Convention dell’estrema destra: dibattito in Consiglio regionale

Dibattito oggi in Consiglio regionale in merito alla convention dei militanti e ideologi di associazioni politiche di estrema destra italiane e europee che si sono dati appuntamento a Genova per l’11 febbraio.

Giovanni Lunardon (Pd) ha detto che nessuno mette in discussione la libertà di pensiero, che deve essere però esercitata nel rispetto di quanto previsto dalla Carta Costituzionale. E – ha aggiunto – l’apologia di fascismo è un preciso limite. Ha quindi invocato fermezza da parte del Consiglio regionale nel prendere le distanze  da quel convegno: «Vogliano  – ha detto – esprimere chiaramente con un ordine del giorno la  contrarietà di questo consesso rispetto al convegno, in nome e nel rispetto della Carta Costituzionale, dei valori della nostra democrazia  e nella memoria di quanti e sono tanti caduti per difendere la libertà».

Alice Salvatore (Movimento 5 Stelle)  ha espresso «l’urgenza di prendere una posizione politica» in un momento così delicato. Ha quindi parlato di un “affronto” alla cittadinanza da parte dell’ultradestra in una data così ravvicinata rispetto alla giornata della Memoria. Salvatore ha rimarcato che fascismo e democrazia sono agli antipodi e non si può tollerare che ci siano manifestazioni che minano il sistema democratico. «L’Assemblea legislativa  – ha ribadito – deve opporsi con tutte le sue forze».

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Valter Ferrando (Pd) ha ribadito che, secondo l’idea volteriana, bisogna avere rispetto delle idee altrui ma – ha puntualizzato – ci sono dei limiti e nel caso del convegno, a suo avviso, sono stati superati fino ad arrivare all’apologia del fascismo. Dopo aver ricordatola la decisa presa di posizione di Genova contro il congresso del Movimento sociale nel 1960, Ferrando ha aggiunto che anche in questo caso «Genova saprà reagire, come è solita fare» e ha rimarcato la necessità di un documento politico contrario allo svolgimento del convegno da parte dell’Assemblea legislativa.

Francesco Battistini (Movimento 5 Stelle) ha spiegato che è necessaria «una netta presa di posizione contro manifestazioni come questa: ne va della democrazia, dell’onore della nostra storia». Parlando degli organizzatori del convegno in questione, ha ribadito: «Quei gruppi si pongono del tutto fuori dall’arco costituzionale». Il consigliere ha concluso che in questo caso non si tratta di libertà di espressione e di ordine pubblico ma di rispetto della legalità.

Luca Garabildi (Pd) ha affermato che il convegno rappresenta «una provocazione ed un’offesa a Genova e alla Liguria». Ha sottolineato che a suo avviso Genova non è stata scelta a caso, ma proprio in virtù della sua coraggiosa storia di lotta partigiana e antifascista e ha concluso: «Chiediamo una condanna politica e che la Regione sia dalla parte della legalità» e ha invocato un documento unitario.

Gianni Pastorino (Rete a Sinistra) ha dichiarato che se, alla fine il convegno si farà, lui sarà in prima fila per impedirlo. Ha infatti ribadito, tra l’altro, che l’iniziativa è incompatibile con la democrazia e con la Carta Costituzionale.  Secondo il consigliere gli organizzatori del convegno sono «distanti anni luce da noi ed hanno idee non compatibili con questa sala, con questo Consiglio». Secondo Pastorino questi rimangono fuori dal perimetro  delle regole condivise, non lasciano  spazio alla dialettica  politica ed odiano profondamente il sistema di democrazia rappresentativa.

Marco De Ferrari (Movimento 5 Stelle) ha detto che «la Regione deve schierarsi dalla parte della nostra Costituzione, della democrazia» con una «una presa di posizione chiara e decisa contro una manifestazione del genere, che va in direzione contraria rispetto a ciò che è bene comune». E ha ricordato che per la nostra Costituzione l’apologia di fascismo è reato.

Sergio Rossetti (Pd) ha evidenziato che gli organizzatori del convegno hanno indicato la data, ma non il luogo dove dovrebbe svolgersi l’iniziativa e questo,  a suo avviso, è molto grave e fa temere provocazioni. Rossetti ha ribadito che le associazioni che non hanno mai condannato il regime fascista non possono riunirsi e fare manifestazioni nel nostro territorio auspicando la necessità di un ordine del giorno, «senza il timore di essere forti e netti come lo era Pertini».

