Locazioni brevi, Federalberghi: c’è anche la provincia di Savona tra i “paradisi” turistici

C’è anche la provincia di Savona tra i “paradisi” turistici con un’elevata presenza di alloggi affittati da privati o comunque da realtà non imprenditoriali.
Federalberghi ha scattato una fotografia del fenomeno all’indomani della sentenza storica della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che obbliga i portali di prenotazione a operare una ritenuta del 21% sull’ammontare dei corrispettivi riscossi per conto delle locazioni non imprenditoriali e a trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai contratti di locazione conclusi tramite i portali stessi.
La misura è destinata a far emergere una fetta importante del mercato turistico, che finora restava sommersa, alimentando l’evasione fiscale e distorcendo il mercato.
In particolare sono stati rilevati e analizzati tutti gli annunci pubblicati su “Airbnb”, elaborando un sintetico report per ciascun territorio.

Nel Savonese a guidare la lista dei Comuni con il maggior numero di annunci per locazioni c’è Finale Ligure con 641 offerte di affitto, segue Alassio con 388.
Ora, anche chi offre locazioni brevi sarà soggetto a tassazione come gli operatori di tutte le altre strutture ricettive.

«Il quadro nella nostra provincia è particolarmente delicato e preoccupante – spiega il presidente di Federalberghi Savona Andrea Valle – Obiettivamente il fenomeno delle seconde case e degli affitti brevi non può più essere sottovalutato, ma bisogna fare di tutto affinché sia localizzato e disciplinato a vantaggio della clientela e del territorio».

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Federalberghi Savona denuncia da tempo l’abusivismo. «Se il quadro delle presenze non è reale, l’offerta e i servizi connessi alle varie località rischiano di non essere consoni – continua Valle – Un esempio: se una località ha flussi ufficiali di mille arrivi, ma poi, al netto del sommerso, riceve effettivamente cinquemila persone, vuol dire che i parcheggi, i posti in spiaggia e le stesse infrastrutture possono risultare insufficienti, a scapito di residenti, ospiti e di tutta la filiera del turismo».

Per Federalberghi ci sono poi quattro falsi miti da sfatare:

-Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare dell’alloggio, perchè la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno.
-Non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno.
-Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti, che gestiscono più di un alloggio.
-Non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta poiché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

«Aspetti che nel complesso configurano una concorrenza sleale nei confronti degli alberghi e delle imprese turistiche», conclude Valle.