Genova, prevenzione e cura dell’Ictus

I risultati dello studio P.R.E.S.T.O., la campagna di informazione su prevenzione e cura dell’Ictus condotta dall’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale A.L.I.Ce. Liguria Onlus nell’area metropolitana genovese

Mente e cervello

Genova | In Liguria sono 4.500 i nuovi casi di ictus cerebrale ogni anno: è quindi necessario aumentare la consapevolezza della popolazione sui sintomi e sull’urgenza di recarsi, tramite il 112, nei Centri dedicati per favorire un intervento tempestivo. La più importante variabile che può determinare l’esito della terapia dopo un ictus ischemico è, infatti, rappresentata dal tempo tra l’esordio clinico e l’intervento medico (Onset to door).

Le linee guida americane, europee e italiane raccomandano l’implementazione di “Public Education Program on Stroke”, di quei progetti educazionali, cioè, rivolti a migliorare la consapevolezza dei sintomi dell’ictus e la necessità che la popolazione si rivolga al Numero Unico dell’Emergenza (in Liguria il 112) in caso di sospetto. La risposta immediata ai sintomi dell’ictus da parte di una vittima di ictus o di uno spettatore è il primo e più critico passo per diminuire i tempi tra l’insorgenza e il trattamento e, di conseguenza, per poter avere trattamenti efficaci per l’ictus acuto. 

Per aumentare la consapevolezza dell’ictus nella popolazione sono state realizzate in tutto il mondo diverse campagne, ma il loro impatto non è chiaro. A causa degli studi metodologici divergenti è difficile confrontare l’efficacia di tutte le campagne esplorate: questo ha senz’altro stimolato la ‘nostra curiosità’ e abbiamo voluto valutare la situazione ligure e genovese, primi nel nostro Paese.

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A presentare i risultati dello studio è stato oggi Massimo Del Sette, direttore della struttura complessa di Neurologia dell’EO ospedali Galliera, Presidente di A.L.I.Ce. Liguria Onlus e vice Presidente della Società Italiana Neurologia SIN. Al suo fianco la vicepresidente e assessore regionale alla Sanità Sonia Viale e il Direttore di Alisa Walter Locatelli. Presenti anche il Presidente di Fondazione CARIGE Paolo Momigliano e Nicoletta Reale, presidente nazionale dell’Associazione per La lotta all’Ictus Cerebrale A.L.I.Ce. Italia ODV e dell’Osservatorio Ictus Italia.

La campagna informativa regionale P.R.E.S.T.O (acronimo di Perdere forza, Riduzione vista, Esprimersi, Sorridere, Tempo, Ospedale), che si è conclusa il 31 maggio scorso, ha avuto la durata di 16 mesi e si è articolata in tre fasi: la prima ha avuto l’obiettivo di rilevare i tempi di accesso ai Pronto Soccorso e alle Neurologie dell’area metropolitana; la seconda fase (terminata il 31 gennaio 2019), prevedeva la diffusione di messaggi sui sintomi dell’ictus, attraverso vie istituzionali, organi di stampa, Tv, radio, web ecc.su tutto il territorio regionale; nella terza fase, tra il 1 febbraio e il 31 maggio 2019, è stato effettuato il secondo rilievo dei tempi di accesso ai Pronto Soccorso e alle Neurologie della medesima area metropolitana genovese per valutare le differenze nei tempi di accesso e negli effetti delle terapie dell’ictus ischemico, confrontando i due periodi pre-campagna e post-campagna.

Il 31 maggio si è conclusa anche la raccolta dati per verificare l’impatto della campagna educazionale nel migliorare i tempi di cura.

Durante tutte e tre le fasi è proseguita la raccolta dati del Sistema di Sorveglianza “Passi”, già in atto in tutte le Asl liguri, che si giova del supporto e dell’assistenza di un coordinamento centrale, a cura dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). La sorveglianza Passi si caratterizza come una sorveglianza in sanità pubblica che raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione. I dati del 2019 saranno disponibili dalla primavera 2020.

Terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, prima di invalidità e seconda di demenza, l’ictus cerebrale è una patologia grave e disabilitante che in Italia colpisce circa 150.000 persone ogni anno.

