Terreni Creativi, funziona la liaison tra Kronoteatro e Maniaci d’Amore

di Alfredo Sgarlato – Finalmente, dopo varie tappe in giro per l’Italia approda ad Albenga “La fabbrica degli stronzi”, primo lavoro in collaborazione tra le compagnie Kronoteatro e Maniaci d’Amore. Ma questo spettacolo è stato il finale di una giornata molto ricca, per cui partiamo dall’inizio.

Si comincia alle 17 al Centro Giovani con “Medea per strada”, produzione del Teatro dei Borgia, di e con Elena Cotugno in collaborazione con Fabrizio Sinisi. Il mito narrato da Euripide si fonde con l’attualità: Medea oggi è una ragazza dell’Est che fugge dalla dittatura, è costretta a prostituirsi, è ingannata da un uomo mediocre, e poi… Straordinaria l’interpretazione di Elena Cotugno, che si trasforma fisicamente, è credibile nella parte di un’immigrata, dialoga col pubblico, al servizio di un testo inizialmente anche molto divertente per poi diventare agghiacciante, con un crescendo emotivo fortissimo.

Quindi si va all’Ortofrutticola per la presentazione del libro “Sarà solo la fine del mondo” di Liv Ferracchiati, purtroppo in assenza dell’autore, poi lo spettacolo di danza “Vocazione all’asimmetria” di Francesca Foscarini, su cui non mi soffermo perché la danza non è il mio campo, per chiudere la prima parte con “L’ammazzatore”, di e con Rosario Palazzolo, e con Salvatore Nocera, diretto da Giuseppe Cutino, storia di un killer che diventa riflessione sulla morte, le maschere (siamo in Sicilia…), lo scontro tra il caso e un destino segnato. Uno spettacolo a tratti divertente ma un po’ troppo lungo (però la canzone dei Blue Nile nella colonna sonora è un tuffo al cuore).

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La morte, questa volta di un’ingombrante figura materna, interpretata da Fabrizio Sguotti, è al centro anche de “La fabbrica degli stronzi”. I tre figli, Luciana Maniaci, Francesco d’Amore e Tommaso Bianco ricostruiscono la loro storia, il rapporto con lei, col padre, ovviamente assente, con le proprie aspirazioni e frustrazioni. Il testo, scritto da Maniaci d’Amore e diretto collettivamente, è tagliente, spesso esilarante, ma anche profondo, lo scavo interiore è forte così come la parodia dei luoghi comuni: chi ha una formazione psicoterapeutica apprezzerà molto la presa in giro della distorsioni alla moda che appaiono sui social di tematiche fin troppo complesse. Nessuna tematica è invece troppo complessa per chi sa scrivere e interpretare uno spettacolo riuscito come questo. Finale con musiche afrobeat a cura di Damonji. La tredicesima edizione di Terreni Creativi continua fino a domenica con un ricchissimo programma.

*Foto di Luca Del Pia cortesia di Kronoteatro