passava tutto il suo tempo libero in spiaggia, tra un bagno, due pagine di un libro, e qualche sonnellino. Spesso andava in spiaggia da solo, non aveva molti amici, anche perché, lui si era già divertito molto in passato, e ora che aveva 40 anni, non gli piaceva più passare il tempo al Bar come facevano gli altri. E poi lui aveva un rapporto molto intenso con il mare, anche da ragazzino quando era arrabbiato, triste, malinconico, o aveva qualche problema, il suo rifugio era il muretto, dove si andava a sedere, a qualsiasi ora, e con qualsiasi tempo, di fronte al suo mare, e la distesa blu lo tranquillizzava sempre. Nella sua mente passarono un sacco di immagini di quando era ragazzo e di quante volte si era seduto su quel muretto, di quante lacrime aveva versato. Loro scendevano lungo il viso, e cadendo sulla sabbia lasciavano un piccolo cratere, che spariva immediatamente lasciando il posto alla successiva. Però ogni volta il mare gli aveva dato la soluzione al suo problema o lo aveva rassicurato che tutto sarebbe andato per il meglio.

Così quell’estate era come al solito sdraiato sul suo asciugamano a contemplare il mare, tutti i giorni uguale e tutti i giorni così diverso e meraviglioso. Quando la vide, era bellissima, si capiva subito che era di fuori, la sua pelle era bianca, forse era addirittura la prima giornata di mare che faceva: lui la stava a guardare come si guarda un quadro famoso. Lei si muoveva con una grazia che non aveva mai visto, anche il suo modo di camminare anche se era sulla sabbia sembrava su una passerella di qualche sfilata di moda, era bellissima, il sole si rifletteva nei suoi capelli biondi, lui non aveva mai visto una donna così bella. Lei a un certo punto non riusciva ad aprire il lettino, sono attrezzi semplici ma allo stesso tempo trappole mortali per le dita. Lui si alzò e chiedendole il permesso aprì la sdraio, lei lo ringraziò, anche la sua voce era stupenda, sembrava una melodia. Roberto era da un sacco di tempo che viveva da solo, dopo un matrimonio fallito, però ormai si era rassegnato, a rimanere single. Passarono i giorni, e ogni volta che i loro sguardi si incontravano partiva un sorriso, un giorno si decise e così la invitò per un caffè, non gli sembrava vero che avesse accettato. Quella sera dopo la doccia non sapeva cosa mettersi, tutte le camice gli sembrava che gli facessero difetto, quale nel collo, quale nelle maniche, insomma si sentiva emozionato, alla fine si decise, ed è così che cominciò la loro storia.

Erano cinque anni che erano sposati, si erano decisi di andare a vivere assieme dopo un anno, lei era di Milano, e non potevano più stare lontano, e così dopo una breve convivenza erano diventati marito e moglie. E ora era arrivata questa notizia che lo aveva buttato nello sconforto più totale. Dopo aver passato 10 ore vicino al suo letto, arrivò un’infermiera che gli disse di andare a casa a riposare, ma lui non voleva, ma lei lo rassicurò dicendo che era in buone mani e che sarebbe stato avvisato se ci fossero state delle novità. E purtroppo le novità arrivarono, Anna non era riuscita a vincere la sua lotta contro il destino, Roberto sentì una fitta a cuore, come se glielo avessero tolto di colpo, i giorni seguenti fece tutto come un automa, senza neanche sapere cosa stava facendo. Erano passati tre giorni dal funerale, e tutte le persone che gli volevano bene, avevano ricominciato a fare la loro vita, ma lui una vita non l’aveva piu. Così decise di andare nell’unico posto dove stava bene, dal suo grande amico, il mare. Arrivò sul suo muretto, non era cambiato nulla in tutti quegli anni, lui era lì che lo aspettava. Cominciò a guardarlo, le lacrime continuavano a scendere come un rubinetto rotto, quasi non ci vedeva, da tante lacrime che scendevano copiose dal suo volto, poi a un certo punto come era successo tutte le altre volte, il mare gli rispose. Roberto fece un piccolo sorriso impercettibile, ormai era scesa la notte, scese dal muretto, si tolse le scarpe e cominciò ad andare verso il mare, l’acqua cominciava a bagnargli i piedi, poi le caviglie, poi le ginocchia, ma lui non sentiva niente, nessuna sensazione, poi le cosce e così via sino a quando, non si vide, più, anche questa volta il mare aveva dato a Roberto il suo suggerimento, ora erano tutti e tre assieme, Roberto Anna e il mare, mi sembra di vederli mano nella mano, a giocare con le onde, ridere, abbracciarsi e baciarsi. Il giorno dopo i primi pescatori trovarono il suo corpo ormai privo di vita, ma il suo viso era sereno, con un lieve sorriso. Addio Roberto salutaci Anna, e siate felici sempre insieme.