Archeologia: svelato il giallo della strega bambina di Albenga? La Nonna del Corsaro Nero indaga…

di Sandra Berriolo – Albenga. Oggi pomeriggio sono andata, come normale Scavi scheletrocittadina culturalmente interessata, all’auditorium San Carlo di Albenga per la seconda parte della giornata di studi transfrontalieri durante la quale son stati presentati i risultati degli scavi archeologici. Questi sono stati intrapresi dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana al San Calocero di Albenga e al complesso di Capo Don a Riva Ligure sotto la direzione del prof. Philippe Pergola e questa giornata di studio ha registrato la presenza di numerosi ricercatori ed esperti del settore, oltre ad un folto gruppo di giovani collaboratori alle ricerche.

Una giornata molto importante per la cultura ingauna, come solo nelle città di spicco culturale si può assistere. Un po’ tecnico il discorso, certo, ma che fa intendere come la cultura archeologica di Albenga sia ritenuta importante a livello internazionale. Dagli albenganesi messa in secondo piano, a volte. Il prof. Olof Brandt del Pontificio Istituto ha svolto, in collaborazione con il personale e i mezzi del Politecnico di Milano, un nuovo rilievo tridimensionale con tecnologie innovative del Battistero. Ha raccontato che, a causa della chiusura al pubblico in questi giorni del monumento, molti turisti chiedevano come mai ci fossero lavori in corso.

Il professore ha notato che ha sempre dovuto rispondere in lingua straniera, mai in italiano, agli interessati, i quali si rammaricavano perché erano reduci dalla visita di Ravenna ed erano venuti apposta per visitare l’altro monumento importante loro segnalato. Il dott. Valente del Politecnico di Milano ha poi illustrato le tecniche moderne utilizzate per la rilevazione dei siti, sia S. Calocero che il Battistero. L’ingegneria e l’informatica oggi permettono agli archeologi di documentare direttamente il sito durante scavi con la Fotogrammetria, ovvero l’unione di diverse immagini che danno un risultato in tre dimensioni. Anche noi perciò siamo potuti “entrare” nel forno delle monache di S. Calocero guardandolo sul computer. Per il rilevamento a fine scavi di grandi complessi architettonici e siti di dimensioni estese, con molte porzioni di elevato, si usa invece il Laser scanner. Si tratta di tecnologie ancora molto costose e con tempi di interpretazione dei dati abbastanza lunghi, ma usate ormai nei siti storici più importanti come Firenze e Siena.

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Ma ciò che noi comuni mortali aspettavamo con ansia era il responso sul mistero della ragazzina a faccia in giù. Dopo un approfondimento sull’evoluzione dei lavori (iniziati dal prof. Lamboglia nel 1938) da parte del dott. Stefano Roascio, archeologo responsabile dello scavo e da poco nominato Presidente della Commissione tecnica per la cultura della Regione Liguria, la dottoressa Elena Dellù ci ha tranquillizzato. È presto per parlare di vampiri e streghe, perché le sepolture anomale sono abbastanza frequenti. Dellù ha comparato il ritrovamento di Albenga con altri in Lombardia e a Bologna, decisamente più macabri: chiodi conficcati nel corpo o in testa, piedi tagliati e naturalmente la faccia a terra.

In questi casi l’antropologia collabora con gli archeologi perché si studiano rituali presenti in tutta Italia e non solo. Ad esempio in tempi antichi si riteneva che l’anima dopo la morte uscisse dalla bocca, perciò se essa poteva essere in qualche modo di disturbo ai mortali ecco che mettere un rubricasandrahome1sasso in bocca o conficcare la testa con un chiodo poteva evitare il ritorno nel mondo di un’anima cattiva. Tuttavia in qualche caso si può parlare di un segno di umiltà cristiana. Pipino il Breve volle essere seppellito prono davanti alla sua Chiesa per espiare i peccati del padre, Carlo Martello. In questo caso perciò si tratta di un segnale positivo: poter salire al cielo ugualmente anche se in vita non si era combinato granché.

Il caso di Albenga tra l’altro potrebbe essere rappresentato da una serie di consanguinei – poiché gli scheletri trovati sono quattro al momento – in quanto ci sarebbero segni sulle ossa craniche che sono dovuti a familiarità. Un po’ come il Dna anche le ossa spesso hanno caratteristiche comuni tra consanguinei. Ho imparato diverse cose oggi. La più importante: Albenga non finisce mai di stupire.

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo

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