“Finalmente espressionista”: una mostra di Giovanni Trimani alla galleria Artender di Alassio

L’artista romano Giovanni Trimani inaugura venerdì 7 ottobre, alle ore 18.00, con il patrocinio del Comune di Alassio, la mostra personale alla galleria Artender in Passeggiata Cadorna 53. Al vernissage le opere presentate saranno avvolte dall’atmosfera delle note dell’arpa celtica di Gianna Williams. L’esposizione si intitola “Finalmente espressionista” ed è curata dalle critiche d’arte Claudia Andreotta e Francesca Bogliolo: le opere rimarranno in mostra sino al 23 ottobre, con apertura della mostra nei giorni venerdì, sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.30.

Con questa mostra Artender conferma la sua volontà di ospitare artisti di livello nazionale: Giovanni Trimani infatti vive e opera a Roma, città nella quale ha svolto la sua formazione sotto la guida di Franco Giacchieri.  Nella capitale ha aperto lo spazio “R.C.A. Real Contemporary Art – Giovanni Trimani” che definisce così: “non è una mostra, non è una galleria né un museo. È un luogo di Arte, un ‘nido’, un punto di accumulazione per il pensiero e l’Arte”. Le sue opere sono state esposte in Italia (Roma, Napoli, Bologna, Venezia…) e all’estero (Monaco, Marsiglia, Coimbra). Dal 2007 ha intensificato la sua attività artistica e visuale, approfondendo nel corso del tempo nuovi percorsi comunicazionali attraverso un approccio che leghi arte contemporanea e vissuto quotidiano.

Le opere che Giovanni Trimani espone sono una rielaborazione personale dell’Espressionismo, corrente nata in Germania all’inizio del Novecento: da questo movimento l’artista ha tratto ispirazione per le cromie decise, accese, prive di sfumature, per il segno spezzato e, come ricorda Claudia Andreotta per “l’accentuazione prepotente del ruolo del soggetto, attraverso il quale gli artisti espressionisti intensificano fortemente la sensibilità del romanticismo tedesco”.

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“Giovanni Trimani siede contemporaneamente al centro e fuori dalla stanza, su una sedia a specchio. Da un lato della realtà impugna il pennello; nell’altrove della dimensione opposta, le forbici. Così armato, l’artista si confronta con il proprio spazio immaginativo, accarezzando, smembrando, isolando e confondendo le parti del corpo che più sono funzionali all’espressione del sentire del momento.”

(da un testo di Francesca Bogliolo).