La riscoperta del Castellaro di Verezzi: effettuato il primo scavo archeologico nel sito

Immagine 1-Le possenti murature dell’ambiente indagato archeologicamente

Il sito del Castellaro di Verezzi da ormai due anni è al centro di un importante progetto di valorizzazione che vede una stretta e proficua sinergia tra la Soprintendenza ABAP di Imperia e Savona, il Comune di Borgio Verezzi e il Museo Archeologico del Finale. L’operazione messa in atto è finalizzata alla fruizione di questo sito archeologico e alla messa in rete con le tante eccellenze del patrimonio culturale del territorio.

Questo insediamento d’altura si trova alla quota di 350 m s.l.m. ed è posto alle spalle della frazione Crosa, da cui dista circa 300 metri in linea d’aria.

Dopo aver effettuato il rilievo dell’intera area del Castellaro nella primavera scorsa, nel mese di dicembre è stato eseguito a cura dell’archeologa d.ssa Michela Tornatore, individuata dalla Soprintendenza e su incarico del Comune, il primo scavo archeologico nel sito, grazie al quale sono stati recuperati importanti dati necessari alla ricostruzione della storia di questo antico abitato.

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Le indagini si sono concentrate all’interno di una costruzione lungo il pendio: è stato così possibile effettuare un attento studio della struttura che ha rivelato muri di grande spessore e che denota una particolare tecnica di realizzazione che sembra unica nell’ambito ligure.

Durante lo scavo archeologico sono stati rinvenuti vari frammenti ceramici che testimoniano la frequentazione del Castellaro durante le fasi di romanizzazione, quando gli antichi Liguri entrarono in contatto con nuove merci, costumi e idee diffuse dalla nascente potenza di Roma. Tali ritrovamenti sono particolarmente importanti in quanto documentano un lunghissimo arco cronologico di occupazione del sito che fino ad ora aveva restituito tracce di presenza risalenti solo ad epoche precedenti, in particolare dell’Età del Bronzo. Le nuove indagini, quindi, sembrano provare una fase di abitato non nota precedentemente e la durata dell’insediamento che si sarebbe protratta per diversi secoli, così come avvenuto al Castellaro di Bergeggi indagato alcuni fa dalla Soprintendenza e dall’Università di Genova.

Le ricerche archeologiche al Castellaro di Verezzi hanno permesso di campionare tracce di “concotto”, ossia frammenti di argilla riscaldata dal calore del fuoco che generalmente costituiscono il rivestimento dei pavimenti o delle pareti delle abitazioni, realizzate con intrecci di canne e ramaglie, a scopo isolante.

In attesa dello studio approfondito dei risultati di questo puntuale intervento di ricerca, già si pensa a ulteriori indagini sistematiche molto più ampie, da realizzare in punti strategici del sito per ottenere nuovi dati che permetteranno di comprendere l’origine di questo abitato e che aiuteranno a ricostruire in dettaglio le caratteristiche e l’uso degli edifici del Castellaro durante le diverse fasi storiche.

Il progetto sul Castellaro di Verezzi contribuisce così a gettare nuova luce sulla storia di questo angolo della Riviera di Ponente, particolarmente ricco di testimonianze archeologiche e monumentali di grande valore, e concede l’occasione per ampliare l’offerta di turismo culturale del territorio.

“Lo studio e l’attenzione al Castellaro di Verezzi – commenta il Sindaco Dacquino – aprono a spazi di conoscenza sorprendenti; dai segni del lontano passato alla attuale bellezza incontaminata della zona, tutto concorre alla valorizzazione culturale e turistica del territorio. Il Castellaro ci racconta che le radici, il presente ed il futuro dipendono da tutti noi: dalla nostra capacità di osservare, studiare e valorizzare le bellezze e la storia del luogo in cui viviamo, con cura e rispetto, mettendo passione e creatività nel proporre adeguati e stimolanti strumenti di conoscenza per tutti.”

A breve saranno disponibili negli IAT, presso il Museo e le strutture turistiche del territorio, i nuovi dépliant illustrativi e divulgativi del Castellaro di Verezzi, in lingua italiana, inglese e tedesca, realizzati dal Comune in collaborazione con il Museo Archeologico del Finale.