RISULTATI DELLA CAMPAGNA. Nel periodo compreso tra il 1 febbraio 2018 e il 31 maggio 2019 è stato analizzato un campione di 1283 soggetti, di cui il 53% sono uomini e il 47% donne. L’età media è più elevata nella popolazione femminile, con una mediana di 80 anni nelle donne e di 75 anni negli uomini. Le donne, inoltre, presentavano mediamente un ictus di gravità maggiore rispetto agli uomini e sono state sottoposte meno frequentemente a trombolisi.

Significativa la differenza nel tempo “Onset to door” tra chi è giunto in PS chiamando il 112 (in media 111 minuti) rispetto ai soggetti auto presentatisi con altri mezzi (in media 203 minuti, circa il doppio). Interessante osservare anche che nei 3 Ospedali cittadini (Policlinico San Martino, Azienda Ospedaliera Villa Scassi, Ente Ospedaliero Ospedali Galliera) con reparti dedicati alla cura della fase acuta, il 74% dei soggetti con sospetto ictus giunge con l’utilizzo del NUE (Numero Unico Emergenza 112) e soprattutto l’arrivo con il 112 riduce significativamente i tempi di intervento e facilita enormemente l’accesso a trombolisi/trombectomia.

Il confronto tra i tempi dall’esordio e la ‘porta dell’ospedale’, prima durante e dopo campagna, ha dimostrato un trend di riduzione, in media di 37 minuti. In conclusione, il significativo aumento del numero assoluto di soggetti con ictus ammessi precocemente (entro 24 ore) negli ospedali cittadini è particolarmente suggestivo nel dimostrare l’efficacia della campagna P.R.E.S.T.O.La riduzione del tempo tra esordio e ingresso in ospedale, anche se statisticamente non significativa, dimostra che lo sforzo educazionale si è dimostrato di successo, ma deve essere proseguito e focalizzato, probabilmente anche con mezzi comunicativi che devono più diffusamente penetrare nella cultura cittadina.

“È importante – afferma la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale – diffondere la conoscenza dei sintomi dell’ictus: più noi e chi ci circonda siamo in grado di riconoscere i segnali sospetti, più celere sarà il soccorso e quindi l’intervento dei medici, che potranno avviare il percorso terapeutico e assistenziale più idoneo. Il messaggio fondamentale è che le persone non devono auto presentarsi in ospedale, raggiungendo il pronto soccorso con i propri mezzi: in queste situazioni occorre chiamare l’112 e farsi trasportare in ospedale dall’automedica. Questo è essenziale per guadagnare tempo prezioso: come dimostrano i risultati della campagna, i tempi di arrivo in pronto soccorso sono dimezzati in caso di chiamata all’112 e intervento dell’automedica rispetto ai casi di autopresentazione. La nostra rete dell’emergenza urgenza garantisce l’arrivo sul posto in modo tempestivo attraverso l’112 e il 118 che è un fiore all’occhiello del sistema sanitario ligure. Siamo orgogliosi – conclude – che questo studio, il primo nel suo genere in Italia, sia stato realizzato dall’associazione nazionale Alice che ha sede in Liguria”.

“I soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 800.000, ma il fenomeno è in costante crescita, considerando che oggi si vive più a lungo e che l’Italia è tra i paesi europei con speranza di vita più elevata – spiega Nicoletta Reale – Fondamentale per la prevenzione è la adeguata consapevolezza da parte dei cittadini dei fattori di rischio che da soli o, ancora di più, in combinazione tra di loro aumentano la possibilità di incorrere in un ictus: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo ed alcune anomalie cardiache e vascolari. Le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica) possono evitare del tutto o migliorare spesso in modo sorprendente questi esiti, ma la loro applicazione rimane a tutt’oggi molto limitata per una serie di motivi, tra i quali il ritardo con cui il paziente arriva in ospedale, il ritardo intra-ospedaliero e la mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate”.

“La Liguria – dichiara Massimo Del Sette – compare già al primo posto in Italia per numero di trattamenti effettuati nell’ictus ischemico, rapportato alla popolazione. Ma solo il 50% dei pazienti che potrebbero essere trattati viene in effetti sottoposto alle terapie di ricanalizzazione arteriosa: questo avviene nonostante il fatto che le attuali linee guida non prevedano più limiti legati all’età (anche ultra-novantenni possono essere trattati) o alla gravità (anche ictus molto lievi o molto gravi sono potenziali candidati alla terapia trombolitica). Causa principale è l’arrivo tardivo dei pazienti agli Ospedali attrezzati per le terapie dell’ictus ischemico”.

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