Fionda di Legno 2019, ovazione per Don Ciotti

di Alfredo Sgarlato Albenga. La dodicesima edizione della Fionda di Legno, premio assegnato a chi tira buone fiondate, quest’anno ha avuto un protagonista quanto mai azzeccato: Don Luigi Ciotti, un uomo che ha dedicato la vita intera al riscatto degli ultimi e alla lotta alla mafia, valori che dovrebbero fondare un paese civile e invece sono patrimonio di pochi. Il pubblico che ha gremito il Teatro Ambra ha condiviso la scelta dei Fieui di caruggi, tributando scroscianti applausi a Don Ciotti fin dal suo ingresso in sala e la standing ovation al suo apparire sul palco.


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La serata, presentata da Mario Mesiano, ha un preludio musicale, con la presenza di Massimo Schiavon e Fabio Tessiore, e poi dei Gente de Ma’, che hanno omaggiato il trentesimo compleanno dei Fieui di Caruggi, ideatori e organizzatori della manifestazione, mentre sullo schermo prendono vita in diretta i disegni di Mauro Moretti. Quindi ecco il momento di Don Ciotti: appare stanco, il giorno prima era a Padova, per una giornata dell‘Associazione Libera da lui fondata, che ha visto sfilare per le strade di molte città, tra cui Albenga, migliaia di giovani. Domani sarà a Palermo; e così incessantemente per tutto l’anno. Ma non appena inizia a raccontare, intervistato da Gino Rapa e Antonio Ricci, la sua energia straborda e coinvolge tutta la platea.

Si parte dalla sua infanzia, quando figlio di operai immigrati da Pieve di Cadore a Torino, scoprì cosa vuol dire essere discriminato, e imparò che ai soprusi si deve reagire, ovviamente mai con la violenza, e lo ripete stigmatizzando le parole sempre più violente che oggi sono pronunciate troppo spesso. Gli incontri che lo hanno formato: certamente il cardinale Pellegrino, il giudice Falcone, Papa Francesco, ma ancora di più la vedova di Antonio Montinaro, agente della scorta di Falcone, o un barbone che leggeva su una panchina. E poi Don Gallo, altro sacerdote fiondatore al servizio degli ultimi.

Nel suo narrare Don Ciotti sa essere commovente, ma anche autoironico come i grandi uomini sanno essere; i temi che tratta spaziano dalla mafia, alla lotta alla droga, al cambiamento climatico allo sfruttamento delle risorse dell’Africa da parte dell’Occidente, e nel farlo continua a tirare buone fiondate contro i potenti indifferenti ai problemi, ma senza fare la cassandra, anzi, lanciando un messaggio di speranza. Una Fionda assolutamente meritata, una scelta coraggiosa e controcorrente, a un grande uomo che lotta lui sì veramente, e rischiando la vita, per il bene del nostro paese.

Prima della consegna del premio un altro gradevole momento musicale, con il Coro Popolare della Maddalena, diretto dalle incantevoli Giua e Flavia Barbacetto, un gruppo di persone di tutti i sessi le età e le estrazioni sociali, provenienti dal quartiere più caratteristico e composito di Genova, che hanno deciso di trovarsi a cantare insieme per eliminare le differenze. Eseguono “Sinàn Capudàn Pascià” di De André e il tradizionale messicano “Cielito lindo”. Un bel finale per una serata emozionante.

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