Raffaella Paita (Pd)  ha chiesto che il Consiglio assuma «un posizione politica» e ha ribadito che i pensieri volterriani sono sacrosanti, ma nell’ambito  di principi democratici. Al contrario  – ha rimarcato –   il convegno è organizzato da persone che in maniera esplicita hanno fatto un richiamo all’apologia fascista. Paita ha, tra l’altro, detto che condannare quest’evento significa fare quello che avrebbero fatto «padri e madri», ricordando il passato antifascista di Genova e della Liguria.

Andrea Melis (Movimento 5 Stelle) ha insistito sulla necessità di un ordine del giorno  per ripristinare e porre l’accento su valori ai quali non si può derogare e ha spiegato che in questo caso parlando  di libertà di espressione per legittimare il convegno si corre il rischio di  «truffare semanticamente le persone», come sarebbe già avvenuto nel corso della storia.

Alessandro Piana (Lega Nord Liguria-Salvini) ha sottolineato che la maggioranza non si è sottratta al dibattito chiesto dai gruppi di minoranza, anche se non era all’ordine del giorno, e ha ricordato la propria sensibilità e il suo impegno istituzionale sui temi della Resistenza sottolineando l’orientamento antifascista della sua famiglia, ma ha aggiunto: «La libertà di esprimere la propria opinione spetta a tutti». Rispetto alla manifestazione dell’estrema destra ha puntualizzato: «Spetta ad altri dire se la manifestazione si può fare o meno e dovrà essere stabilito se è pericolosa per l’incolumità pubblica».

Angelo Vaccarezza (FI) ha sottolineato di avere scelto nella conferenza dei capigruppo la via del dibattito per arrivare ad un ordine del giorno condiviso «perché era difficile, prima di un confronto in aula, racchiudere tutte la complessità delle cose che ci siamo detti in un documento comune» ma ha criticato il Pd, che aveva già stilato autonomamente il testo di un ordine del giorno. Vaccarezza ha, quindi, spiegato: «Io rispetto tutti i valori, mentre ho sempre condannato tutti gli “ismi” del secolo scorso perché hanno portato rivolte, rabbia e i gulag. Quindi, quando vogliamo discutere di valori – ha spiegato rivolgendosi alla minoranza – chiedo a Pd e al Mov5Stelle di avere più coraggio e di andare oltre, verso tutti i valori in cui questo Consiglio si deve ritrovare». Se il Consiglio non trovasse un’intesa su un documento Vaccarezza ha fatto un invito: «Se vogliamo fare un ragionamento solo politico smettiamola – ha concluso – di dare patenti perché non c’è uno che ha ragione e uno torto».

Il presidente della Giunta Giovanni Toti, per distinguere ruolo politico e istituzionale, ha ricordato che Sandro Pertini, leader della Resistenza, quando fu eletto presidente della Repubblica, durante la crisi di governo ascoltò, come era nel suo ruolo, anche i parlamentari del Msi. Toti ha sottolineato: «Il fulcro della Resistenza è stato quello di darci un insieme di regole che ci permette di esprimere opinioni diverse senza che diventino prevaricanti».
Toti ha ribadito il ruolo del Consiglio regionale «a cui riconosco la possibilità di esprimere le idee di tutti, purché all’interno delle regole che sono il vero valore che si è dato il nostro paese». Secondo Toti, quindi, all’interno dell’Assemblea «ognuno ha diritto, come esponente politico, di esprimere la propria opinione, mi spaventa allora quando un’Assemblea, anche elettiva, decide cosa è legittimo fare in un posto e cosa non lo è». Secondo il presidente, la sola domanda legittima che può porsi l’Assemblea sotto il profilo istituzionale è «se la manifestazione è legale o illegale, sotto il profilo delle regole della repubblica italiana. E, nel caso non lo fosse – ha aggiunto – in qualità di presidente della giunta sarei pronto a recarmi dal procuratore della Repubblica per chiedere di intervenire per impedirla».
Toti ha puntualizzato: «Come cittadino ritengo che quanto verrà detto in quella manifestazione mi troverà molto lontano, come politico ritengo che quella manifestazione non alberghi certamente nella parte politica che mi sento di rappresentare e non credo ci siano punti di contatto, come libero pensatore potrei esprimere tutto biasimo e disprezzo, perché si può anche disprezzare un’idea politica rispetto a quello che verrà detto lì, come presidente della Regione – ha concluso – se in quella manifestazione ci sarà l’ombra di un reato che potrebbe essere di opinione, di apologia o altro, chiederò che sia perseguito con la massima durezza».

Poiché al termine del dibattito non è stato elaborato un ordine del giorno condiviso da tutti i gruppi, la votazione dei due ordini del giorno proposti sono stai inseriti nella programmazione dei lavori.