Enpa: non “rapite” i cuccioli di capriolo, daino o lepre, è un reato e una inutile crudeltà

Savona / Albenga. Appello della Protezione Animali savonese: “In questa stagione mamma capriolo (ma anche mamma daino e lepre) comincia a “parcheggiare” il suo piccolo, nato da poco, nei prati dell’entroterra in mezzo all’erba ed agli arbusti; mentre lei si allontanerà per mangiare lui, favorito dal mantello mimetico e senza alcun odore, starà immobile in attesa del suo ritorno. Se nelle vostre passeggiate primaverili intravvedete un cucciolo di capriolo, daino o lepre nell’erba, non avvicinatevi, non toccatelo e, soprattutto, non portatelo via nell’errata convinzione che sia abbandonato, perché non è vero; se proprio avete qualche dubbio telefonateci e vi daremo tutte le informazioni ed istruzioni su come comportarvi.”

“Prelevare un cucciolo di capriolo, daino o lepre – prosegue l’Enpa – è non solo una violazione della legge a loro tutela ma vuol dire condannarlo ad una vita di prigionia e spesso ad una morte precoce, perché perde gli anticorpi ed il bagaglio di informazioni e comportamenti essenziali alla sopravvivenza in natura che solo la madre può dargli; e affidato ad una struttura di recupero, malgrado ogni cautela nell’allattamento artificiale e nella custodia, difficilmente riesce a diventare autosufficiente ed indipendente per essere poi rimesso in libertà. Ma vi sono anche giovani di altre specie selvatiche che sembrano abbandonati dai genitori e non lo sono; sono i piccoli di gabbiano, merlo e cornacchia, che scendono curiosissimi dai nidi prima ancora di saper volare ed i genitori li accudiscono a terra portando loro da mangiare e proteggendoli come possono; eguale comportamento avventuroso hanno spesso i piccoli di cinghiale; se quindi gli animaletti non sono feriti e si trovano in un ambiente naturale, occorre non toccarli e lasciarli dove si trovano; se il caprioletto o il leprotto è ai margini di una strada, basterà sporcarsi le mani con della terra, strappare fasci d’erba da usare come guanti, prelevarlo e spostarlo a poche decine di metri nel bosco; diversa è la situazione se si trovano merli e cornacchie – accade sempre più spesso – in zone urbane con il pericolo di essere vittime del traffico o di cani e gatti; ma solo dopo aver accertato l’effettivo pericolo, si possono recuperare o meglio, se esistono, metterli al riparo sotto vicine siepi in attesa dei genitori”.

In tutti i casi è meglio consultarsi con chi è più esperto: “l’Enpa di Savona, che soccorre uccelli e piccoli mammiferi selvatici – eccetto gli ungulati – su autorizzazione della Regione Liguria, mette a disposizione un numero di cellulare (345 635 0596), assolutamente riservato agli animali selvatici, tutti i giorni dalle 9 alle 19. In caso di ritrovamento di ungulato ferito (daino, capriolo e cinghiale) invece occorre telefonare al 112 e farsi mettere in contatto con l’Ambito territoriale di caccia di zona per il recupero. La Protezione Animali ricorda infine che il prelievo non autorizzato di fauna selvatica (ma anche il solo possesso) è un illecito penale sanzionato con un’ammenda sino a 1.500 euro di competenza del tribunale”.

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